martedì 27 maggio 2008

YouPogrom.


(ATTENZIONE: le immagini posso impressionare anche un pubblico adulto)

Case in fumo, bimbi che chiedono aiuto, rom che dicono ciao italiani, ci rivedremo presto, sono i protagonisti dei loro disegni. Gli alunni - tutti tra i 9 e gli 11 anni - dell’Istituto comprensivo San Giovanni Bosco di Ponticelli (Napoli) stanno discutendo da giorni su quanto accaduto solo a pochi metri dalle finestre delle loro aule e attraverso temi e disegni hanno provato a raccontare cosa hanno provato nei loro cuori di bambini in quelle ore. In generale, con la parola pogrom si intendono le azioni violente contro la proprietà e la vita di appartenenti a minoranze politiche, etniche o religiose. Ne avete visto mai uno in diretta, ripreso dalla telecamere, con tanto di folla esaltata che applaude? Io sì. Su Internet ne circolano tanti, dai titoli emblematici: "Napoli vs. Rom"; "Ponticelli is Burning", "Ponticelli si ribella", i più quotati.


Scrive Giuseppe D'Avanzo su Repubblica: "I napoletani appaiono oggi - come incoraggia la cultura plebea che li sovrasta - irresponsabili, privi di speranza, senza alcuna identità da proteggere o passione civica da coltivare, senza alcuna aspettativa da condividere con gli altri, senza alcuna prospettiva di guardare il mondo. O, al mondo, di raccontarsi per trovare almeno una ragione alla sua catastrofe e - quindi - una possibile cura per rimettersi in piedi."

Forse i bambini della scuola media di Ponticelli, la generazione del futuro, avranno visto quei video su Youtube. Si saranno costruiti un'opinione. «Hanno fatto bene – ha scritto il piccolo Giuseppe in un tema – visto che non se ne sono andati con le buone, abbiamo dovuto usare le maniere forti». E' l'idea anche del piccolo Ugo: «Non siamo razzisti, ma loro si sono preso troppo la mano e quindi noi abbiamo dovuto incendiare (appicciare nel testo, ndA) i loro campi».

Immergi le mani in quest'inferno anche per cercare traccia di ciò che non lo è, per dargli spazio e farlo durare: non ci riesci. Ciao italiani, ci rivediamo presto.

1 commento:

Federico ha detto...

mi chiedo se, di fronte a questo marasma che non accenna ad arrestarsi, non sia forse meglio prendere un attimo le distanze, fare un po' di spazio, recuperare il fiato...
e invece di buttarsi a capofitto nel commentare e contrastare il fenomeno, nell'interpretarlo e nel cercarne le corna da afferrare, non sia invece meglio limitarsi a raccoglierne tutti i cocci e a descriverli, uno ad uno, per quello che sono..
forse non è ancora il momento per capire cosa davvero sia succedendo, ed è una sfida troppo dura anche per un paleontologo cercare di interpretare la struttura di questo mostro che spunta dal sottosuolo soltanto da quei pochi resti di ossa affiorati che sono le notizie di cronaca quotidiana.
forse, tra qualche tempo, l'immagine si farà più chiara...
nel frattempo, da bravi paleontologi, possiamo soltanto archiviarne i reperti e descriverli per quello che sono: piccoli frammenti di ossa, che non contengono in sè alcuna rappresentazione dell'intero corpo de mostro.
Forse....
O forse è davvero come un cristallo, in cui ogni molecola ha la stessa struttura dell'insieme...
Ma dovessi fidarmi delle metafore - come a volte è utile fare - non mi sentirei di considerare questa (ennesima) deformità della storia come un cristallo. Del cristallo, di certo, non ha la trasparenza. E nemmeno la durezza...