sabato 31 maggio 2008

30 maggio 2008

Osservare il mondo con un amico


Sì l’ho fatto. Ho aperto la scatola dei ricordi, anzi, per la precisione ne ho aperte due: quella della mia adolescenza e quella della mia giovinezza (facciamola breve, quella dei miei vent’anni).

E badate non si tratta di scatole metaforiche, sono proprio due scatole belle grosse e di un cartone realissimo.

Dentro ci sono tantissimi bigliettini passati sotto i banchi di scuola, lettere più o meno calligrafiche, auguri di Natale, email e persino trascrizioni di sms. Un’enciclopedia della comunicazione.

E dentro la scatola (stavolta metaforicamente) ci sono un sacco di persone, amici e amori più o meno grandi, più o meno profondi. Tutte quelle persone sono entrate nella mia vita, molte ne sono uscite, molte altre sono rimaste, ma con diverso passaporto, e, durante il viavai del fuori e dentro la scatole, altre ancora sono entrate a far parte del gioco della mia esistenza senza entrare mai nella scatola. Devo anzi annotare con triste rammarico che, thanks cell phone, oggi ne entrano molte meno, nella scatola intendo.

Forse crescendo si decide che non serve più scrivere o che non serva più dirsi t.v.u.m.d.b.

Ora le simpatiche sigle adolescenziali ci fanno sorridere e canticchiare Elio e le Storie tese, ma quantomeno era un modo di dirsi qualcosa. Forse crescendo diventa tutto scontato, forse diventiamo così intelligenti che non serve più ricordare all’altro “che è il tuo migliore amico”, “che gli vuoi bene”, “che lo stai pensando”, “che è importante”. Forse crescendo diventa imbarazzante avere dei sentimenti. Un po’ tutto questo mi manca, lo so, sono nostalgica, ma stasera ho mandato un sacco di sms con su t.v.b.

Ora le cose sono cambiate, ora esporre i propri sentimenti vuol dire più che mai esporsi e risultare mosche bianche... si perde la voglia di comunicare e condividere. Vuol dire questo diventare adulti? Spegnere, soffocare, dimenticare, ingrigirsi. Non credo, non spero, se no, non voglio crescere o, meglio, voglio decrescere se possibile.


Forse si perde il coraggio e si decide che è troppo rischioso. Scoprirsi, denudare la propria anima diventa sempre più difficile quanto più facile diventa denudare il proprio corpo.

Non tutti vogliono aprirsi né tantomeno vogliono che tu la faccia con loro. Farlo, aprire l’impermeabile, vuol dire stuprarli e violentarli.


E allora, forse, diventerò il più grande maniaco in circolazione.

A RISCHIO DI SICUREZZA

Stupri e violenze su donne italiane e straniere.
Un buon pretesto,un alibi presto dimenticato?
Sia che il violento sia straniero o italiano
quale sicurezza per noi?
La Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate
Vi invita a discuterne:


Martedì 24 giugno 2008
dalle ore 17.30 alle 21.00
CAMERA DEL LAVORO DI MILANO – SALA BUOZZI
CORSO DI PORTA VITTORIA, 43


Rispondo qui a GAIA&FEDE dopo i commenti al mio post "Uomini contro la violenza dove siete?" appello di Marisa Guarneri:
Secondo me,entrambi avete ragione nel dire che la violenza non deve essere assolutamente fomentata dagli organi di comunicazione di massa, a nessun livello ci si può permettere di alimentare questa cultura che non riguarda solo le fasce sociali più basse ma anche e ovviamente quelle più alte e acculturate.
La violenza credo sia la massima espressione della frustrazione.Nasce in un determinato contesto familiare ed è per questo che le cause psicologiche e materiali di questa manifestazione di rabbia possono essere individuate e affrontate attraverso il dialogo.Credo che la violenza si possa curare,che non sia una malattia genetica,credo che ci voglia da una parte e dall'altra,violenti&violentati, comprensione e aiuto. Nella nostra società si apre un panorama variegato di fenomeni di violenza che rende inutile ogni tipo di generalizzazione.
Ho pubblicato questo post perchè so per fonti a me vicine quanto il CADM abbia investito energie per realizzare una rete di sostegno per le donne maltrattate consentendo loro di uscire da situazioni soffocanti. Sono d'accordo con Fede sulle frasi un po' sessiste.Anche a me non piace considerare l'uomo come un nemico da disprezzare,piuttosto come l'altra metà da interpellare per giungere ad una visione completa del problema 'violenza'. Quindi,alla luce dei numerosi stupri avvenuti a Milano e nel resto d'Italia,e all'ombra di quelli che rimangono impuniti e senza titoli sui giornali, desideravo conoscere l'opinione di qualche ragazzo perchè credo sia importante che anche l'uomo dica la sua!Forse,di fronte ad alcuni uomini che usano la violenza,sarebbero più ascoltati,più capiti.O forse è solo interessante capire cosa voi pensiate quando si dà notizia di stupri su donne e quali reazioni scattano dentro di voi.
E' semplicemente un invito al confronto.Solo desiderio di conoscervi un po' più a fondo.

Recinzioni - The "100 MOVIES I CAN'T LIVE WITHOUT" List

#62 - Chi ha incastrato Roger Rabbit?
(Who Framed Roger Rabbit)
Un film di Robert Zemeckis. Con Christopher Lloyd, Joanna Cassidy, Bob Hoskins, Frank Sinatra, Stubby Kaye, Betsy Brantle. Genere Fantastico, colore 103 minuti. - Produzione USA 1988.



I personaggi sono quattro: Eddie Valiant, l'investigatore privato; il coniglio Roger Rabbit; la tuttacurve Jessica, sua moglie, che ha la madornale anatomia di una vamp e il bieco, nerovestito Doom, magistrato implacabile che ha potere sui “Toons”. Il primo e l'ultimo sono umani; gli altri due sono Toons, personaggi disegnati. I due universi coesistono. Il livello tecnico è eccezionale, senza il minimo scarto dell'impressione di realtà. Altrettanto ammirevole è la ricchezza delle citazioni, delle trovate comiche, ma presto ci si accorge che procede per accumulazione, non per sviluppo narrativo. 3 indiscutibili Oscar tecnici (montaggio, effetti speciali visivi e sonori). Il cortometraggio di apertura in stile Warner Bros degli anni '50 è una meraviglia.

Human Landscapes


ciao picciotti e picciotte,
scrivo qui un paio di cose in risposta ad alcuni (benedetti e benvenuti) commenti che mi sono arrivati per gli ultimi racconti.
In particolare per te, Filo, che mi avevi lasciato un paio di domande in sospeso riguardo JR.

Vorrei spiegare perché - nonostante possa essere meglio per il "lettore" - non approfondisco il lato "psicologico" dei miei personaggi e mi limito a descriverne soltanto le azioni e l'ambiente. Ok, lo so che suona terribilmente noioso e autoreferenziale, ma, se avrete la curiosità di leggere le prossime righe, forse avrete modo di ricredervi...
Non preoccupatevi, non parlo solo di me. Parlo anche di voi.

Dunque...

Per chi è cresciuto a romanzi, preferibilmente quelli dei due secoli scorsi, capisco che l'assenza di spiegazioni del pensiero dei personaggi, di profonde introspezioni, o anche di semplici carrellate di flussi di coscienza, possa essere un po' spiazzante.
E però, dal momento che questo non è più il secolo scorso, temo che si debba proprio fare a meno..

Per muovermi, qui a Londra, io uso i mezzi pubblici. Ci impiego un tempo infinito, ma è il modo più economico di muoversi.. E così passo ore e ore in compagnia di un numero incredibile di esseri umani, persone che non rincontro e non incontrerò mai una seconda volta ma con cui divido spazi microscopici di interazione. Un'interazione in cui non ci sono parole, non ci sono sguardi (meno che mai), nè sorrisi nè alcun genere di trasparenze da cui possano filtrare i pensieri. Certo, è divertente ogni tanto provare a fare il rabdomante d storie e cesellare un'invenzione su una faccia particolarmente interessante... Ma, ugualmente, quella invenzione non sarà mai altro che una mia invenzione. Niente a che vedere con la realtà.

La realtà... La realtà è fatta di una sequenza di immagini rapide, senza commento sonoro, senza didascalie. La realtà non assomiglia nemmeno a un documentario, ma piuttosto si riflette come in uno specchio nei filmati delle telecamere a circuito chiuso. Il sonoro è annullato, il distacco è totale.
Io credo che, tra le varie forme di espressione visiva, i video delle telecamere di sorveglianza siano di gran lunga quella più contemporanea. La più simbolica della contemporaneità, la più ricca e la più onesta.
Io cerco di scrivere in questo modo.
Declino volentieri la tentazione di scrivere introspezioni della claustrofobia maniaco-depressiva di soggetti isolati (a dire il vero un tipo di scrittura altrettanto valida,onesta e contemporanea, ma insostenibile per la mia povera anima fragile :) ) e mi concentro sulle persone, sul paesaggio umano in cui trascorro le mie giornate.
Ed è proprio un "paesaggio umano" quello in cui cammino ogni giorno. Sembrano persone, camminano come persone, a volte parlano tra loro, ma....se fossero alberi, volpi o torrenti non farebbe alcuna vera differenza.
Sono solo immagini, che sfumano in sequenza accelerata lungo i nastri delle strade. E così sono io per loro.
Io li riporto come li vedo, senza nemmeno quel filo di nostalgia che - devo ammettere - nella vita vera a volte mi lascia un po' di tristezza.

