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lunedì 19 aprile 2010

eccoci

accolgo l'appello di manu e vi invito a leggere il primo di una lunga serie di post politici che seminerò sul blog di Miciap

baci a tutti!

Neofascisti a Milano:

legittimazione o impotenza ?

martedì 15 settembre 2009

da "Lo straniero", giugno 2009

il testo che leggerò la sera del 2 ottobre alla Scighera per la festa di presentazione di Miciap.


Sette peccati capitali e una virtù

di Giorgio Fontana

Anestesia

Milano é una città anestetica – nel senso che é contraria all’esperienza sensoriale. Di cosa sa Milano? Mistero. Sappiamo di cosa sa Marsiglia, di cosa sa Roma, di cosa sa Praga. Invece Milano non ha un odore identificante. Puzza quando lo smog supera i livelli di guardia, ma puzza appunto di smog, come ogni altro smog: non ha fragranza, non ha profumo, non una nota peculiare.

E ancora, qual é il colore identificante di Milano? Si potrebbe dire una sorta di grigio diffuso, ma non é esatto. Una sera di giugno – una bella sera luminosa e calda – un’amica ha cercato di arrivarci. Ha cercato di isolare la sfumatura esatta di questa città: ma non ce l’ha fatta. C’é qualcosa di eternamente indistinto nel modo in cui si fa esperienza a Milano, qualcosa che non confonde tanto i sensi quanto li inganna. Udito, gusto, odorato, tatto...di strato in strato, Milano sembra progressivamente perdere il suo desiderio di farsi percepire.

Velocità

Il luogo comune del milanese che cammina al doppio della velocità é molto più che realistico. Milano é una città veloce perché abituata a divorarsi – perché il fare è costantemente più importante del fatto. A Milano, per metterla con un esempio banale, ci sono pochissime panchine. La realtà non ha tempo di essere contemplata: deve continuamente prodursi e riprodursi.

Insomma, mi ha sempre dato l’impressione di un luogo di mezzo, di un porto dove difficilmente si ha voglia di mettere le radici. Dove si sta per necessità e abitudine, più che per vero amore: sospinti a un moto informe che non differisce dalla stasi.

Avarizia

Lo splendore è una categoria urbana ben precisa. Le città splendide si offrono attraverso verticalità e orizzontalità: in un certo senso, è come se fornissero continuamente luoghi dove ci si sente al centro del cosmo. Una sensazione del genere a Milano è impossibile. Milano riflette la sua avarizia nell’assenza di splendore, o meglio – nella sua continua necessità di celare la bellezza. Le corti del centro storico sono quasi sempre sbarrate dai portoni di legno: non c’é equità nemmeno nel bello, a Milano: nemmeno nella sua forma più immediata e popolare. L’occhio è costretto a mendicare per avere un frammento di giardino, un vecchio pozzo, uno scorcio di ringhiera.

A Milano, il flaneur può essere solo un perverso, o un individuo che cerca di andare disperatamente sotto il velo delle cose. (ecco perché, mi viene da aggiungere, ci sono stati e ci sono attualmente così tanti scrittori a Milano).

Crudeltà

Una sera, nei dintorni di Lambrate, il mio amico Marco è esploso. Ha cominciato ad agitare la testa e le mani come ha voler fare a brandelli l’aria circostante, o a nuotare in un’acqua che lo stava soffocando. “Ma che vita è” diceva. E la sua vita era questa: un lavoro più o meno odiato e più o meno precario, qualche amico visto di rado, un’interminabile quantità di spazi vuoti. Niente di più terrificante, eppure. “mi sembra di impazzire” diceva, “e non capisco. mi sembra di essere dietro a un vetro e non riuscire a cogliere niente. Questa città ti fa sopravvivere quanto le basta per averti, e niente di più.”Ecco il tipo di crudeltà esercitata da Milano: sottile, esteriormente invisibile, ma interiormente devastante. Se non avete una rete sociale di un certo tipo, che proviene generalmente dagli anni studenteschi, siete spacciati. Se non avete un amore straordinario o un lavoro che vi gratifica, è la fine. Milano non vi concederà un solo angolo: non ha zone dove ripararsi quando piove, e non ha spazi dove fermarsi a tirare il fiato. Vi costringe continuamente a tenere i pugni alzati, ben piazzati ad altezza del volto, e non esiterà a tirarvi sul fondo se date cenno di affogare.

