baci a tutti!
lunedì 19 aprile 2010
martedì 15 settembre 2009
da "Lo straniero", giugno 2009
Sette peccati capitali e una virtù
di Giorgio Fontana
Anestesia
Milano é una città anestetica – nel senso che é contraria all’esperienza sensoriale. Di cosa sa Milano? Mistero. Sappiamo di cosa sa Marsiglia, di cosa sa Roma, di cosa sa Praga. Invece Milano non ha un odore identificante. Puzza quando lo smog supera i livelli di guardia, ma puzza appunto di smog, come ogni altro smog: non ha fragranza, non ha profumo, non una nota peculiare.
E ancora, qual é il colore identificante di Milano? Si potrebbe dire una sorta di grigio diffuso, ma non é esatto. Una sera di giugno – una bella sera luminosa e calda – un’amica ha cercato di arrivarci. Ha cercato di isolare la sfumatura esatta di questa città: ma non ce l’ha fatta. C’é qualcosa di eternamente indistinto nel modo in cui si fa esperienza a Milano, qualcosa che non confonde tanto i sensi quanto li inganna. Udito, gusto, odorato, tatto...di strato in strato, Milano sembra progressivamente perdere il suo desiderio di farsi percepire.
Velocità
Il luogo comune del milanese che cammina al doppio della velocità é molto più che realistico. Milano é una città veloce perché abituata a divorarsi – perché il fare è costantemente più importante del fatto. A Milano, per metterla con un esempio banale, ci sono pochissime panchine. La realtà non ha tempo di essere contemplata: deve continuamente prodursi e riprodursi.
Insomma, mi ha sempre dato l’impressione di un luogo di mezzo, di un porto dove difficilmente si ha voglia di mettere le radici. Dove si sta per necessità e abitudine, più che per vero amore: sospinti a un moto informe che non differisce dalla stasi.
Avarizia
Lo splendore è una categoria urbana ben precisa. Le città splendide si offrono attraverso verticalità e orizzontalità: in un certo senso, è come se fornissero continuamente luoghi dove ci si sente al centro del cosmo. Una sensazione del genere a Milano è impossibile. Milano riflette la sua avarizia nell’assenza di splendore, o meglio – nella sua continua necessità di celare la bellezza. Le corti del centro storico sono quasi sempre sbarrate dai portoni di legno: non c’é equità nemmeno nel bello, a Milano: nemmeno nella sua forma più immediata e popolare. L’occhio è costretto a mendicare per avere un frammento di giardino, un vecchio pozzo, uno scorcio di ringhiera.
A Milano, il flaneur può essere solo un perverso, o un individuo che cerca di andare disperatamente sotto il velo delle cose. (ecco perché, mi viene da aggiungere, ci sono stati e ci sono attualmente così tanti scrittori a Milano).
Crudeltà
Una sera, nei dintorni di Lambrate, il mio amico Marco è esploso. Ha cominciato ad agitare la testa e le mani come ha voler fare a brandelli l’aria circostante, o a nuotare in un’acqua che lo stava soffocando. “Ma che vita è” diceva. E la sua vita era questa: un lavoro più o meno odiato e più o meno precario, qualche amico visto di rado, un’interminabile quantità di spazi vuoti. Niente di più terrificante, eppure. “mi sembra di impazzire” diceva, “e non capisco. mi sembra di essere dietro a un vetro e non riuscire a cogliere niente. Questa città ti fa sopravvivere quanto le basta per averti, e niente di più.”Ecco il tipo di crudeltà esercitata da Milano: sottile, esteriormente invisibile, ma interiormente devastante. Se non avete una rete sociale di un certo tipo, che proviene generalmente dagli anni studenteschi, siete spacciati. Se non avete un amore straordinario o un lavoro che vi gratifica, è la fine. Milano non vi concederà un solo angolo: non ha zone dove ripararsi quando piove, e non ha spazi dove fermarsi a tirare il fiato. Vi costringe continuamente a tenere i pugni alzati, ben piazzati ad altezza del volto, e non esiterà a tirarvi sul fondo se date cenno di affogare.