E' per questo, Filo, che qando ho scritto JR (e altri racconti) non solo non sono sceso nella profondità dei loro pensieri ma, anzi, non ho nemmeno messo un aggettivo per descrivere le loro espressioni o i movimenti.
Quando cammino per strada, le espressioni e i movimenti delle persone non hanno in sè alcun aggettivo e non lasciano trasparire alcun pensiero. Non ne hanno nè la volontà nè il tempo. Nè io ho il tempo per accorgermene.
forse dovrei fermarmi, bloccare i passantie fargl domande. Oppure sforzarmi di comprendere ciò che si nasconde dietro le espressioni stereotipate..inventare..
Ma io non sono nè un testimone di geova della domenica mattina, nè un indovino..
Le strade sono piene di azioni/reazioni, riferimenti, citazioni, bisogni, risate, convenevoli, ipod.
Ma i pensieri, la psicologia e tutto quello che si agita nell'animo, per strada non cammina.
Sonnecchia nel profondo dei personaggi, lontano dagli occhi degli sconosciuti.
Forse, quando alla fine ritornano a casa, quando si infilano sotto le coperte o si spogliano nella doccia, forse allora esce allo scoperto.
Ma io non sono un guardone pervertito.
A dire la verità, caro Filo, io sono soltanto uno di loro.
Sono l'impiegato addetto alle telecamere di sorveglianza, senza l'animo feroce del poliziotto, con troppi nastri da visionare contemporaneamente e nemmeno il tempo per inventare un'empatia con quel milione di immagini.
Per questo scrivo così di loro. O di noi.

venerdì 30 maggio 2008

Serate di fine maggio


...E per fortuna ci sono i manichini a tenerci compagnia!

giovedì 29 maggio 2008

Perchè a Beatall quando si lavora, si lavora seriamente

TRENTO live dallo stand di lavoce.info

in piazza del duomo a trento risuona l'urlo selvaggio dei befolk "folkitall, fuckitall"
una caldo da ammazzar le zanzare sotto questo maledetto telone di plastica ma almeno un po' di buona musica!

I'm a bitch





I hate the world today/You're so good to me/I know but I can't change
tried to tell you but you look at me like maybe I'm an angel/underneath/innocent&sweet/Yesterday I cried
You must have been relieved to see the softer side
I can understand how you'd be so confused /I don't envy you
I'm a little bit of everything
all rolled into one
Chorus:
I'm a bitch, I'm a lover /I'm a child, I'm a mother /I'm a sinner, I'm a saint
I do not feel ashamed /I'm your health, I'm your dream /I'm nothing in between
You know you wouldn't want it any other way


So take me as I am

This may mean you'll have to be a stronger man
Rest assured that when I start to make you nervous /and I'm going to extremes
tomorrow I will change /and today won't mean a thing
Chorus
Just when you think you've got me figured out /the season's already changing
I think it's cool you do what you do /and don't try to save me
Chorus
I'm a bitch, I'm a tease /I'm a goddess on my knees /when you hurt, when you suffer
I'm your angel undercover /I've been numbed, I'm revived /can't say I'm not alive
You know I wouldn't want it any other way

Recinzioni - THE "100 MOVIES I CAN'T LIVE WITHOUT" LIST

#63 - Chinatown
Un film di Roman Polanski. Con Burt Young, Faye Dunaway, Jack Nicholson, John Huston, John Hillerman, Perry Lopez, Bruce Glover, Joe Mantell, Roy Jenson, Diane Ladd. Genere Giallo, colore 131 (122) minuti. - Produzione USA 1974.



A Los Angeles nel 1937 investigatore privato scopre, occupandosi di un caso banale, un omicidio collegato a un caso di corruzione pubblica e una terribile e scandalosa vicenda privata. È un film profondamente chandleriano senza Chandler, dunque foscamente romantico. Chandleriano è anche l'umorismo che ne sorregge il pathos nella descrizione di un mondo corrotto non solo politicamente in cui la presenza del male – incarnato dal vegliardo capitalista J. Huston – è ossessiva e sinuosa, mostruosamente ambigua. Pur senza abbandonarsi a esercizi di nostalgica archeologia, fece scuola nel campo della rivisitazione del cinema nero. 11 nomination (tra cui J. Nicholson e F. Dunaway) e Oscar per la sceneggiatura di Robert Towne. Seguito da Il grande inganno (1990) di J. Nicholson.

Recinzioni - THE "100 MOVIES I CAN'T LIVE WITHOUT" LIST

#64 - Conan il barbaro
(Conan the Barbarian)
Un film di John Milius. Con Max von Sydow, James Earl Jones, Sandahl Bergman, Arnold Schwarzenegger. Genere Avventura, colore 129 minuti. - Produzione USA 1982.



Ispirato ai racconti di Robert Ervin Howard degli anni '30, Conan il cimnero vive in un'era postatlantide (12 000 anni fa) chiamata Hyboriana e deve portare a termine una vendetta contro un re tiranno e malvagio. È uno spettacolone sfarzoso e violento che dosa sapientemente lo scatto avventuroso, la fantasia, i trucchi mirabolanti, i duelli, le scene di massa, le parentesi erotico-orgiastiche. Solenne, epico, tronfio. Alla sceneggiatura ha lavorato anche Oliver Stone.

mercoledì 28 maggio 2008

Recinzioni - GOMORRA (M. Garrone, 2008)

Opera autoriale in senso strettissimo, baciata dal suo tempo come la fatica letteraria da cui è tratta; film già divenuto culto prima ancora di uscire nelle sale (per le voci sul cast, per la colonna sonora, le implicazioni e il set); opera perfetta sotto quasi sotto ogni aspetto: verista ma non pauperista, pasoliniana ma non moraleggiante, violenta ma non compiaciuta. Se vogliamo è un affresco, bellissimo e agghiacciante, che riassume solo il contesto del libro, e non i suoi intrecci economico-sociali: ma questa è la dimostrazione di quanto il regista ha sentito il film "suo", e non di Saviano o di Procacci (il produttore). Scrive Alessio Guzzano: "Garrone è un intimista post-industriale. Stile assoluto applicato allo stomaco." La scena del matrimonio, pochi secondi di raccordo tra due episodi, vale da sola il Gran Prix della Giuria. Esiste al momento un cinema italiano -europeo?- migliore di questo? Attendiamo fiduciosi l'altro prodigio di Cannes, Sorrentino. Del regista non perdetevi L'imbalsamatore. Tra gli sceneggiatori Maurizio Braucci e lo stesso Saviano.
Voto: 8

VeniVidiVomit

ieri sera mi sono fatto alcune belle risate guardando il sito di paul e leggendo i commenti assurdi che spuntano qua e là. vi lascio i link alle più belle.

http://www.flickr.com/photos/venividivomit/2496841913/

http://www.flickr.com/photos/venividivomit/2460479317/

http://www.flickr.com/photos/venividivomit/2460469833/

http://www.flickr.com/photos/venividivomit/2461304110/

http://www.flickr.com/photos/venividivomit/2456864034/

http://www.flickr.com/photos/venividivomit/2343034630/

http://www.flickr.com/photos/venividivomit/1496488527/

"Non bruciamo la speranza".



Imperdibili!

martedì 27 maggio 2008

YouPogrom.


(ATTENZIONE: le immagini posso impressionare anche un pubblico adulto)

Case in fumo, bimbi che chiedono aiuto, rom che dicono ciao italiani, ci rivedremo presto, sono i protagonisti dei loro disegni. Gli alunni - tutti tra i 9 e gli 11 anni - dell’Istituto comprensivo San Giovanni Bosco di Ponticelli (Napoli) stanno discutendo da giorni su quanto accaduto solo a pochi metri dalle finestre delle loro aule e attraverso temi e disegni hanno provato a raccontare cosa hanno provato nei loro cuori di bambini in quelle ore. In generale, con la parola pogrom si intendono le azioni violente contro la proprietà e la vita di appartenenti a minoranze politiche, etniche o religiose. Ne avete visto mai uno in diretta, ripreso dalla telecamere, con tanto di folla esaltata che applaude? Io sì. Su Internet ne circolano tanti, dai titoli emblematici: "Napoli vs. Rom"; "Ponticelli is Burning", "Ponticelli si ribella", i più quotati.


Scrive Giuseppe D'Avanzo su Repubblica: "I napoletani appaiono oggi - come incoraggia la cultura plebea che li sovrasta - irresponsabili, privi di speranza, senza alcuna identità da proteggere o passione civica da coltivare, senza alcuna aspettativa da condividere con gli altri, senza alcuna prospettiva di guardare il mondo. O, al mondo, di raccontarsi per trovare almeno una ragione alla sua catastrofe e - quindi - una possibile cura per rimettersi in piedi."

Forse i bambini della scuola media di Ponticelli, la generazione del futuro, avranno visto quei video su Youtube. Si saranno costruiti un'opinione. «Hanno fatto bene – ha scritto il piccolo Giuseppe in un tema – visto che non se ne sono andati con le buone, abbiamo dovuto usare le maniere forti». E' l'idea anche del piccolo Ugo: «Non siamo razzisti, ma loro si sono preso troppo la mano e quindi noi abbiamo dovuto incendiare (appicciare nel testo, ndA) i loro campi».