Immaterialità

Le città contemporanee sembrano viaggiare sempre più verso una dimensione immateriale: attività finanziaria, dati, internet, relazioni, non-luoghi eccetera. Milano, fra tutte le città e soprattutto fra le città italiane (così ricche di storia, che spesso questa viene eretta a giustificazione del tutto), è la più immateriale. La più inconsistente. Fondata com’è sull’attività e l’informazione, sulla rapidità di scambio e sul lavoro, deve per forza trascurare l’aspetto materiale: deve trascurare se stessa in quanto la sua materialità è un obbligo, ciarpame che va sbrigato il prima possibile – o utilizzato per fare bella figura secondo i suoi canoni. Forse anche per questo fotografare Milano è un’impresa strana e complicata. Fotografare una città significa due cose: coglierne gli aspetti più eclatanti oppure gli aspetti più segreti. Nel primo caso la foto ha una valenza quasi turistica, nel secondo sfiora quella documentaria. Ora, Milano non ha la possibilità di fotografie eclatanti. Mancando di splendore non offre alcuna prospettiva da cui partire per un’immagine memorabile. Il Duomo è talmente rinchiuso che alla peggio si può fotografarne la facciata – e allora? Mancano gli spazi. Manca un fiume che tagli la città e ne offra un quadro classico o anche solo retorico (Praga, Parigi...). Milano è priva degli spazi necessari per una fotografia essenziale. Al contrario, l’immagine documentaria si trova perfettamente a suo agio: fin troppo. (ovunque si possono trovare spunti). Da un estremo all’altro: e nel mezzo rimane questa sorta di vacuo nulla, di biancore dove si galleggia più che muoversi. Paradossalmente, pur essendo una città realista Milano è anche una città immateriale e anestetica.

Individualismo

Milano è un luogo individualista, rigorosamente fondato sull’interesse personale o tutt’al più (ma sempre meno) familiare. La conseguenza più diretta di questo atomismo sociale è la sua incapacità di gioire. Milano non gioisce mai come città, non sa trasmettere il suo senso globale, il suo battito e respiro. Non esiste alcun periodo di felicità urbana a Milano: non una festa che faccia da livellatore sociale, non un posto dove ognuno si possa riconoscere. L’offerta culturale è quasi sempre a buon livello, ma invita a una fruizione individualistica o per gruppetti già formati.


Antifuturismo

Qui esplose, cento anni fa, il movimento futurista. Oggi Milano è la città dove il futuro è diventato una variabile una variante insignificante del presente, dove la tanto decantata velocità si rattrappisce su se stessa. Uscita mutilata dalla guerra, capitale impossibile del sud Europa durante la ricostruzione, Milano è stata stroncata dalla metamorfosi edonista degli anni ’80 – di cui Tangentopoli è soltanto una sorta di culmine immorale. Da allora il futuro è negato nel senso più reciso del termine: finché mi va bene ora, tutto okay, altrimenti fottetevi.