Immaterialità
Le città contemporanee sembrano viaggiare sempre più verso una dimensione immateriale: attività finanziaria, dati, internet, relazioni, non-luoghi eccetera. Milano, fra tutte le città e soprattutto fra le città italiane (così ricche di storia, che spesso questa viene eretta a giustificazione del tutto), è la più immateriale. La più inconsistente. Fondata com’è sull’attività e l’informazione, sulla rapidità di scambio e sul lavoro, deve per forza trascurare l’aspetto materiale: deve trascurare se stessa in quanto la sua materialità è un obbligo, ciarpame che va sbrigato il prima possibile – o utilizzato per fare bella figura secondo i suoi canoni. Forse anche per questo fotografare Milano è un’impresa strana e complicata. Fotografare una città significa due cose: coglierne gli aspetti più eclatanti oppure gli aspetti più segreti. Nel primo caso la foto ha una valenza quasi turistica, nel secondo sfiora quella documentaria. Ora, Milano non ha la possibilità di fotografie eclatanti. Mancando di splendore non offre alcuna prospettiva da cui partire per un’immagine memorabile. Il Duomo è talmente rinchiuso che alla peggio si può fotografarne la facciata – e allora? Mancano gli spazi. Manca un fiume che tagli la città e ne offra un quadro classico o anche solo retorico (Praga, Parigi...). Milano è priva degli spazi necessari per una fotografia essenziale. Al contrario, l’immagine documentaria si trova perfettamente a suo agio: fin troppo. (ovunque si possono trovare spunti). Da un estremo all’altro: e nel mezzo rimane questa sorta di vacuo nulla, di biancore dove si galleggia più che muoversi. Paradossalmente, pur essendo una città realista Milano è anche una città immateriale e anestetica.
Individualismo
Milano è un luogo individualista, rigorosamente fondato sull’interesse personale o tutt’al più (ma sempre meno) familiare. La conseguenza più diretta di questo atomismo sociale è la sua incapacità di gioire. Milano non gioisce mai come città, non sa trasmettere il suo senso globale, il suo battito e respiro. Non esiste alcun periodo di felicità urbana a Milano: non una festa che faccia da livellatore sociale, non un posto dove ognuno si possa riconoscere. L’offerta culturale è quasi sempre a buon livello, ma invita a una fruizione individualistica o per gruppetti già formati.
Antifuturismo
Qui esplose, cento anni fa, il movimento futurista. Oggi Milano è la città dove il futuro è diventato una variabile una variante insignificante del presente, dove la tanto decantata velocità si rattrappisce su se stessa. Uscita mutilata dalla guerra, capitale impossibile del sud Europa durante la ricostruzione, Milano è stata stroncata dalla metamorfosi edonista degli anni ’80 – di cui Tangentopoli è soltanto una sorta di culmine immorale. Da allora il futuro è negato nel senso più reciso del termine: finché mi va bene ora, tutto okay, altrimenti fottetevi.
Il diavolo dormiente
Ma ecco finalmente la virtù. Nel suo libro Il crollo delle aspettative, Luca Doninelli scrive che nel petto di Milano ancora dorme un diavolo. Perchè Milano è anche il luogo delle 5 giornate: una città irredenta, una città fondamentalmente restia a cedere del tutto. E’ paradossale che una virtù sia impersonata da un demonio, ma da un luogo del genere non ci si può aspettare nulla di meno. Dove si sente allora l’artiglio del diavolo?Innanzitutto, io credo, nella complessità. Tempo fa mi domandavo perchè uscissero così tanti libri su Milano. E mi domando ora perchè anche a me sembri necessario scriverne. La risposta è una soltanto: al di là dei suoi peccati Milano è una città estremamente complessa, e non può essere ridotta alla sua immagine di “capitale della moda”. Questo è il lato manifesto e sempre più presente. Ma c’è anche un lato nascosto. Ad esempio: Milano è probabilmente la città più multiculturale d’Italia. E’ la città che probabilmente offre più lavoro. E’ la sola città che può mirare a essere davvero internazionale. Per molti versi è una delle città più oneste: è crudele, sì, ma non mente quasi mai: tutto il male che può fare lo si scopre nel giro di qualche giorno, e difficilmente colpirà alle spalle. E’ un luogo dove c’è ancora la possibilità di fare, concretamente, qualcosa. E ha una trama fittissima di sottoculture, che attendono solo di essere scoperte. Ma l’artiglio del diavolo si sente anche nei dettagli più semplici. Nel girare in bici una domenica d’aprile lungo il Naviglio della Martesana: nelle ultime trattorie a Sud d’inverno, a darci dentro con riso e vino: nell’ammirare la periferia dall’alto del Monte Stella, con un paio di birre e le mani in tasca, d’estate. Qui dorme il diavolo. La materialità di Milano, del tutto negata nel centro, esplode violentemente ai margini – nei nuovi quartieri dove la vita si rintana e cerca di ripararsi, di reinventarsi. Uscite da quella fottuta cerchia dei Navigli. Andate in Bovisa. Andate nei dintorni di via Padova, andate a bervi una birra a 2 euro e 50 alla bocciofila Caccialanza. Andate al Giambellino.Andate ad ammirare la storta armonia dell’oltre-circonvallazione. Fate qualsiasi cosa, ma cercate, frugate: muovetevi. In questa città troppe scelte storiche hanno condannato la bellezza a una condizione marginale dell’esperienza urbana. Ma è ancora possibile dire no, e rimettere la bellezza in circolo. Qualunque essa sia. Alla fine delle parole, mi accorgo che Milano è inchiodata proprio a tale condizione: al suo lato manifesto e al suo volto nascosto che ci impedisce di abbandonarla, che ci invita a provare ancora fiducia. Perchè Milano è, dopotutto, anche questo. La città dove dorme un diavolo. E io aspetto con ansia il suo risveglio.
