giovedì 29 novembre 2007

E a un certo punto l'ho fatto.
Ho iniziato a leggere Oriana Fallaci.
su consiglio di Paolo, per la verita'.
Ottimo consiglio, del resto.

A pagina 109 de "un uomo" (la storia vera del ribelle greco Panagoulis, nonche' compagno della Fallaci, imprigionato e torturato per quattro anni dalla Giunta militare) dice:

"...il vero eroe non si arrende mai, [...] a distinguerlo dagli altri non e' il gran gesto iniziale o la fierezza con cui affronta le torture e la morte, ma la costanza con cui si ripete, la pazienza con cui subisce e reagisce, l'orgoglio con cui nasconde le sue sofferenze e le ributta in faccia a chi gliele impone. Non rassegnarsi e' il suo segreto, non considerarsi vittima, non mostrare agli altri tristezza o disperazione. E, all'occorrenza, ricorrere all'arma dell'ironia e della beffa: ovvie alleate di un uomo in catene."

Dal momento che ho sempre pensato che se un uomo non desidera diventare un eroe o un santo ha davvero poche ambizioni, questo libro mi sta facendo riflettere.
Mi fa riflettere soprattutto il fatto ce l'eroismo risieda in un'azione ostinata e continua piuttosto che nell'eclatanza del gesto eccezionale. O, meglio ancora, e' un'eccezionalita' elevata a norma quotidiana. Mica semplice.

A questo proprosito, avevo sottolineato un altro pezzo:

"L'abitudine e' la piu' infame delle malattie perche' ci fa accettare qualsiasi disgrazia, qualsiasi dolore, qualsiasi morte. Per abitudine si vive accanto a persone odiose, si impara a portare le catene, a subire ingiustizie, a soffrire, ci si rassegna al dolore, alla solitudine, a tutto. L'abitudine e' il piu' spietato dei veleni perche' entra in noi lentamente, silenziosamente, cresce a poco a poco nutrendosi della nostra inconsapevolezza, e quando scopriamo di averla addosso ogni fibra di noi s'e' adeguata, ogni gesto s'e' condizionato, non esiste piu' medicina che possa guarirci."

Molto semplice.
E molto difficile.

2 commenti:

lafranzine ha detto...

sagge considerazioni davvero. Io pero' l'ho sempre sostenuto... del resto questa e' una visione tipicamente attinente alla sfera del femmineo (ma sarebbe troppo lunga). Sperando che tu ci stia riflettendo davvero e non la stia trattando come la solita questione assolutistica che ti affascina perche' esotica.

Fantozzi ha detto...

"L'abitudine e' la piu' infame delle malattie perche' ci fa accettare qualsiasi disgrazia, qualsiasi dolore, qualsiasi morte..."
Davvero notevole! Bisognerebbe dirlo al Papa così perde il lavoro!!!!