Immergi le mani in quest'inferno anche per cercare traccia di ciò che non lo è, per dargli spazio e farlo durare: non ci riesci. Ciao italiani, ci rivediamo presto.

Blu merda.



L'eccellentissimo Blu sta ridipingendo la facciata del Cox in questi giorni, ha quasi ultimato la sua nuova opera che sostituirà quella precedente (realizzata in collaborazione con un altro artista, credo Ericailcane).
Se passate da via Conchetta forse lo troverete ancora, circondato da un capannino di fotografi, giornalisti, semplici curiosi.


MUTO a wall-painted animation by BLU from blu on Vimeo.

GOOD MORNING SOZZA!

in diretta da c.so Como 10, sempre con voi, le fantastiche selezioni musicali di djEnri. stamattina apertura con il cofanetto di Guccini e a seguire la Platinum Collection degli Scorpions. un vero tuffo nell'atmosfera chic della boutique-galleria-ristobar-libreria-sexshop più esclusiva di Milano!




Il camaleointico Proteo

Proteo, vecchio genio del mare, era stata insignito da Posidone, signore di tutti i mari, del ruolo di custode delle foche e di ogni altra specie animale che popolasse le acque salse.

La figura di Proteo viene in un certo senso ricalcata su quella di Nereo. Anch'egli era versato nell'arte divinatoria ed era capace di mutarsi in qualsiasi cosa. Così Menelao, quando - di ritorno da Troia - non riusciva a dirigere le proprie navi sulla rotta della Grecia, per ottenere da Proteo la rivelazione della causa di ciò, dovette assalirlo e immobilizzarlo, nonostante egli si fosse trasformato in leone, serpente, pantera, cinghiale, acqua corrente e albero; solo alla fine Proteo lo informò che la dea Atena lo ostacolava, adirata contro di lui, perché, dopo aver vinto la guerra di Troia, non aveva dedicato, come invece il fratello Agamennone gli aveva proposto, riti propiziatori alla dea che aveva sempre protetto la città.

Sia Euripide che Erodoto, anche se non concordano sul luogo di residenza di Proteo, narrano che egli accolse Elena, in fuga da Sparta con Paride - per restituirla poi a Menelao sulla via del ritorno in patria - mentre il giovane troiano conduceva a Troia il fantasma della donna che, fabbricato dallo stesso Proteo, avrebbe scatenato la guerra.

E ancora Virgilio, nelle Georgiche, presenta Aristeo che si reca da Proteo per farsi svelare le cause della moria che ha colpito le sue api, e lo assale mentre riposa in una grotta, per evitare che possa sfuggirgli trasformandosi.

(Proteo poi gli dirà che si tratta di una punizione degli dei, perché, cercando di insidiare Euridice ne aveva provocato la morte: la fanciulla infatti era stata morsa da un serpente mentre gli sfuggiva.)
da http://www.sullacrestadellonda.it/mitologia/proteo.htm

lunedì 26 maggio 2008

SOLDI PER MELTINGMINDS!!

cari meltingminds,

ho appena finito un nuovo racconto!
fantascienza!

ebbene sì...ho raccolto un vecchio suggerimento di Ema e ho sviluppato una storiella che avevo accenato tempo fa su meltingminds.

La trovate qui ! ( http://www.eveline.milano.it/mods.php?mods=Core&page=view&id=1716#commenti )

sarei gratisssssssimo se poteste lasciarmi dei commenti.
alcuni di voi lo hanno già fatto...
per tutti quelli che non l'hanno ancora fatto e che si apprestano a farlo...ho pronta la giusta ricompensa: 90,000$ a commento!! (come da foto)

Prego scrivere le prorpie coordinate bancarie a fine commento.

vostro
F

E' ARRIVATA BEIGIN!

teatro anatomico


teatro anatomico

fotografie di
Massimo Schuster
27 maggio-10 giugno 2008
inaugurazione: domani, 27 maggio
Atrio dell'aula magna dell'Università Statale di Milano, FdP
ore 16.30 (e oltre)
testo e intervista catalogo, allestimento e buffet a cura della sottoscritta
(e chi mi sta vicino sa quanto ho rotto le palle in questi mesi con 'sti manichini!!)
se non volete venire per le foto, venite per il buffet ;)
se poi passate prima dalla Statale,venite a trovarmi, mi trovate lì a fare la gigiona con un affascinante architetto di 80 anni e un marionettista rivoltoso! ( per gli ometti: anche le mie compagne di allestimento sono molto carine!)
per lamanu e franzina e chi abbia voglia e un minimo senso di estetica gastronomica: venite ad aiutarmi per organizzare il buffet?? alle 14.30 chiostro aula magna.
spero tanto di vedervi, ditelo a chi volete!

Recinzioni - The "100 MOVIES I CAN'T LIVE WITHOUT" List

#65 - Edward mani di forbice
(Edward Scissorhands)
Un film di Tim Burton. Con Winona Ryder, Johnny Depp, Dianne Wiest, Alan Arkin, Vincent Price, Anthony Michael Hall, Kathy Baker, Robert Oliveri, Conchata Ferrell, Caroline Aaron, Dick Anthony Williams, O-Lan Jones, Susan Blommaert, Linda Perri, Biff Yeager, Marti Greenberg, Bryan Larkin, John McMahon, Victoria Price. Genere Fantastico, colore 100 minuti. - Produzione USA 1990.



Un vecchio scienziato muore prima di essere riuscito a fare alla sua meravigliosa creatura tecnoumana le mani che sostituisce con due paia di forbici. Il giovanotto, che vive in un castello, viene adottato da una famiglia, va ad abitare nel sobborgo di una moderna città americana, ma è infelice perché odiato dai vicini per la sua diversità. Pur con qualche ingorgo verso la fine, è la favola più originale uscita da Hollywood da molti anni, nella sua miscela di tenerezza e crudeltà. Il talento grafico di Burton (il quartiere residenziale di pistacchio e caramello, l'assurdo e minaccioso castello, Edward che con le sue cesoie tosa i cani e modella cespugli) è al servizio di un universo intensamente “poetico”. Sceneggiato da Caroline Thompson da un racconto di T. Burton, anche produttore per la Fox.

Recinzioni - The "100 MOVIES I CAN'T LIVE WITHOUT" List

#66 - Frankenstein junior
(Young Frankenstein)
Un film di Mel Brooks. Con Gene Hackman, Madeline Kahn, Peter Boyle, Marty Feldman, Gene Wilder, Cloris Leachman, Teri Garr, Richard Haydn. Genere Comico, b/n 105 minuti. - Produzione USA 1974.



Il nipote del famigerato barone Frankenstein, neurochirurgo americano, va in Transilvania e decide di ripetere l'esperimento dell'avo. Crea un mostro di incommensurabile bontà. Più che una parodia è una reinvenzione critica della nota storia (1818) di Mary Shelley, carica di comicità che diventa qua e là poesia. Un bianconero di alta suggestione. Attori bravissimi.

A for Apocalypse

Ho appena finito di vedere il film V for Vendetta.
Per chi non l'abbia visto, potete trovare la trama qui:http://en.wikipedia.org/wiki/V_for_Vendetta_%28film%29

L'ho guardato con una strana sensazione...
si vedevano scene di protesta, di repressione, di lotta di popolo, di oppressione...
Il finale era "lieto": il popolo si ribellava, abbatteva il parlamento corrotto e si apprestava a una nuova alba di libertà...

Ma cosa avrà mai fatto quel popolo - mi chiedevo - il giorno dopo la rivoluzione?
Non erano state quelle stesse persone a farsi terrorizzare, a farsi convincere, sottomettere, comandare...?
cosa ci si poteva aspettare da LORO?
LORO, NOI, il POPOLO, erano il volto dietro la maschera del potere.

Sono le paure del popolo, i suoi bisogni, le sue debolezze, le sue mancanze, la sua meschinità, la sua violenza a costituire l'ossatura su cui nasce il potere. E propio su quelle il potere costruisce la sua forma, a LORO immagine e somiglianza.
NON E' IL POTERE CHE SI DISTENDE SUL POPOLO COME UNA NUVOLA NERA, MA E' IL POPOLO CHE EMETTE NELL'ARIA LA NUBE TOSSICA DEL POTERE.
IL POTERE E' L'ARIA CHE IL POPOLO ESPIRA, E HA IL SUO STESSO ODORE.

Così è sempre stato, e così è oggi più che mai...oggi che il popolo è stato abbondantemente addestrato, addomesticato a espirare un genre ben preciso di potere.
Il biopotere di cui parla Foucault (il potere che controlla non solo la sfera della vita pubblica, ma che governa nel dettaglio ogni aspetto della vita fisica degli individui) è il prodotto di un popolo che vive di chirurgia, diete, medicina, droghe sintetiche..che manipola il proprio oragnismo come fosse un oggetto..
Non c'è alcuna speranza che un popolo obeso, ignorante e codardo come quello che abita oggi il mondo occidentale possa mai partorire una nuvola di potere che non sia altretanto (se non più) tossica di quella attuale.
Mi auguro che non ci sia una rivoluzione che dia ancora più potere al popolo. Mi auguro che il popolo non venga ancor meglio rappresentato.