Il diavolo dormiente

Ma ecco finalmente la virtù. Nel suo libro Il crollo delle aspettative, Luca Doninelli scrive che nel petto di Milano ancora dorme un diavolo. Perchè Milano è anche il luogo delle 5 giornate: una città irredenta, una città fondamentalmente restia a cedere del tutto. E’ paradossale che una virtù sia impersonata da un demonio, ma da un luogo del genere non ci si può aspettare nulla di meno. Dove si sente allora l’artiglio del diavolo?Innanzitutto, io credo, nella complessità. Tempo fa mi domandavo perchè uscissero così tanti libri su Milano. E mi domando ora perchè anche a me sembri necessario scriverne. La risposta è una soltanto: al di là dei suoi peccati Milano è una città estremamente complessa, e non può essere ridotta alla sua immagine di “capitale della moda”. Questo è il lato manifesto e sempre più presente. Ma c’è anche un lato nascosto. Ad esempio: Milano è probabilmente la città più multiculturale d’Italia. E’ la città che probabilmente offre più lavoro. E’ la sola città che può mirare a essere davvero internazionale. Per molti versi è una delle città più oneste: è crudele, sì, ma non mente quasi mai: tutto il male che può fare lo si scopre nel giro di qualche giorno, e difficilmente colpirà alle spalle. E’ un luogo dove c’è ancora la possibilità di fare, concretamente, qualcosa. E ha una trama fittissima di sottoculture, che attendono solo di essere scoperte. Ma l’artiglio del diavolo si sente anche nei dettagli più semplici. Nel girare in bici una domenica d’aprile lungo il Naviglio della Martesana: nelle ultime trattorie a Sud d’inverno, a darci dentro con riso e vino: nell’ammirare la periferia dall’alto del Monte Stella, con un paio di birre e le mani in tasca, d’estate. Qui dorme il diavolo. La materialità di Milano, del tutto negata nel centro, esplode violentemente ai margini – nei nuovi quartieri dove la vita si rintana e cerca di ripararsi, di reinventarsi. Uscite da quella fottuta cerchia dei Navigli. Andate in Bovisa. Andate nei dintorni di via Padova, andate a bervi una birra a 2 euro e 50 alla bocciofila Caccialanza. Andate al Giambellino.Andate ad ammirare la storta armonia dell’oltre-circonvallazione. Fate qualsiasi cosa, ma cercate, frugate: muovetevi. In questa città troppe scelte storiche hanno condannato la bellezza a una condizione marginale dell’esperienza urbana. Ma è ancora possibile dire no, e rimettere la bellezza in circolo. Qualunque essa sia. Alla fine delle parole, mi accorgo che Milano è inchiodata proprio a tale condizione: al suo lato manifesto e al suo volto nascosto che ci impedisce di abbandonarla, che ci invita a provare ancora fiducia. Perchè Milano è, dopotutto, anche questo. La città dove dorme un diavolo. E io aspetto con ansia il suo risveglio.

venerdì 4 settembre 2009

E' lei o non è lei????

lunedì 10 agosto 2009

Sono sempre i migliori a fare i coglioni

LO RICORDEREMO SEMPRE COSI'




P.S. La cotta di maglia era vera e pesava 30 chili... povero Fra

venerdì 26 giugno 2009

siamo ONLINE !

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la rivista a cui lavoro da un anno (come copy editor e bestia da soma) finalmente é online !

check it out !

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mercoledì 27 maggio 2009

Family Guy.


Stasera c'era una "maratona" dei Griffin (Family Guy) al cinema Mexico. La sesta serie - inedita in Italia - proiettata senza interruzioni, gratuitamente. E' stato, e lo dico senza amarezza, uno spettacolo sconcertante. Non tanto per il cartone animato in sé, abbastanza anonimo in realtà - premetto di non essere mai stato un suo fan - quanto per il pubblico in sala. Ero con amici in mezzo a trecento o più persone, in coda per entrare, e ho potuto intuire il tipo di target lì radunato: quasi tutti giovani, età media tra i venti e i trent'anni, di tendenza sicuramente sinistrorsa, visi intelligenti e sarcasticamente scazzati di chi sa di essere intelligente in una città-che-non-ti-merita. Insomma una fetta di società che, in quel momento, praticava allegramente e con spensieratezza la sua "resistenza culturale" al sistema. Vi dicevo dello sconcerto: ma sì, speravo che la famigliola americana ritratta con cotanto squallore fosse anche portatrice di messaggi interessanti, scomode intuizioni, battute sagaci come quelle dei Simpson. Invece l'anticonformismo cittadino applaudiva, senza nemmeno un secondo di tregua, un prodotto seriale volgare ed estenuante, quasi asfissiante nel suo montaggio zeppo all'inverosimile di flashback inutili, che avevano il solo scopo di superare la misura di grottesco che la platea già s'attendeva. Un continuo "dare di gomito" col vicino di posto; un ossessivo: "io li adoro!" che veniva gracchiato di bocca in bocca. Un ridere amaro della propria impotenza culturale mentre sullo schermo scorrevano, in rapida successione: Madre Teresa di Calcutta, la guerra in Iraq, la sodomia, l'automutilazione, le torture di Abu Graib. Tutto in un flash. O meglio, in uno sputo, uno scatarro. Come vuole la logica dell'epoca. Chi più ne ha: non a caso il produttore è la qualunquista Fox di Murdochiana proprietà, che ricicla e/o clona i suoi prodotti, tanto è sicura di trovar fessi che li eleggano a cult. E intanto la "resistenza" cittadina si sganascia e applaude. 
Poi lo chiamavano "Veltrusconi", le anime belle. 

