mercoledì 9 gennaio 2008

Alle armi! il mondo è in rumenta!

So di essere un pessimo blogger...o meglio so di non essere un blogger. Mi giungono gli echi dei Tg italiani e trovo conferma sull'unico canale (anche) politico che reputo di valore (meltingminds). Quindi scrivo, di fretta e un po' distratto, le mie riflessioni sull'emergenza italiana. Complimenti a tutti per gli splendidi post. (Fede: i nostri soldi sono nella tratta dei giovani indiani, forza MeinKampf!)


La mia casa indiana è circondata da spazzatura. Bombay è invasa dalla spazzatura. Anzi l'India intera è ricoperta di rifiuti organici e non...Scusate. Ultima correzione: tutte le zone urbane del sud del mondo, qualche miliardo di anime, sono spazzatura.
Eppure non ci sono rivolte, le strade non bruciano, animali e uomini rovistano instancabili in cerca di viveri o materiale utile per costruire un rifugio. La tv indiana non ne parla, l'esercito non si mobilita, la polizia non viene assaltata, gli ambientalisti hanno questioni più urgenti di cui occuparsi...nessun microfono acceso per la monnezza indiana!

L'India è un paese in forte sviluppo, ci sono moltissimi soldi e opportunità, ci sono pensatori eccezionali, scrittori e giornalisti, ci sono film e tv in ogni baracca collegata abusivamente alla linea elettrica, c'è un parlamento...In India ci sono anche 350 milioni di lavoratori con un inglese fluente e il 70 % della popolazione ha meno di 35 anni (qualcosa come 7/800 milioni di persone), 200 milioni di giovani tra i 15 e i 24 anni - noi, trapiantati qui, saremmo già tutti vecchi!

E se a questa gente adesso toccasse un po' di benessere diffuso? Se fosse il loro turno per fare i moralisti e vestire Prada? Se fosse chiesto a loro di fare ancora uno sforzo per quei disgraziati del nord del mondo e mandargli un 1 € con un sms?
E se a noi toccasse di marcire nella spazzatura come avviene a Napoli? Non per un mese ma per qualche secolo. Non di marcire ma di imparare a starci. Con un sorriso magari. A guardarci senza disprezzo anche qualora ci manchi una macchina o una casa decorosa?
...

Beh, io non ci troverei niente di male. Anzi dato che penso il mondo come un insieme di vite e la gran parte delle vite è qui al sud...beh, io me lo auguro. Lo auguro almeno a tutti quelli che oggi non riescono a guardare un cm più in là di dove arrivano i reporter del TG5 in cerca di soldi facili. Lo auguro a noi perchè pur potendo, fino ad oggi, abbiam gettato al vento le opportunità di dare a tutti qualcosa.


Sia chiaro che non ce l'ho con Napoli o con Paolo che giustamente muove il culo (o il cervello) per la sua città. E' solo che questa vicenda mi vede completamente indifferente. Tutta Napoli conta come un pezzettino di Bombay, e qui è pieno di gente (foto) che ci vive nella spazzatura e ci alleva i figli. Ed io, forse proprio come Paolo, sono stanco, stufo marcio, di essere tra quelli che non fanno un cazzo per gli altri, tra i sordomuti del benessere.

5 commenti:

Federico ha detto...

Altissimu, onnipotente bon Signore,
Tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.
Ad Te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.

Laudato sie, mi' Signore cum tucte le Tue creature,
spetialmente messor lo frate Sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significatione.

Laudato si', mi Signore, per sora Luna e le stelle:
in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.

Laudato si', mi' Signore, per frate Vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento.

Laudato si', mi Signore, per sor'Acqua.
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

Laudato si', mi Signore, per frate Focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

Laudato si', mi Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fior et herba.

Laudato si', mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore
et sostengono infrmitate et tribulatione.

Beati quelli ke 'l sosterranno in pace,
ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.

Laudato s' mi Signore, per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no 'l farrà male.

Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.


Frate Francesco da Assisi

lafranzine ha detto...