Se c'è una speranza, invece, è per il popolo di un futuro che forse nemmeno vedremo.
Bisognerà cominciare presto, quando i nuovi nati saranno ancora giovani.
Bisognerà cercare di sfilarli dalle maglie dell'educazione attuale (non mi riferisco soltanto alla scuola, ma a tutto quello che costituisce la vita di un bambino/adolescente oggi: televisione, pubblicità, moda...) e dargli una possibilità di crescere come individui coraggiosi, liberi, capaci di pensiero.
spero che questo possa accadere, un giorno...
Per quanto riguarda la nostra generazione...guardiamoci intorno.
è tropo tardi, per una generazione che vive di psicofarmaci, discoteche, cultura trash, serial televisivi, populismo, ignoranza, giornali, manifestazioni di piazza insulse, snobismo di maniera, ottimismo di maniera, pessimismo di maniera, religiosità o ateismo di maniera...

Dobbiamo sovvertire la democrazia. Per il nostro bene. Dobbiamo far sì che la nostra generazione non venga rappresentata, far sì che venga solo dimenticata. Dobbiamo fare di tutto per non salire al potere. Perchè se saliremo al potere, o quando saliremo al potere, il potere prenderà il nostro volto e parlerà il nostro linguaggio. Avrà la nostra vigliaccheria, la nostra ansia farmacologica, la nostra obesità, la nostra superficialità. E sarà peggio di qualunque altro potere si sia mai visto fino ad ora...

E' stato un luogo comune letterario, durante il secolo scorso e l'attuale, raccontare di persone che commettono suicidio per sfuggire dalla noia o allo squallore del mondo in cui vivono.
Ora, però, la situazione è diversa: se noi dobbiamo commettere suicidio è per consentire al mondo, al futuro, ai non ancora nati, di sfuggire alla noia e allo squallore della nostra esistenza...

L'apocalisse non sarà un momento di terrore. Sarà un gesto volontario di saggezza.

domenica 25 maggio 2008

da guardare:

http://tv.repubblica.it/home_page.php?playmode=player&cont_id=20590



.

Le nouveau souffle du cinéma italien.

Pour ces réalisateurs italiens, l'urgence de la situation politique et sociale dans leur pays justifie le tournant pris par les films présentés à Cannes."Gomorra" et "Il Divo" : ces deux films racontent l'Italie et ses démons.


(Da France24)

Io ci sarò



Sempre ottimi i reportages di Repubblica, ormai anni luce distante dal piattume corrierista.
Oggi più che mai. Scrive Attilio Bolzoni:

"La guerra di Napoli si vincerà o si perderà in questo maledetto ultimo chilometro che stiamo attraversando nella tregua dei combattimenti. È la strada che porta alla cava di tufo nelle mani dei ribelli della monnezza, da una parte c'è l'Italia con le sue leggi e dall'altra c'è la sacca di Chiaiano. Siamo di là, oltre le barricate."

Prosegue il superbo D'Avanzo:

"In gioco, a questo punto, non è soltanto la soluzione della lunga e ormai (per tutti) incomprensibile catastrofe dei rifiuti napoletani, ma la pubblica sfida lanciata da Silvio Berlusconi, la credibilità del cipiglio decisionista scelto, all'esordio, dal governo. E' come se il più che decennale ciclo della crisi dei rifiuti napoletani sia precipitato in un unico luogo, lungo un chilometro, dove si fronteggiano lo Stato e un quartiere. Uno Stato sostenuto dall'indiscutibile consenso di chi, al nord come al sud, a destra come a sinistra, chiede che questo crescendo di egoismi sociali e di autolesionismo pubblico finisca una buona volta - costi quel che costi - e una comunità che può diventare, nelle prossime ore, icona dell'opposizione a una "democrazia della forza" e non della partecipazione; simbolo nazionale di "resistenza" a una classe politica inetta e autoritaria, incapace di trovare nell'arco di quattordici anni soluzioni efficaci e condivise.

Tra l'uno e l'altro, tra lo Stato e quel quartiere, non c'è più alcuna forma di conciliazione. C'è soltanto il deserto degli sconfitti; lo sbaraglio di ogni mediazione politica, sociale, istituzionale; l'assenza di ogni fiducia nella cooperazione. Il sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, che dovrebbe essere "Stato" con i cittadini e "cittadino" con lo Stato, non ha alcuna plausibilità né con i suoi cittadini né con lo Stato che dovrebbe rappresentare. Il governatore della Regione, Antonio Bassolino, giudicato ormai da queste parti alla stregua di un "dittatore africano", è preoccupato soltanto del suo destino politico in nome del quale si è felicemente abbarbicato al nuovo governo nella speranza di traghettare se stesso fino alle elezioni europee del 2009. La dissipazione di ogni capitale sociale, l'assenza di ogni traccia di radicamento nel territorio, l'evaporazione di ogni ruolo della politica che, sola, avrebbe potuto garantire quel "patto territoriale" - che sta alla base degli insediamenti di una discarica o di un impianto - chiudono il fallimentare bilancio."


Sono contento di partecipare, sia pure solo con la cronaca e la testimonianza diretta, a questo delicatissimo momento storico. Essere qui, esserci adesso. Non è solo un modo di dire, per sentirsi apposto con la coscienza (critica), ma è anche un impegno con sé stessi. Pur nella mia parziale visione dei fatti, e nella mia mediocrità, sono contento: un giorno, rileggere queste cronache e rileggersi, sapere che in questo momento "c'ero". Teniamoci in contatto con la realtà.

bottoni in stop motion

sabato 24 maggio 2008

Io l'ho visto tutto alla fine 2 girls 1 cup e fa davvero schifo...

... ma questa signora ha la migliore reazione possibile.

I met the walrus

stupendo...

"Uomini contro la violenza dove siete?" appello di Marisa Guarneri

Cari uomini italiani,
ho un gran peso sul cuore, e capisco il silenzio che da ogni parte si sente su ciò che sta accadendo in Italia.
Le mie amiche mi scrivono facendo battute sulla ragazza romena stuprata da un italiano, molto vicino a lei naturalmente...il convivente della datrice di lavoro.
Se non si trattasse di corpo e di anima, ci sarebbe quasi da dire: meno male.
Pubblicamente emerge la verità e cioè che lo stupro appartiene agli uomini ed è contro le donne ed a volte anche contro altri uomini.
Il braccialetto di Rutelli ci consegnava ad un destino di vittime predestinate, la campagna della destra ci riduceva ad un mero possesso,
stuprabile solo dagli italiani caso mai : le nostre donne!
Ma ora il salto è veramente epocale, scordato il pretesto - lo stupro - si passa direttamente alla punizione etnica.
Sono abituata a vedere giovani donne diventare capro espiatorio dei problemi della propria famiglia, ed abusate in silenzio,.
Ma le nostre braccia non bastano per accogliere migliaia di donne e bambini assaltati, resi responsabili di tutti i disastri del nostro paese.
Si parla di esercito nelle città: niente in contrario se questo esercito mettesse alla gogna tutti gli uomini che stuprano indipendentemente dalla loro nazionalità
e tutti gli uomini che picchiano, terrorizzano, perseguitano, ammazzano donne colpevoli di cercare la propria libertà.
Punizione si, ma soprattutto morale, ostracismo, isolamento, vergogna per questi uomini.
Solo il disprezzo degli altri uomini potrà fermare tutto questo.
Non bastano gli eserciti per combattere il disprezzo conscio e inconscio che c'è nel cuore e nella mente di moltissimi uomini e donne per le vittime di violenza.
Meglio fuochi e assalti di ronde che guardare la verità e cioè che l'origine dello stupro e della violenza sta negli occhi che gli uomini e le donne chiudono
sollevati dal fatto che non stia capitando a loro.
E' buio sopra la mia testa e nel mio cuore. Temo per tutti e per me: temo il trascinamento delle soluzioni facili, temo la concordia in parlamento,
temo le donne che non lottano pur essendo in posizione di poterlo fare e le leggi necessarie non vengono approvate.
Da cosa vi deve difendere uomini il Decreto Sicurezza?
Dalla consapevolezza che la violenza è dentro ognuno di voi e che quando pietà muore siamo tutti morti?
Non si tratta più di riparare dentro ai centri antiviolenza alle sofferenze di donne private della loro dignità e speranza, si tratta di contrastare la violenza
con il coraggio di parlare e distinguersi da questa barbarie, che da almeno venti anni vedo compiersi ogni giorno.
Uomini contro la violenza dove siete?

Marisa Guarneri
Presidente Casa delle Donne Maltrattate

Indagine qualitativa sulla tragicità della cronaca che supera ogni fantasia.

Il fatto: Valentina e Stefano sono due ragazzi quasi trentenni. Sono al ristorante, devono discutere di una cosa importante. Lei lo vuole lasciare. Lui si imbestialisce, la prende a schiaffi, la trascina con forza in macchina. Inizia una folle corsa. Arrivato a un semaforo, Stefano non si ferma al rosso ma scavalca due o tre macchine, attraversa l'incrocio con l'accelleratore abbassato. La sua macchina impatta con un motorino che trasporta due ragazzi, Flaminia e Alessio, anche loro fidanzati: è' uno scontro tremendo. Valentina urla: "Bastardo, li hai ammazzati, fammi scendere". L'epilogo lo conoscono tutti. Stefano viene arrestato dopo una notte di indagini, confessa, implora pietà.