giovedì 23 aprile 2009

sabato 7 marzo 2009

domenica 1 marzo 2009

venerdì 13 febbraio 2009

Ministri live @ Magnolia - 5 feb 2009


NOOOON MIIIII COOOONVIEEEEENEEEEEE....PUNTAAAAAREEEE IN AAAALTOOOO!

mercoledì 4 febbraio 2009

Cara Milano mia

La Fata che mi rallegra la vita da quando son nato è lanosa,furba,amante dei cani bolliti,stanotte m'è venuta in sogno e m'ha detto una parola elementare ma saggia: "Amami".
Per Milano piovevano preghiere pie e calme,la mia malinconia si è allagava piano di foglie gialle di autunni passati,quando lei si è chinata su di me e mi ha baciato: "Sei un cane arancione che mi fa senso,ma mi piaci lo stesso".
Così,cara città mia,tu hai perfettamente ragione a sostenere che il soldo pesa più dell'Anima,ma pure io ti rispondo che anche i Poeti hanno il loro bravo stipendio degli dèi: pane,aglio e chiacchere fosforescenti. Così si mangia lo stesso e si tira avanti la carretta non c'è male.
Certo,cara città mia,che nessuno crede più in niente e nessuno,ma almeno l'Amore qualcuno dovrebbe pensarci a salvarlo,o forse semplicemente è meglio che nessuno si preoccupi perchè tanto è Lui che salva noi. Così Roberto Longhi è un direttore è un direttore di una lunga catena di supermercati di buone azioni,Mauro Sinigaglia è protetto dalla Madonnina in persona. Icaro Ravasi è presidente di una banca di belle canzoni felici.
Così,cara Milano mia,ricordati dei Poeti che ti elogiano per niente se non per Bellezza e ti vogliono un bene dell'anima senza mai chiedere niente in cambio. Solo che qualche passante si fermi,prenda qualche piccolo libro e se lo porti a casa come un prezioso cielo stellato che soltanto tu,cara città mia,hai così pieno di santi,di peccatori,di belle donne e di artisti così coraggiosi e spericolati da affidare le loro Speranze solo al tuo vecchio grande cuore.
( D'Ambrosio Angelillo, "Ogni cuore è un enigma"#
Piccola Casa Editrice Acquaviva
http://www.dambrosioangelillo.it/ )
E date un occhio anche a questo blog,se v'interessa...http://soldatorock.blogspot.com/

sabato 31 gennaio 2009

alfredo jaar a proposito del cox

“Il divario tra la cultura italiana e la situazione attuale è scioccante e aumenta di giorno in giorno.Questo vuoto è causato da numerosi problemi strutturali, come l'assegnazione politica di posizioni culturali che vengono rimpiazzate da ogni nuovo governo. In queste circostanze la continuità e la profondità dell'impegno sono impossibili.Un altro problema che non si riesce ad affrontare è la mancanza di musei d'arte contemporanea e di istituzioni simili, completamente dedicati alle arti visive e alla cultura. Se paragonati per esempio a quelli di Germania, Francia o Spagna, i numeri dell'Italia sono incredibilmente miseri. Questo è davvero drammatico e assurdo.Ciò ha penalizzato enormemente la visibilità nel mondo degli artisti e degli intellettuali italiani, che sono costretti a emigrare.Di fronte a un panorama talmente triste e desolato, gli artisti e gli intellettuali italiani sono stati costretti ad affrontare in prima persona questo impellente argomento. È una questione di pura sopravvivenza.È così che sono nati luoghi come Cox 18. Creati da artisti e da intellettuali per artisti e intellettuali, sono gli spazi culturali più generosi delle città e hanno un ruolo fondamentale di cui non si fa carico nessun'altra istituzione. Sono spazi aperti, liberi, multidisciplinari e democratici. Cox 18 è un centro sociale storico che ospita anche la libreria Calusca e l'Archivio Primo Moroni. Cox 18 e altri spazi, come per esempio la Casa degli Artisti, hanno un'importanza vitale per la sopravvivenza della cultura italiana. Una cultura viva deve essere creatrice e Cox 18 crea cultura, la condivide con tutti i milanesi e gli italiani. La protegge. La accudisce con tenerezza. La cultura è la sua raison d'être.Cox 18 è uno spazio di speranza.Oggi si trova sotto l'assedio di un governo autenticamente fascista, che non capisce il termine cultura. Che non riconosce la cultura come elemento fondamentale della vita.La mia opera artistica non esisterebbe senza Gramsci, Pasolini o Ungaretti. Quando ho creato il mio progetto pubblico Questions, Questions per le strade di Milano, stavo rendendo partecipi i milanesi delle mie paure in merito alla cultura italiana. L'attuale realtà di Cox 18 e di altri spazi simili sono una drammatica conferma di questi timori.Milano si deve mobilitare per fermare questo crimine. Perché si tratta di un crimine vero e proprio, perpetrato davanti ai nostri occhi increduli. Ci sono già stati fin troppi delitti. Ora basta. La cultura italiana si merita di meglio”.