Mi inchino dinnanzi a voi, o magnifico

paulmoss ha detto...

Non lo so, Dario. non lo so. Sono perplesso.
Eppure quello che tu scrivi l'ho ritrovato in tanti ragazzi con i quali ho parlato, in Messico, e che vorrei tanto fare a fette (in senso figurato, ovviamente) per capire cosa ci succede, cosa scatta nella nostra testa quando ci allontaniamo dal "nido" dove siamo stati allevati..

Mi verrebbero da dire tante cose, ma in ordine sparso:

Stai attento ai sorrisi. E' la cosa più facile e rischiosa,per noi occidentali, attribuire a un sorriso una maggiore capacità di sopportazione, uno stoicismo innato, negli altri popoli. Specie in quelli che soffrono senza "darlo a vedere". Non confondere sopportazione con assuefazione. Io non so cosa sia quella che tu hai visto, ma io combatto l'assuefazione: quella che fa dire ai turisti inglesi nel Sud (come te in India, il rapporto è lo stesso): "che simpatici i meridionali sempre sorridenti". Certo, sorridenti mentre mille tentacoli li stanno strangolando...

Non dimenticare com'era l'Italia prima di conoscere il boom economico: eravamo anche noi un paese più sorridente, pacifico, forse tollerante.
Io li ho visti gli indiani in Erasmus, gli stagisti sparsi per l'europa dalla pelle color carta da pacchi: ti assicuro che non ho visto differenze tra loro e i giovani americani, australiani, inglesi che approfittano di queste esperienze esistenziali per infarcirle di misticismo drogato, frenesie scopatorie, esibizione della ricchezza..Eppure è su questa minoranza privilegiata, su questi indiani occidentalizzati, che si basa tutta il nostro provincialissimo senso di inferiorità..

Non dubito che il futuro sia dell'India, ma vorrei che parlassi anche delle gravissime disparità economiche, delle guerre che infiammano ancora quel Paese, del fatto che Richard Gere per poco non lo linciavano per aver baciato sulla guancia una loro attrice-mignotta nazionale. E dei morti per malattia, disastri naturali e civili che fanno ancora meno notizia della monnezza sotto casa tua.
Non vorrei sembrare polemico, ma credi davvero che gli indiani silenzioni non farebbero cambio col nostro sviluppo nevrotico? E poi, noi stessi, come facciamo a parlare di "sordomuti del benessere", quando il fatto stesso che ci troviamo in India, in Messico, in Inghilterra è frutto del nostro essere privilegiati?

Dario,io credo che quella gente che scende in piazza contro i rifiuti tenga semplicemente alla propria salute, tutto qui, e che se potesse se ne starebbe senza dubbio in un paese più esotico e giovane, più speranzoso.

E' facile, troppo facile dire: "tutta napoli è un pezzettino di Bombay". Sarà anche uno spicchio di Bangalore, uno sputo di Shanghai, ma allora? Possiamo mai vagare da un isolotto all'altro del mondo, all'infito, eliminando i vecchi, indifferenti ai conflitti, alla cronaca, alle noiose questioni da Occidente crasso? Eternamente esuli senza una patria. Premesso che ognuno è libero di scegliere il proprio posto nel mondo (quel paraculo di Fabio Volo docet), a me sembra più che altro una fuga dalla realtà, dalle proprie radici. Radici che vorremmo eliminare a tutti i costi, ma che ci condizionano, inconsapevolmente, anche nei discorsi che facciamo.

Vorrei sapere anche il parere degli altri,

abbraccio tutti.