Ora veniamo alle ipotesi:

Ipotesi 1:
Stefano non solo è uno stronzo violento e un pirata della strada, ma avrà sul suo codice penale anche un curriculum particolarmente odioso;

Ipotesi 2: Le due vittime, Alessio e Flaminia, non solo hanno avuto un destino particolarmente tragico, ma dovevano-essere-sicuramente-bravi-ragazzi;

Ipotesi 3: Valentina, la ragazza di Stefano, anche se non era responsabile dell'incidente, certo-doveva-essere-proprio-una-stronza-per-stare-con-uno-così;

Analisi dei dati: le indagini sono rapide, strazianti ed accurate.

Risultati:

1: Stefano era un ultra' della Roma, noto alla questura già in passato per la sua condotta violenta fuori e dentro lo stadio;



2: Alessio e Flaminia si stavano per laureare in Economia, trascorrevano lunghi pomeriggi in biblioteca a studiare assieme; erano amati e stimati da tutti. Flaminia, Giordani il suo cognome, era talmente bella che aveva partecipato a diversi concorsi di bellezza, tra i quali Miss Muretto. Qui trovate ancora tracce della sua vita precedente: http://www.missmuretto.com/gallery/index.php?album=miss-muretto-special-casting-biopoint-roma&image=11-flaminia+giordani.JPG#gallerytitle



3: Valentina, la ragazza di Stefano, al momento dell'incidente aveva l'ingiuzione di non uscire di casa, in quanto era stata condannata per calunnia e altri reati minori; nomen-omen: suo padre nel 1980 era stato condannato per la vicenda del calcio-scommesse, ed era conosciuto da tutti per la sua condotta dissoluta e l'altalenante rendimento in campo. Valentina di cognome fa Giordano, come Bruno suo padre, giocatore celebre negli anni Ottanta. Laziale.



Con questo ho finito, signori. Vogliate scusarmi se mi sono dilungato nella fase introduttiva, ma era doveroso nei confronti di quanti non hanno potuto, per mancanza di tempo o distrazione, seguire la vicenda. Ognuno tragga le sue conclusioni, al sottoscritto spettava raccogliere i dati e analizzarli, a vostro uso e consumo. Così ho fatto, tolgo il disturbo, arrivederci.

i BEEHIVE in splendida forma

un signor video!

venerdì 23 maggio 2008

La città ai tempi delle barricate.

Cari meltingmindiani, se avete 5minuti di tempo: un parere rapido sull' "editoriale" che una rivista ("Vita Magazine", il nome: argh! NdA)mi ha commissionato.
Devo rivederlo e poi inoltrarlo, dunque ogni suggerimento non sarà vano.
(Cercate di capirmi: la rivista è di volontari no profit, però ha buoni contatti)




Prova a immaginare un mostro dal corpo informe, dalle orbite vuote, dall’alito fetido e con le zampe che sgocciolano percolato. Un abominio che si scatena contro i più umili ma si lascia inghiottire dall’ombra di fronte a potenti, ai capi di Stato, alle cerimonie ufficiali. Un abominio indecifrabile, cinico, immorale. Sembrano spuntate le armi della tecnica e della politica – le uniche veramente utili a combatterlo –, fuse in un corto circuito mediatico. Tutto si risolverà, come al solito, a contare quante buche, quanti treni occorreranno per smembrarlo. Che illusione per chi ancora non è fuggito? Una città, una nazione s’inginocchiano confidando in attese messianiche, sconvolgimenti purificatori. Quale può essere il tuo ruolo in questo disastro morale prima che civile, dal momento che sei tra quelli che l’abominio l’hanno sempre studiato da vicino, facendo i nomi di chi l’ha generato e nutrito, per dare l’allarme prima che la creatura s’ingozzasse troppo? Ma così saltano tutte le regole, entrano in gioco apprendisti stregoni, arringatori di folle, si grida al “santo subito!”. E sembra rinascere la vecchia Babilonia, dove l’unica legge è l’anarchia.

Allora, comprensibilmente, ti chiedi perché restare. Perché prestare il tuo tempo e le tue energie a questa tragedia, anziché volgere il tuo sguardo altrove, lasciare che se la sbrighino da soli, allontanandoti dal marciume e dalle mosche; respinto come un rifiuto –tu stesso!- dalla città che hai sempre abitato. Per esempio la figlia neolaureata del mio vecchio preside, splendida ventenne piena di speranze, quante storie come la sua, storie di emigrazione forzata. Niente bagagli, niente saluti: «Scappo via da questa fogna. Provate a fermarmi, se ci riuscite». E se n’era andata sbattendo la porta. Altri rimangono bloccati davanti l’uscio: la spazzatura ha ostruito pure quello. Una città dove il più semplice degli spostamenti diventa un travaglio, con il traffico atrofizzato, gli scioperi selvaggi e i marciapiedi invasi dai motorini; una città dove anche il più elementare diritto, quello di camminare, viene ostacolato, non è forse una città sotto assedio?

Però poi, guardandoti attorno, ti accorgi che in quell’assedio non ci sei tu solo, afflitto dall’umiliazione dei media e soffocato dall’indifferenza. Perché nel disastro ci sono energie che si spengono ed altre che si riattivano, ti accorgi che qualcuno non aspetta la carta stampata per raccontarsi e raccontare, anche con veemenza, il proprio angolo infestato dall’abominio. Sotto i suoi effetti anche ciò che sembrava immutabile è cambiato, e ha assunto forme inaspettate: puoi osservarlo, parlarne. La condivisione del dolore è una forma limitata di solidarietà, non c’è dubbio, ma la fuga e l’oblio sono vigliaccheria.


E non puoi non immaginarti Marianna, la Marianna-di-vico-Paradiso, bella già a tredici anni, ora che ne ha diciotto e non potrebbe mai andare via, già con due bambini e con un negozio da mandare avanti, Maria che si prova e si guarda allo specchio i vestiti che sono propri della compagnia con cui esce: jeans attillati, stivali bianchi, camicetta, scollatura accentuata, abbronzatura fresca di solarium. Buona parte delle sue forme sono in mostra, ma a che serve? Tutti i giovanotti di largo Ecce Homo si sono dileguati, sorseggiare una birra in compagnia della monnezza il sabato sera è una depressione senza fine. Lo sa bene anche il vecchietto che abita sopra al bar Kestè, quello che riempiva i ragazzi di secchiate d'acqua, ogni notte, tra le risate generali. Seduto melanconicamente al balcone, un’ottima posizione per scrutare il disastro lì sotto - ora chi trova più pace di lui?


Ti chiedi perché restare. Forse perché quel Ciruzzo, che sino a poco fa era ancora Ciruzzo-del-bar-ultrà, Ciruzzo-del-videopoker, si è tramutato ad un tratto in Ciruzzo-delle-barricate, colui che ha visto i fondachi del vico Cavone assediati ed è insorto, finendo sotto un cappotto di manganellate. È successo il finimondo: mamme, zie, sorelle, sono scese in strada per strapparlo alla polizia, lasciando basiti i passanti. Probabilmente qualcuno diffonderà il video su Youtube, strappandosi i capelli per l’animalità della plebe. Eppure quello che io ho visto era altro, era una sfilza di donne in pigiama, credimi, che da sole hanno affrontato e preso per la collottola l’abominio di plastica nera, contrattaccandolo lì dove si era scatenato: proprio nell’alveo dei vicoli, nelle strettoie che sono insieme i polmoni e l’asfissia del popolo. Ti chiedi se valga la pena assistere a questo scempio, a questa deriva sudamericana controllata magari anche dalla camorra: ma i clan non c’entrano, i loro affari predatori non prevedono questo caos; c’entra l’esasperazione, che porta taluni a scappare ed altri a reagire con violenza. Guerriglia a bassa intensità, ti dico: e se Immacolata non si fosse messa a capo delle vasciajole di Salvator Rosa, nel rione di Materdei, non ci sarebbe stato nessuno a raccontare la sua storia. Gli abitanti delle periferie, di Pianura e di Scampia, quelli non possono neanche battersela: il privilegio è riservato alla gente comoda del centro della città e dei quartieri alti, proprietari, professionisti, la borghesia agiata che è la prima a disertare il campo di battaglia.

Ti chiedi perché restare. Forse perché esiste un mondo di associazioni e gruppi attivisti, sopravvissuti alle faide camorristiche, alla crisi economica, all’emigrazione di intere classi di liceali e universitari, che nonostante tutto continuano a respirare, e che raccontano questa realtà con slanci superbi. Molti laureandi, studenti, figli di buona famiglia sono scappati o hanno rinnegato la cronaca, fingendo di trovarsi in questo delirio per caso; altri invece si sono ritrovati soli con la plastica bruciata e col fumo, ma non per questo si sono rintanati in casa: la paralisi forzata di quest’enorme energia giovane, inimitabile in qualunque altro posto, danneggia la mente e i muscoli, riduce a uno stato di apatia irreversibile.