venerdì 28 novembre 2008

Gente di una certa classe...

Il lavoro può soddisfare qualche sfizio... l'altro giorno sono andato nella sede di SKY Italia a Milano per intervistare un paio di responsabili IT...e poi... oltre a conoscere il responsabile della programmazione Porno della pay per view (ricorda molto Tinto Brass) ho visitato anche gli studi televisi e la sala di controllo programmazione... spaziale!!!
Qui sotto sono nello studio del programma di SKY sport dedicato alla Champions League... che emozione...là dove i mitici Rossi, Vialli e Caressa stuzzicano l'appetito del tifoso e dove Ilaria D'Amico stuzzica in altro modo con le sue scollature...

martedì 11 novembre 2008

saviano continua


Non ho ancora deciso che genere di posizione prendere rispetto a questa iniziativa.
Abbiamo due movimenti contrastanti:

- Banalizzazione, attraverso l'iconografia pop, di un messaggio molto più complesso. Saviano non è un eroe è un uomo. Il processo di santificazione va a scapito della sua causa. Più è un eroe, più la sua impresa diventa irraggiungibile e più la lotta alla mafia viene spostata verso entità superiori.
Quello che mi irrita del discorso mediatico su di lui è l'accento posto sull'eccezionalità del suo gesto. Per carità, non dico che non bisogna dargliene merito, ma la vera lotta alla mafia parte dalla nostra quotidianità. La lotta alla mafia è non cercare scorciatoie, non chiedere favoritismi, non cercare di gabbare il sistema. La lotta alla mafia è non avere paura di dire di no e rispettare la legge anche se non si è concordi, è affermare le proprie ragioni seguendo le regole e la legge.
Non sono contraria al messaggio in se, ma mi chiedo non sarebbe meglio un altro modo?


- Sensibilizzazione: è indubbio che attiri l'attenzione. Questo genere di azioni servono a mantenere Saviano in vita, non appena la fugace attenzione mediatica nei suoi confronti scema, lui è un uomo morto.

Ora la domanda è una: può un linguaggio come lo stickering, che riprende le regole scritte e non della pubblicità (serialità, astrazione, iconizzazione) che svuotano il senso, farsi veicolo di un messaggio così importante?
La spettacolarizzazione può lanciare messaggi complessi e non intaccarne la profondità?





venerdì 31 ottobre 2008

da 'Scatole d'amore in conserva' F.T.MARINETTI


O Duomo di Milano!Io ti ho spaventato/sfiorando con la mia ala di gabbiano/i tuoi scoscendimenti mostruosi/di secolare scogliera.../Io sono,dici,un milanese che va troppo in fretta./E' infatti la tua tenerezza sbigottita/che colora di giallo e di rosso e di nero/e di verde e di bianco/la pelle trasparente delle tue vetrate camaleontiche./Sono io che ti irrito,ogni sera,lanciando/la palla del mio cuore più in alto/della tua madonnina dorata!/O piovra smisurata dai tentacoli bianchi,/tu tremi al sentir stringere intorno a te/la vastissima rete delle rotaie scintillanti/con tutti i loro tranvai,anelli multicolori/che la sera s'adornano/d'alghe verdi e di coralli.../Tu piangi sulla tua sorte,/cattedrale arenata in mezzo al chiasso tumultuoso/della più grande stazione del mondo?.../Ah!Ah!Verrà il giorno/- i milanesi ne sono capaci! - / in cui si potrà costruire un treno colossale,/tratto da una gigantesca locomotiva,/per riportarti in paradiso,/donde tu fosti spedita,in altri tempi,/dai Fratelli Gondrand*...[*n.b.4 fratelli francesi che nel 1866 fondarono a Milano la ditta di trasporti "Fratelli Gondrand", e nel 1902 la "Gondrand Ltd." a Briga, Svizzera.]

lunedì 6 ottobre 2008

Street art... something new

Ciao a tutti,
è inutile che mi metta a parlare dell'annosa questione se la street art sia una forma d'arte o solo vandalismo... La mia posizione è stra nota...

