domenica 25 maggio 2008

Io ci sarò



Sempre ottimi i reportages di Repubblica, ormai anni luce distante dal piattume corrierista.
Oggi più che mai. Scrive Attilio Bolzoni:

"La guerra di Napoli si vincerà o si perderà in questo maledetto ultimo chilometro che stiamo attraversando nella tregua dei combattimenti. È la strada che porta alla cava di tufo nelle mani dei ribelli della monnezza, da una parte c'è l'Italia con le sue leggi e dall'altra c'è la sacca di Chiaiano. Siamo di là, oltre le barricate."

Prosegue il superbo D'Avanzo:

"In gioco, a questo punto, non è soltanto la soluzione della lunga e ormai (per tutti) incomprensibile catastrofe dei rifiuti napoletani, ma la pubblica sfida lanciata da Silvio Berlusconi, la credibilità del cipiglio decisionista scelto, all'esordio, dal governo. E' come se il più che decennale ciclo della crisi dei rifiuti napoletani sia precipitato in un unico luogo, lungo un chilometro, dove si fronteggiano lo Stato e un quartiere. Uno Stato sostenuto dall'indiscutibile consenso di chi, al nord come al sud, a destra come a sinistra, chiede che questo crescendo di egoismi sociali e di autolesionismo pubblico finisca una buona volta - costi quel che costi - e una comunità che può diventare, nelle prossime ore, icona dell'opposizione a una "democrazia della forza" e non della partecipazione; simbolo nazionale di "resistenza" a una classe politica inetta e autoritaria, incapace di trovare nell'arco di quattordici anni soluzioni efficaci e condivise.

Tra l'uno e l'altro, tra lo Stato e quel quartiere, non c'è più alcuna forma di conciliazione. C'è soltanto il deserto degli sconfitti; lo sbaraglio di ogni mediazione politica, sociale, istituzionale; l'assenza di ogni fiducia nella cooperazione. Il sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, che dovrebbe essere "Stato" con i cittadini e "cittadino" con lo Stato, non ha alcuna plausibilità né con i suoi cittadini né con lo Stato che dovrebbe rappresentare. Il governatore della Regione, Antonio Bassolino, giudicato ormai da queste parti alla stregua di un "dittatore africano", è preoccupato soltanto del suo destino politico in nome del quale si è felicemente abbarbicato al nuovo governo nella speranza di traghettare se stesso fino alle elezioni europee del 2009. La dissipazione di ogni capitale sociale, l'assenza di ogni traccia di radicamento nel territorio, l'evaporazione di ogni ruolo della politica che, sola, avrebbe potuto garantire quel "patto territoriale" - che sta alla base degli insediamenti di una discarica o di un impianto - chiudono il fallimentare bilancio."


Sono contento di partecipare, sia pure solo con la cronaca e la testimonianza diretta, a questo delicatissimo momento storico. Essere qui, esserci adesso. Non è solo un modo di dire, per sentirsi apposto con la coscienza (critica), ma è anche un impegno con sé stessi. Pur nella mia parziale visione dei fatti, e nella mia mediocrità, sono contento: un giorno, rileggere queste cronache e rileggersi, sapere che in questo momento "c'ero". Teniamoci in contatto con la realtà.

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