Il gaudioso e inconsistente carro armato governativo, avviato verso le fiamme e le barricate, dovrebbe comprendere questo, quali energie si stanno dissipando; quali danni morali, civili ha prodotto questa tragedia, e non solo quelli materiali. Capirebbero che la vera sfida non è sopravvivere ma ritrovare la volontà di resistere. E di non intraprendere la strada che finora sembra obbligata: niente bagagli, niente saluti, vado via da questa fogna. Ti chiedi se valga la pena mettere mano allo schifo anziché lasciarlo marcire. Occorrerebbe un vero motivo per convincerti: a un Consiglio dei Ministri non chiederemmo altro.

controproposta per stasera: AUDIOVISIVA

tra il Museo Diocesano (nel chiostro) i magazzini di p.ta genova e colonne ci saranno proiezioni di video sperimentali di vario tipo. la cosa mi incuriosice (non ci sono mai stato). qualcuno si aggrega?

MARTA SUI TUBI - L'ULTIMO VIDEO E' UNA DELUSIONE

Genteeee!!!

Bella ziiii!!!!! Stasera ce sta 'sto concerto troppo definitvo alla Cascina Monluè... C'è il solito festival di braciole della capoeira e stase suonano i Terrakota.... Qualcuno di voi sbarbati dovrebbe conoscerli...

Che dite? 'namo? o ve devo venì a pija uno per uno a testate finchè non arrivate sanguinanti e col naso rotto in cascina????

State manzi!!!!

Gruppi Indie che dovresti conoscere...

Gli Animal Collective... li ho scoperti su lastfm cercando gruppi simili a Devendra Banhart. Sono assolutamente geniali e questo video è un capolavoro.





Gli Animal Collective sono una band originaria di Baltimore, in Maryland, Stati Uniti.
La carriera artistica della band è da sempre legata alla scena alternativa-sperimentale di New York.
Come suggerisce il nome stesso il loro è un collettivo musicale, per cui la loro lineup che puo cambiare da un brano all’altro, e basata sulla presenza ricorrente di Avey Tare, Panda Bear, Deakin and Geologist. Sono questi i nomi d’arte rispettivamente di David Portner, Noah Lennox, Josh Dibb e Brian Weitz. Tutti e quattro si sono conosciuti al college e sin da allora hanno iniziato a suonare assieme. Sebbene gli Animal Collective vengano spesso inseriti nel filone del folk psichèdelico e noise rock, è di fatto molto difficile catalogare la loro musica sotto un genere predefinito considerata la costante tendenza a sperimentare e unire differenti sonorità.
La band ha anche un propria etichetta, la Paw Tracks, tramite cui oltre ai propri vengono pubblicati anche i lavori di altri apprezzati artisti quali Ariel Pink, Terrestrial Tone e i The Peppermints.

Recinzioni - THE "100 MOVIES I CAN'T LIVE WITHOUT" LIST

#67 - La città incantata
(Sen to Chihiro no kamikakushi)
Un film di Hayao Miyazaki. Genere Animazione, colore 125 minuti. - Produzione Giappone 2001.



È un film bellissimo. E si potrebbe anche non dire altro. Che H. Miyazaki fosse un maestro del cinema di animazione, l'aveva già dimostrato per lo meno con La principessa Mononoke, ma con La città incantata ha superato sé stesso. Già la storia in sé possiede tutto il fascino di un'Alice nel paese delle meraviglie: Chihiro, una ragazzina di 10 anni, intelligente e ombrosa, viaggia con i genitori in auto e con loro si perde, fino a trovarsi alla porta di una città misteriosa apparentemente abbandonata. Mentre i genitori si abbuffano come maiali (e in maiali saranno trasformati), Chihiro entra in un regno delle favole governato dalla dispotica strega Yubaba, incontra personaggi stravaganti, creature bizzarre, mostricciattoli di vario tipo, mostruosi ma insieme meravigliosi. Costretta a fare la sguattera in un incredibile stabilimento termale, riuscirà a salvare sé stessa e gli egoisti genitori dal loro triste destino. Figurativamente così straordinario da far dimenticare più volte che si sta assistendo a un cartone animato, è una favola poetica per grandi e piccoli, avvincente ed entusiasmante, del tutto priva di sbavature, di prolissità, di melensaggini. Ricca invece di idee, di personaggi riusciti (oltre alla strega, il valoroso Haku, il gigantesco neonato Boh, il vecchio ragno, gli spiriti della natura d'ispirazione shintoista), di scenografie e coreografie ammirevolmente efficaci sia dal punto di vista cromatico che da quello musicale. Se poi si pensa che è costato 19 milioni di dollari (5 volte meno di un film della Disney), l'Orso d'Oro di Berlino e l'Oscar per il miglior film d'animazione acquistano anche maggior valore.

2Girls1Cup

Questo riepilogo non è disponibile. Fai clic qui per visualizzare il post.

giovedì 22 maggio 2008

cronache da c.so como

ormai non ci spero più, qui nessuno viene a trovarmi e un'altra giornata passa a sperare che qualcuno si scavalli dal computer per poter bloggare un po'. naturalmente messenger non é installato, se no sarebbe uno scontro colleghicida.
ogni tanto impugno la situazione musica, perché il mio collega che si occupa del reparto cd mette su cose improponibili: ora ad esempio sono reduce da un paio d'ore di de gregori e da 5 tracce dei take that!!!
dopodiché ho detto basta e ho piazzato su il mitico "Working Class Hero" del buon Giovanni Lennon, il lenitivo che serve dopo lo stupro acustico appena subìto.
ciao ganzi del web!

Recinzioni - THE "100 MOVIES I CAN'T LIVE WITHOUT" LIST

#68 - Gli uccelli (The Birds)
Un film di Alfred Hitchcock. Con Jessica Tandy, Rod Taylor, Suzanne Pleshette, Tippi Hedren, Veronica Cartwright, Lonny Chapman, Melanie Griffith Genere Thriller, colore 120 minuti. - Produzione USA 1963.



A Bodega Bay, cittadina californiana vicino a San Francisco, gli uccelli, specialmente gabbiani e corvi, cominciano ad attaccare in gruppo gli esseri umani con implacabile ferocia. Da un racconto di Daphne Du Maurier, liberamente sceneggiato da Evan Hunter che punta molto sul tempo dell'attesa. Unico film fantastico nella carriera di Hitchcock, comincia in cadenze di commedia mondana e termina nei toni di un'allegoria apocalittica, basata sulle 3 unità della tragedia classica (luogo, tempo, azione). Inquietante, non soltanto impressionante. Trucchi animati di Ub Iwerks. La colonna sonora di Bernard Herrmann è senza musiche, composta soltanto di rumori e strida di uccelli, deformati e ritmati come in una partitura. Aperto a ogni tipo di interpretazione (politica, religiosa, sociale, erotica, ecologica). È stata letta anche come una parabola cristiana: attaccati dai volatili, gli uomini imparano a essere più umani, più solidali, ad amarsi. Accoglienze critiche in gran parte negative quando uscì.

Recinzioni - THE "100 MOVIES I CAN'T LIVE WITHOUT" LIST

#69 - F come falso - Verità e menzogna
(F For Fake/Verités et mensonges)
Un film di Orson Welles. Genere Commedia, b/n 85 minuti. - Produzione Francia 1973.



In una stazione ferroviaria O. Welles fa giochi di prestigio e tiene una lezione sul rapporto tra verità e menzogna nell'arte, nel cinema e nella vita, raccontando varie storie in cui entrano Elmyr de Hory, falsario di quadri; Clifford Irving, falsario di memorie; l'imprenditore miliardario Howard Hughes; la celebre trasmissione radiofonica sull'invasione dei marziani; Pablo Picasso, la bellissima O. Kodar e suo nonno, falsario. Film inclassificabile che irritò i più e incantò, divertendoli, i meno. Molti temi, e non nuovi: l'artista come illusionista; l'inutilità dell'arte; la caducità della fama e della nozione di autore; l'arte come menzogna che dice la verità; l'impercettibile linea che divide il vero dal falso. O. Welles tira le fila in un monologo davanti alla cattedrale di Chartres. Girato in parte da F. Reichenbach che gli fa da spalla e al quale forse si devono i virtuosismi del montaggio. Un patchwork di materiali eterogenei (foto fisse, disegni, immagini di repertorio, riprese documentaristiche) che è anche un disilluso testamento e un malinconico, sardonico congedo.

storie metropolitane: hanno spaccato la faccia al Rattazzo

un certo frequentatore del Rattazzo (non faccio nomi per rispetto della privacy) mi ha riferito che sabato scorso, mentre consumava i suoi abituali beveroni superalcolici parlando di filosofia dei massimi sistemi, un gruppo di 15 ventenni (altre fonti parlano di soli 7 individui) si é recato al Rattazzo e uno di loro ha pensato bene di spaccare una bottiglia in faccia a Lui, l'unico, il mitico. Il Nostro frequentatore, che assisteva sbigottito alla scena, si é dunque mobilitato insieme a due compagni per allontanare il gruppo di molesti, scatenando qualcosa di simile a una rissa e mettendoli in fuga. il povero vecchio se l'é cavata con una trentina di punti sul lato sinistro del volto.
se avete qualche informazione a riguardo sarebbe interessante confrontare questa con altre versioni.

lord frederik


ieri?oggi?domani?in questi giorni è il tuo compleanno, ne sono sicura..quindi anche se non lo sai ti sorrido, e regalo al popolo questa chicca di ritratto!

mercoledì 21 maggio 2008

New. Italian. Epic.