Federico ha detto...

sono d'accordo, con la visione di Paolo dell' "accetare il proprio terreno come il terreno di lotta" senza andare per forza in giro a cercarne altri. del resto le nostre realta' quotidiane sono abbastanza cariche di questioni spinose da afffrontare. Concordo anche sulla questione dei sorrisi.
Pero'...
Pero' capisco quello che vuole dire Dario (e per questo gli ho messo come commento il cantico delle creature di S.Francesco) e mi sembra un punto di vista molto interessante. Forse il caso di Napoli non era il piu' adatto per sollevare un paragone, ma certamente il confronto tra valori umani e valori materiali andrebbe fatto piu' spesso. Credo che il suo post possa essere interpretato secondo quest'ottica. E sono d'accrodo soprattutto perche' l'attenzione alle questioni "umane", la capacita' di mantenere una sana indifferenza rispetto alle problematiche tipiche dell'occidente (ricchezza, sovra-benessere, ossessione per l'acquisto, fobie igieniste etc...) e' quella che ci consente di crescere come uomini liberi e indipendenti. ci consente in generale di crescere. di vivere.
quando io parlo di ribellione e di riscossa, penso sempre che l'unica rivoluzione possibile parta da uomini che hanno saputo fare questo salto di cui parla dario. altrimenti....altrimenti anche la rivoluzione diventa una semplice propaggine del capitalismo.

p.s.: Paolo, ma ci "abbracci tutti" contemporaneamente? o uno a uno? e non ci baci? perche'?

silvia ha detto...

Forse per esprimere il mio pensiero dovrei fare un copia e incolla di quanto detto da Dario e Paolo, ma siccome verrebbe un post troppo lungo mi sforzerò di fare una sintesi.
Ho notato che la reazione e l’emozione di Dario sono simili a quelle avute da altre miei amici che sono andati per studio o lavoro in India: si sente che c’è voglia di crescere e crederci, credere di poter migliorare il proprio Paese, nonostante le differenze, le difficoltà, la rumenta… nonostante…
Mi sono chiesta invece cosa spinge noi italiani a piangerci addosso, a lamentarci che il Paese fa schifo e non c’è futuro, che (ricordi Paolo?) un’aurea di acciaio ci schiaccia… e a non riuscire ad andare avanti, con l’idea che le uniche possibilità siano o la fuga o l’assimilazione a un sistema che non amiamo.
Dopo la guerra tutto era distrutto l’Italia era un’India in scala ridotta tra macerie e rifiuti, e ce l’ha fatta; oggi, siamo nella situazione ma sembra che non ci sia più voglia e possibilità di ricostruire.
Perché, cosa è cambiato?
Forse la religione indù aiuta gli indiani nell’accettazione e nella volontà di migliorarsi, per reincarnarsi in un aquila, in un leone o in un riccone di Beverly Hills… forse la perdita di spiritualità è quello che ci ha cambiato e spinge ora come ora tante gente a cercare misticismi alternativi (la storia ce lo insegna, avvenne lo stesso nell’impero romano o prima di allora in quello dei Tolomei per fare solo degli esempi).
O forse, manca un atmosfera positiva condivisa che possiamo creare anche noi (discorso molto frikkettone lo so, ma ci credo) abbandonando quell’atteggiamento un po’ infantile che ci spinge a ritenere il giocattolo del vicino sempre migliore senza accorgerci che, se al nostro pupazzo mancava una gamba, al suo manca un braccio.
Difetti ce ne sono ovunque, il peggior problema in Italia è che i giovani hanno smesso di credere nella possibilità di determinare il proprio futuro, consapevoli che il futuro non è null’altro che noi stessi.
Emigrare ha un senso se non è una fuga, se non si va via perché l’Italia fa schifo ma perché il Paese in cui si va ci piace un casino (c’è una sottile differenza se ci pensate bene).
Forse, molto probabilmente, emigrerò anch’io, ma non senza aver tentato di costruire qualcosa qui per dimostrare agli altri ma soprattutto a me stessa che il Bel Paese può offrire ancora qualche fiore.
Credo che la nostra generazione farà una rivoluzione, non proprio come quella agognata da Fede, ma una più grandiosa: una rivoluzione copernicana del pensiero.
Nonostante la febbre sono ottimista, o forse grazie alla febbre. O meglio voglio essere ottimista, non posso pensare che sia tutto finito e che l’unica soluzione sia abbandonare le proprie radici come una calza vecchia.