venerdì 4 settembre 2009
lunedì 10 agosto 2009
venerdì 26 giugno 2009
siamo ONLINE !
la rivista a cui lavoro da un anno (come copy editor e bestia da soma) finalmente é online !
check it out !
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mercoledì 27 maggio 2009
Family Guy.

giovedì 23 aprile 2009
sabato 7 marzo 2009
domenica 1 marzo 2009
Milano dice di NO!!
venerdì 13 febbraio 2009
mercoledì 4 febbraio 2009
Cara Milano mia
Per Milano piovevano preghiere pie e calme,la mia malinconia si è allagava piano di foglie gialle di autunni passati,quando lei si è chinata su di me e mi ha baciato: "Sei un cane arancione che mi fa senso,ma mi piaci lo stesso".
Così,cara città mia,tu hai perfettamente ragione a sostenere che il soldo pesa più dell'Anima,ma pure io ti rispondo che anche i Poeti hanno il loro bravo stipendio degli dèi: pane,aglio e chiacchere fosforescenti. Così si mangia lo stesso e si tira avanti la carretta non c'è male.
Certo,cara città mia,che nessuno crede più in niente e nessuno,ma almeno l'Amore qualcuno dovrebbe pensarci a salvarlo,o forse semplicemente è meglio che nessuno si preoccupi perchè tanto è Lui che salva noi. Così Roberto Longhi è un direttore è un direttore di una lunga catena di supermercati di buone azioni,Mauro Sinigaglia è protetto dalla Madonnina in persona. Icaro Ravasi è presidente di una banca di belle canzoni felici.
Così,cara Milano mia,ricordati dei Poeti che ti elogiano per niente se non per Bellezza e ti vogliono un bene dell'anima senza mai chiedere niente in cambio. Solo che qualche passante si fermi,prenda qualche piccolo libro e se lo porti a casa come un prezioso cielo stellato che soltanto tu,cara città mia,hai così pieno di santi,di peccatori,di belle donne e di artisti così coraggiosi e spericolati da affidare le loro Speranze solo al tuo vecchio grande cuore.
( D'Ambrosio Angelillo, "Ogni cuore è un enigma"#
Piccola Casa Editrice Acquaviva
http://www.dambrosioangelillo.it/ )
E date un occhio anche a questo blog,se v'interessa...http://soldatorock.blogspot.com/

sabato 31 gennaio 2009
alfredo jaar a proposito del cox
venerdì 28 novembre 2008
Gente di una certa classe...
martedì 11 novembre 2008
saviano continua

Non ho ancora deciso che genere di posizione prendere rispetto a questa iniziativa.
Abbiamo due movimenti contrastanti:
- Banalizzazione, attraverso l'iconografia pop, di un messaggio molto più complesso. Saviano non è un eroe è un uomo. Il processo di santificazione va a scapito della sua causa. Più è un eroe, più la sua impresa diventa irraggiungibile e più la lotta alla mafia viene spostata verso entità superiori.