Vi consiglio caldamente di leggere uno dei più interessanti saggi sulla letteratura che mi sia capitato di leggere ultimamente. Praticamente il riassunto di molte delle cose che avrei voluto dire negli ultimi due anni, e che non ho trovato le parole per dire...
Segnalo soprattutto per Fede, che ringrazio per avermi fatto conoscere i Wu Ming.
Questo saggio mi è stato consigliato da uno di loro. hes_port.jpg

NEW ITALIAN EPIC
Memorandum 1993-2008: narrativa, sguardo obliquo, ritorno al futuro


di Wu Ming 1


[Questo saggio è frutto di una lunga e partecipata discussione, e si basa su molte letture e una vasta mole di appunti.
Ho proposto l'espressione "nuova narrazione epica italiana" durante Up Close & Personal, workshop sulla narrativa italiana contemporanea tenutosi a Montréal il 28 e 29 marzo scorsi, organizzato da Francesco Borghesi ed Eugenio Bolongaro per il Department of Italian Studies della McGill University. La necessità di esprimersi in inglese ha subito asciugato il meme: "New Italian Epic"(*).
Sotto questo nome-ombrello ho raggruppato, in base a letture comparate, molti libri usciti in Italia negli ultimi 10-15 anni. Si tratta di una produzione molto eterogenea ma, intersecando vari insiemi e sotto-insiemi, si possono individuare diverse caratteristiche condivise. Tutte insieme puntano a un profondo denominatore comune, che sta nella natura dell'allegoria.
Ho rafforzato e riproposto il concetto e l'analisi nei giorni successivi, in due conferenze tenute negli USA (al Middlebury College, Vermont, e al MIT di Boston). Tornato in Italia, mi sono confrontato coi miei colleghi di collettivo e poi con altri scrittori, via mail e di persona.
Cosa possono mai avere in comune Gomorra e Romanzo criminale, Q e Dies irae, Maruzza Musumeci e Sappiano le mie parole di sangue, Cibo e L'ottava vibrazione, Cristiani di Allah e Noi saremo tutto...?
La discussione ha prodotto molte risposte, e ulteriori spunti.
Ho letto nuove cose, preso altri appunti, e mi sono messo di buona lena a scrivere un testo il più possibile chiaro, organico e - spero - utile al dibattito.
Una sorta di "abstract" di questo saggio (impreciso e tagliato con l'accetta, per ovvie esigenze di spazio e contesto) è apparso su "La Repubblica".
Qui, in anteprima assoluta, troverete il saggio vero e proprio, scaricabile in vari formati. Sono circa 80.000 battute, con note in fondo al testo.
Buon corpo-a-corpo.]


Scarica "New Italian Epic" in pdf


*- Si può vedere "epic" come sostantivazione dell'aggettivo "epico" riferito a "romanzo", o a "tono" ("il nuovo tono epico italiano"), o a "filone", "movimento" etc. e quindi coniugare al maschile, come avviene con "il giallo", "il noir" etc.; oppure si può vederlo come un sostantivo ("epic" = epica), e quindi coniugare al femminile (la New Italian Epic). Nel saggio coniugo l'espressione al maschile, perché l'alternativa mi suona equivoca. Parlare, tout court, di "nuova epica italiana" potrebbe far pensare che i libri presi in esame coprano ed esauriscano già tutte le possibilità della modalità epica oggi in Italia. Epperché mai porre limiti alla Provvidenza?

Quando la pubblicità progresso è efficace - Nuova Zelanda

Ministri 'Diritto al Tetto' 2007

Diritto al Tetto

Durutti Column 'Missing Boy' 1980 RE: Ian Curtis Suicide

la maglietta dello sguattero

stamattina uscendo di casa ho incontrato lo sguattero del mio condominio, per intenderci quello che lava gli ingressi le scale, ecc.
addosso aveva una felpetta che dietro portava la scritta:
IF YOU BELIEVE EDUCATION IS EXPERIENCE, TRY IGNORANCE
non é geniale?!

ultimi giorni di world press photo!

venite numerosi! ho bisogno di qualche caffé...
indirizzo: c.so como 10
scendendo alla fermata garibaldi FS della linea 2, sono solo pochi passi.
se volete farvi un passeggio guardando le meraviglie di c.so garibaldi e c.so como scendete a moscova (sempre linea 2) e seguite l'odore dei soldi.
molto importante: non comprate il giornale all'edicola d'angolo bastioni/garibaldi usando una banconota. il tipo é un bastardo, vi rifila tutta la monetaglia che ha.
se volete mangiare un boccone da queste parti ci sono un paio di pizzerie non male che si spende sugli 8 euro. se no i panini del novecento (il bar juste-en-face del mio regno) sono grandi e succosi (5 euro). naturalmente se passate verso ora di pranzo avvertitemi un po' prima, così cerco di prendere la pausa al momento giusto.

Recinzioni - THE "100 MOVIES I CAN'T LIVE WITHOUT" LIST

#70 - Ultimo tango a Parigi
Un film di Bernardo Bertolucci. Con Massimo Girotti, Maria Michi, Marlon Brando, Jean-Pierre Léaud, Maria Schneider, Giovanna Galletti, Catherine Allégret, Catherine Sola. Genere Drammatico, colore 132 minuti. - Produzione Italia 1972.



Un americano di mezza età, vedovo da poche ore, e una giovane parigina si rinchiudono per fare l'amore in un appartamento vuoto di Passy che è caverna primitiva, cella d'isolamento, zattera per naufraghi. Epilogo sanguinoso. Osannato o disprezzato (sequestrato, condannato “al rogo”, liberato negli anni '80), questo film “scandaloso” suggerisce con violenza di prendere sul serio (sul tragico) la verità dell'erotismo. Contribuiscono al risultato la luce di Storaro e le musiche di Gato Barbieri per un irripetibile Brando, guidato dal talento di un regista che con la musicale mobilità della cinepresa lega spazio, personaggi, oggetti e décor. Ebbe 14 milioni di spettatori, compresi quelli della riedizione Titanus del 1987. Messo in onda il 21-9-1988 su Canale 5, scorciato di circa 3 minuti e infiocchettato di spot pubblicitari. Le sue vicissitudini giudiziarie durarono un quindicennio fino alla sentenza di non oscenità del 9-2-1987 che non cancellò ma scavalcò la sentenza della Cassazione del 29-1-1976 con la cosiddetta condanna “al rogo”. “A Ultimo tango è successo di tutto e ha fatto succedere tutto” (Tatti Sanguineti). 2 nomination agli Oscar: regia e M. Brando.

martedì 20 maggio 2008

Beatall Crew

Concept e allestimento set: laFra
Shooting e post editing: Ema



un grazie per l'assistenza e le mitiche trovate (vedi cravattino Dario) a Gaia

lunedì 19 maggio 2008

La rubrica dei post abortiti.

Ecco, una rubrica che non c'è e che bisognerebbe inventare è quella dei post mai nati, strappati via dal ventre meltingmindiano prima di vedere la luce: per pigrizia, pudore, ripensamento?
Chissà. Però, ad esempio, uno stava nascendo così:
"Ci sono dei periodi in cui tutto va storto..."
Un'altro invece, aveva un'incipit ancora più promettente:
"Cari amici, se voi foste senegalesi ugandesi o vietnamiti vi vorrei ugualmente bene, ma..."
Niente da fare. Abortito anch'esso.
Ma prego, continui. Siamo tutti orecchi. Anzi, occhi.

Lo scienziato e il fiore.

di
Andrès Neuman*
Brevi estratti del discorso inaugurale delle giornate di gemellaggio tra il Giardino Botanico di Medellín (Colombia) e Torgod (Deserto del Gobi, Mongolia). Oratore: dottor Florence Trebol, titolare della cattedra di Botanica Speciale presso la Bristol University. Luogo della conferenza: “Orquideorama” del Giardino Botanico “Joaquín Antonio Uribe”, Medellín. Presenza di pubblico: all’inizio dell’intervento, platea piena per metà; al termine, platea piena per un terzo. “Illustri autorità della nobilissima città di Medellín. Eccellentissimo signor Sindaco. Valorosi capi guerrieri. Signore feudale mongolo dell’altipiano di Ala Shan. Stimati direttori di questo magnifico e rinnovato Giardino Botanico. Cari colleghi della comunità scientifica e accademica. Gentile pubblico. È per me un vero onore poter inaugurare queste giornate che, oltre a suggellare il gemellaggio tra due regioni per le quali ho sempre sentito una profonda simpatia, serviranno senz’altro a far progredire le nostre conoscenze relative a quella flora così miseramente sparpagliata nella steppa centrale del deserto di Gobi, e alla quale ho la fortuna di dedicarmi da ormai quasi trent’anni.
appena giunto il fischio finale, in una via di milano...


manuela con la sua amica giapponese

We are the champions!Campioni siamo noi!