Comunque a Milano sono comparse delle cornici intorno ad alcune opere, le targhe apposte lì vicino dicono "Selected for Street Museum".
Ho fatto un pochino di ricerche e a quanto pare sta per nascere un museo virtuale legato alla street art italiana: check this out.








lunedì 8 settembre 2008

martedì 1 luglio 2008

The Mojomatics live @Miami 2008





Fin dalle prime schitarrate iniziali e dagli occhiali scuri, i mojomatics ricordano molto i Beatles emergenti che giravano i night club in quel di Amburgo sfogando la loro cattiveria e la loro energia con del vero rock ‘n’ roll. Figo potreste dire… in realtà questa loro peculiarità li costringe a restare dentro a precisi schemi sia musicali, sia di stile, sia di immagine, che purtroppo ne limita un po’ le qualità e li rende un po’ troppo ripetitivi.
Sono un duo… chitarra e voce, ma in realtà sul palco salgono in 3 insieme ad un bassista che sembra essere cresciuto con loro fin dai primi albori musicali… mistero. Non c’è che dire, la scenda la tengono bene e si vede che alle loro spalle ci sono moltissimi palchi solcati, ma nonostante le distorsioni e i riff che tirano fuori dai loro strumenti , sembra tutto un po’ troppo vintage e già ascoltato.
Insomma… se ve lo dice uno che ogni sera si addormenta sperando di risvegliarsi George Harrison…Ascoltateveli, però poi facciamola finita con ‘sti musicisti con i cravattini… e inventiamoci qualcosa di nuovo!

giovedì 19 giugno 2008

Radiohead live @ Arena Civica, Milano - 18/06/2008

Perché i Radiohead dal vivo sono quando…

Il pubblico si scalda piano piano durante il concerto
Ognuno ha la sua scaletta preferita diversa da tutti gli altri
Le mille luci sul palco sono il Radiohead illegittimo che non si sente
La luna piena si vede anche a Milano
Il vicino di casa che incontri in ascensore ti chiede “Ma c’era un concerto all’arena stasera?”
Il loro suono è più pulito di una formula chimica
Il pentagramma diventa troppo stretto per le note
Thom Yorke ti dice prego e non grazie
Non suonano Creep e nessuno si taglia le vene
È il primo concerto da mesi che ascolto senza un obbiettivo fotografico davanti all’occhio
La mattina dopo ti metti giacca e cravatta e prendi un treno per Sondrio

Perché i Radiohead, prima o poi, sono stati un po’ per tutti l’antistaminico della propria vita



'notte a tutti...

martedì 17 giugno 2008

The Hormonauts live @ MIAMI 2008





Strano gruppo… sono ormai vecchi, ma sembrano più giovani dei Finley e dei Sonohra messi insieme, pochi conoscono le loro canzoni, ma tutti ballano ai loro concerti, sembra che non suonino mai in giro e invece hanno tour interminabili che vanno dai grandi festival ai locali di provincia…

Il genere di riferimento è il rockabilly, una forma di rock ‘n’ roll che si diffonde negli anni ’50 nel sud degli Stati Uniti e viene suonato principalmente da bianchi (vedi Elvis e il simil ciuffo del cantante). L’obiettivo è uno solo… far ballare la gente trasmettendo pura corrente elettrica che ti scuote e trasmette buon umore.

Gli Hormonauts rivisitano questo genere in chiave più moderna sfruttando ritmiche molto più pestate e riff di chitarra semplici,ma irresistibili.

Il mix è di successo grazie allo stile del bassista Sasso Battaglia, all’umorismo del cantante Andy MacFarlane, all’imprevedibilità del batterista Matt "Pinna" De Paule e a come era conciato quel cazzo di one man band in fondo al palco…

Altre foto su artofziggy