Quello che mi irrita del discorso mediatico su di lui è l'accento posto sull'eccezionalità del suo gesto. Per carità, non dico che non bisogna dargliene merito, ma la vera lotta alla mafia parte dalla nostra quotidianità. La lotta alla mafia è non cercare scorciatoie, non chiedere favoritismi, non cercare di gabbare il sistema. La lotta alla mafia è non avere paura di dire di no e rispettare la legge anche se non si è concordi, è affermare le proprie ragioni seguendo le regole e la legge.
Non sono contraria al messaggio in se, ma mi chiedo non sarebbe meglio un altro modo?
- Sensibilizzazione: è indubbio che attiri l'attenzione. Questo genere di azioni servono a mantenere Saviano in vita, non appena la fugace attenzione mediatica nei suoi confronti scema, lui è un uomo morto.
Ora la domanda è una: può un linguaggio come lo stickering, che riprende le regole scritte e non della pubblicità (serialità, astrazione, iconizzazione) che svuotano il senso, farsi veicolo di un messaggio così importante?
La spettacolarizzazione può lanciare messaggi complessi e non intaccarne la profondità?



venerdì 31 ottobre 2008
da 'Scatole d'amore in conserva' F.T.MARINETTI
O Duomo di Milano!Io ti ho spaventato/sfiorando con la mia ala di gabbiano/i tuoi scoscendimenti mostruosi/di secolare scogliera.../Io sono,dici,un milanese che va troppo in fretta./E' infatti la tua tenerezza sbigottita/che colora di giallo e di rosso e di nero/e di verde e di bianco/la pelle trasparente delle tue vetrate camaleontiche./Sono io che ti irrito,ogni sera,lanciando/la palla del mio cuore più in alto/della tua madonnina dorata!/O piovra smisurata dai tentacoli bianchi,/tu tremi al sentir stringere intorno a te/la vastissima rete delle rotaie scintillanti/con tutti i loro tranvai,anelli multicolori/che la sera s'adornano/d'alghe verdi e di coralli.../Tu piangi sulla tua sorte,/cattedrale arenata in mezzo al chiasso tumultuoso/della più grande stazione del mondo?.../Ah!Ah!Verrà il giorno/- i milanesi ne sono capaci! - / in cui si potrà costruire un treno colossale,/tratto da una gigantesca locomotiva,/per riportarti in paradiso,/donde tu fosti spedita,in altri tempi,/dai Fratelli Gondrand*...[*n.b.4 fratelli francesi che nel 1866 fondarono a Milano la ditta di trasporti "Fratelli Gondrand", e nel 1902 la "Gondrand Ltd." a Briga, Svizzera.]
lunedì 6 ottobre 2008
Street art... something new
Comunque a Milano sono comparse delle cornici intorno ad alcune opere, le targhe apposte lì vicino dicono "Selected for Street Museum".
Ho fatto un pochino di ricerche e a quanto pare sta per nascere un museo virtuale legato alla street art italiana: check this out.



lunedì 8 settembre 2008
martedì 1 luglio 2008
The Mojomatics live @Miami 2008




Fin dalle prime schitarrate iniziali e dagli occhiali scuri, i mojomatics ricordano molto i Beatles emergenti che giravano i night club in quel di Amburgo sfogando la loro cattiveria e la loro energia con del vero rock ‘n’ roll. Figo potreste dire… in realtà questa loro peculiarità li costringe a restare dentro a precisi schemi sia musicali, sia di stile, sia di immagine, che purtroppo ne limita un po’ le qualità e li rende un po’ troppo ripetitivi.
giovedì 19 giugno 2008
Radiohead live @ Arena Civica, Milano - 18/06/2008
Il pubblico si scalda piano piano durante il concerto
Ognuno ha la sua scaletta preferita diversa da tutti gli altri
Le mille luci sul palco sono il Radiohead illegittimo che non si sente
La luna piena si vede anche a Milano
Il vicino di casa che incontri in ascensore ti chiede “Ma c’era un concerto all’arena stasera?”
Il loro suono è più pulito di una formula chimica
Il pentagramma diventa troppo stretto per le note
Thom Yorke ti dice prego e non grazie
Non suonano Creep e nessuno si taglia le vene
È il primo concerto da mesi che ascolto senza un obbiettivo fotografico davanti all’occhio
La mattina dopo ti metti giacca e cravatta e prendi un treno per Sondrio
Perché i Radiohead, prima o poi, sono stati un po’ per tutti l’antistaminico della propria vita
'notte a tutti...
martedì 17 giugno 2008
The Hormonauts live @ MIAMI 2008