Lo so che sto per infrangere una convenzione del Melting (pubblicare contenuti calcistici), ma l'entusiasmo e la felicità di ieri e di oggi sono più forti dell'osservare una regola filomilanista del capoblog...Bene! Inter Campione d'Italia !

domenica 18 maggio 2008

Riflettendo su un post...

TRATTO DAL LIBRO "LA CURA DELL'ACQUA" DI PERCIVAL EVERETT
C'era un negozietto poco appariscente all'angolo. Era l'unico negozio a quell'incrocio. Era anche l'unico angolo occupato. Agli altri angoli c'erano terreni sfitti, uno coperto di gramigna, l'altro di pile di cartoni, nell'ultimo c'era un vecchietto seduto su un tronco. Il vecchietto aveva una giacca rossa impolverata, non prestava particolare attenzione a nessuno, e non ha alcun ruolo in questa storia. Sopra il negozietto c'era un'insegna con su scritto:

PAROLE

La ragazzina, che è la protagonista di questa storia, guardò l'insegna e si chiese se stava leggendo la parola PAROLE o se la stesse solo riconoscendo. Immaginava che si dovesse fare una distinzione tra le due cose, ma quale? Entrò e la campanella sulla porta la annunciò. Arrivò al bancone e si rivolse a una donna alta che stava lì dietro.

"Questa è una libreria?", domandò la ragazzina.
"No che non lo è". La donna si portò una mano alla testa come se volesse sistemarsi i capelli.
La ragazzina si guardò intorno, e infatti libri non se ne vedevano. A dire il vero vedeva solo i muri, una porta sul retro, le finestre sulla parete di fronte e gli scaffali vuoti dietro il bancone.
"Questa è una paroleria", disse la donna. "C'è l'hai qualche soldino?".
"Ho un dollaro".
"Ci puoi comprare qualche parola. Dipende da cosa ti interessa. Ce ne sono di molto care e nessuna è gratis".

La ragazzina era intrigata. Voleva vedere che aspetto avevano le parole: le avrebbero infilate in un sacchetto di carta o in una scatola? "Cosa mi consiglia di comprare?", domandò.
"Questo ovviamente dipende da quello che vuoi dire", rispose la donna, che sembrava sempre più alta.
"Ma se le dicessi cosa voglio dire, allora avrei già le parole di cui ho bisogno".
"Mettila come ti pare. Di sicuro, con un dollaro non puoi comprarne troppe di parole. Deciditi ragazzina".
"Mi scusi, non avete un menù o un catalogo di qualche tipo?", domandò la ragazzina.
"Ma certo. Che cavolo di negozio sarebbe se non avessimo un catalogo?". La donna si chinò dietro il bancone e riapparve con un librone rosso. Sulla copertina c'era scritto: DIZIONARIO. "Ecco qua, ci sono quasi tutte".

Poi la ragazzina notò una pila di scatoline esposte sul bancone, impilate con cura a forma di piramide. "E queste cosa sono?".
"Queste le chiamiamo scatole usa e getta. Ognuna contiene 4 parole. C'è qualche ripetitizione ogni tanto, ma non troppe. Il bello è che non sai mai cosa ti capita".
"Quanto vengono?"
"Cinquanta centesimi l'una".
"Ne prendo una", disse la ragazzina. Diede il suo dollaro alla donna e prese cinquanta centesimi di resto. La donna le allungò la scatolina. Sembrava che non avesse peso. "Com'è leggera...", esclamò la ragazzina.
"Le parole sono piume", disse la donna. "Più pulite, però".
Sbuffò, lanciando un'occhiata verso la finestra che dava sulla strada.
La ragazzina uscì in strada sotto il sole con la sua nuova scatolina di parole. Non vedeva l'ora di aprirla, perciò la spacchettò subito e trovò - Niente. Si guardò attorno, sentendosi perduta e in qualche modo, pensò, svuotata. Era terribilmente, dannatamente, profondamente infastidita. Tornò nella paroleria a passo di marcia e sbotto: "Questa scatola è vuota!".
"Quelle erano le tue quattro parole", disse la donna, facendo un bel sorrisone. "Ti è andata bene con quella scatola".
La ragazzina stupefatta rimase a bocca aperta per un istante.
"Qui dentro non c'è niente", aggiunse.
"Adesso no", rispose la donna. "Perchè le hai appena usate. Vuoi un'altra scatola usa e getta? Ti restano ancora cinquanta centesimi".
"Sì, la voglio". La ragazzina le allungò i cinquanta centesimi e corse fuori come la volta precedente. E proprio come prima, aprì subito la nuova scatola. Infuriata, gridò: "Anche questa è vuota!". E si tappò la bocca con la mano, rendendosi conto che ancora una volta si era lasciata sfuggire le sue quattro parole nuove senza fare attenzione.

Recinzioni - THE "100 MOVIES I CAN'T LIVE WITHOUT" LIST

#71 - Un uomo tranquillo
(The Quiet Man)
Un film di John Ford. Con Victor McLaglen, Maureen O'Hara, John Wayne, Barry Fitzgerald, Ward Bond, Mildred Natwick, Francis Ford, Mae Marsh, Eileen Crowe, May Craig, Arthur Shields, Charles B. Fitzsimons, James O'Hara, Sean McClory, Jack MacGowran, Joseph O'Dea. Genere Commedia, colore 129 minuti. - Produzione USA 1952.



Ex pugile statunitense con un avversario morto sulla coscienza torna nella natia Irlanda per trovare la pace e una moglie. Deve affrontare un omerico pugilato per conquistare sul campo la donna amata. Da un racconto di Maurice Walsh, sceneggiato da Frank S. Nugent su un tema non lontano da La bisbetica domata, Ford ha fatto il suo 1° film in cui la storia d'amore è centrale con una struttura a flashback e voce narrante. Smargiassa e nostalgica, è una commedia armoniosa ricca di passaggi umoristici e di vigore nelle cadenze di un canto d'amore per la nativa Irlanda. Affiatata compagnia d'attori in cui la disinvoltura è pari al brio. 2 Oscar: regia e fotografia (W.C. Hoch, A. Stout).

Recinzioni - THE "100 MOVIES I CAN'T LIVE WITHOUT" LIST

#72 - The Blues Brothers
Un film di John Landis. Con Dan Aykroyd, John Belushi, Kathleen Freeman, James Brown, Henry Gibson, Carrie Fisher, Cab Calloway, Ray Charles, John Candy, Aretha Franklin, Charles Napier. Genere Commedia, colore 130 minuti. - Produzione USA 1980.



Per impedire la chiusura della loro vecchia scuola, due fratelli organizzano un concerto. Combinano tanti guai che l'intera polizia di Chicago si mette a inseguirli a piedi, in auto, a cavallo, in elicottero. Un classico della nuova comicità demenziale, un film di culto per i fan di Belushi. Anche l'orecchio ha la sua parte con molti divi del Rhythm and Blues, da Ray Charles a Cab Calloway e Aretha Franklin. Scritto da Landis con D. Aykroyd e costato 27 milioni di dollari, è basato su una coppia di personaggi popolari nella trasmissione TV Saturday Night Live. Tra gli ospiti di passaggio i registi Frank Oz e Steven Spielberg e l'ex fotomodella Twiggy.

in esclusiva su Meltin'Minds: la sessuologa in fattanza!

Affinità e divergenze tra il compagno Togliatti e noi

Buongiono a tutti,

oggi eseguiremo un'analisi comparata tra il video di Aphex Twin "Come to daddy" e il video dei Justice "Stress".
Inizierei la nostra analisi con una premessa, necessaria ma non sufficiente, ad evitare il mio linciaggio musical-ideologico-de gustibus disputandum est: Come to daddy è un capolavoro. Fatte le premesse riguardando i limiti della ricerca esporrò qui l'ipotesi che andremo a verificare:

HP 1 Il video dei Justice è più che liberamente ispirato da quello di Aphex Twin.

Divideremo lo scritto in 3 micro parti: 1 lo scenario, 2 i soggeti protagonisti, 3 le inquadrature.

1 LO SCENARIO

In entrambi gli oggetti di studio, l'ambientazione proposta è definibile come post-moderna. La verticalità dei palazzi berlinesi (Aphex Twin) e parigini (Justice) rimanda ad uno scenario post urbano decadente. Le inquadrature che seguono le linee verticali dei palazzi, che danno respiro all'inizio nelle due realizzazioni, ricordano quelle di burtiana memoria in Batman (massima espressione della filmografia postmoderna).


Due immagini estratte
da Come to daddy











Una delle riprese in apertura di Stress
















2 I SOGGETTI PROTAGONISTI

I soggetti dei due video sono due "sciami". Con la dicitura sciami si intendono gruppi di ragazzini violenti che girano per la città con la volontà di attuare atti vandalici senza valide motivazioni.

Nel caso di Aphex Twin lo sciame è composto da bambini di età inferiore a quelli ripresi del video dei Justice.

Come to daddy









Stress




3 LE INQUADRATURE

L'inizio delle movenze che lo sciame assume sono simili in entrambi i casi:

- camminata di gruppo;
- uso dei bastoni;
- intruso che li guarda, li osserva ed esprime la propria disapprovazione,
- danneggiamento di un'auto;
- risse.

Molte delle inquadrature sono simili:




Come to daddy


















Stress










COME TO DADDY - APHEX TWIN







STRESS - JUSTICE






sabato 17 maggio 2008