lunedì 26 maggio 2008

A for Apocalypse

Ho appena finito di vedere il film V for Vendetta.
Per chi non l'abbia visto, potete trovare la trama qui:http://en.wikipedia.org/wiki/V_for_Vendetta_%28film%29

L'ho guardato con una strana sensazione...
si vedevano scene di protesta, di repressione, di lotta di popolo, di oppressione...
Il finale era "lieto": il popolo si ribellava, abbatteva il parlamento corrotto e si apprestava a una nuova alba di libertà...

Ma cosa avrà mai fatto quel popolo - mi chiedevo - il giorno dopo la rivoluzione?
Non erano state quelle stesse persone a farsi terrorizzare, a farsi convincere, sottomettere, comandare...?
cosa ci si poteva aspettare da LORO?
LORO, NOI, il POPOLO, erano il volto dietro la maschera del potere.

Sono le paure del popolo, i suoi bisogni, le sue debolezze, le sue mancanze, la sua meschinità, la sua violenza a costituire l'ossatura su cui nasce il potere. E propio su quelle il potere costruisce la sua forma, a LORO immagine e somiglianza.
NON E' IL POTERE CHE SI DISTENDE SUL POPOLO COME UNA NUVOLA NERA, MA E' IL POPOLO CHE EMETTE NELL'ARIA LA NUBE TOSSICA DEL POTERE.
IL POTERE E' L'ARIA CHE IL POPOLO ESPIRA, E HA IL SUO STESSO ODORE.

Così è sempre stato, e così è oggi più che mai...oggi che il popolo è stato abbondantemente addestrato, addomesticato a espirare un genre ben preciso di potere.
Il biopotere di cui parla Foucault (il potere che controlla non solo la sfera della vita pubblica, ma che governa nel dettaglio ogni aspetto della vita fisica degli individui) è il prodotto di un popolo che vive di chirurgia, diete, medicina, droghe sintetiche..che manipola il proprio oragnismo come fosse un oggetto..
Non c'è alcuna speranza che un popolo obeso, ignorante e codardo come quello che abita oggi il mondo occidentale possa mai partorire una nuvola di potere che non sia altretanto (se non più) tossica di quella attuale.
Mi auguro che non ci sia una rivoluzione che dia ancora più potere al popolo. Mi auguro che il popolo non venga ancor meglio rappresentato.

Se c'è una speranza, invece, è per il popolo di un futuro che forse nemmeno vedremo.
Bisognerà cominciare presto, quando i nuovi nati saranno ancora giovani.
Bisognerà cercare di sfilarli dalle maglie dell'educazione attuale (non mi riferisco soltanto alla scuola, ma a tutto quello che costituisce la vita di un bambino/adolescente oggi: televisione, pubblicità, moda...) e dargli una possibilità di crescere come individui coraggiosi, liberi, capaci di pensiero.
spero che questo possa accadere, un giorno...
Per quanto riguarda la nostra generazione...guardiamoci intorno.
è tropo tardi, per una generazione che vive di psicofarmaci, discoteche, cultura trash, serial televisivi, populismo, ignoranza, giornali, manifestazioni di piazza insulse, snobismo di maniera, ottimismo di maniera, pessimismo di maniera, religiosità o ateismo di maniera...

Dobbiamo sovvertire la democrazia. Per il nostro bene. Dobbiamo far sì che la nostra generazione non venga rappresentata, far sì che venga solo dimenticata. Dobbiamo fare di tutto per non salire al potere. Perchè se saliremo al potere, o quando saliremo al potere, il potere prenderà il nostro volto e parlerà il nostro linguaggio. Avrà la nostra vigliaccheria, la nostra ansia farmacologica, la nostra obesità, la nostra superficialità. E sarà peggio di qualunque altro potere si sia mai visto fino ad ora...

E' stato un luogo comune letterario, durante il secolo scorso e l'attuale, raccontare di persone che commettono suicidio per sfuggire dalla noia o allo squallore del mondo in cui vivono.
Ora, però, la situazione è diversa: se noi dobbiamo commettere suicidio è per consentire al mondo, al futuro, ai non ancora nati, di sfuggire alla noia e allo squallore della nostra esistenza...

L'apocalisse non sarà un momento di terrore. Sarà un gesto volontario di saggezza.

4 commenti:

paulmoss ha detto...

santi numi! sempre così pessimista e A-pocalittico, lei!

"se noi dobbiamo commettere suicidio è per consentire al mondo, al futuro, ai non ancora nati, di sfuggire alla noia e allo squallore della nostra esistenza..."

E va bene. Nella generosità del "suicidio" (diciamo pure nell'enclissi di una generazione) voglio vederci tutta la buona volontà possibile..ok, ma il punto di domanda è sempre lo stesso -ritorna in tutti i discorsi sulla necessaria, a quanto pare, "non-rappresentanza della democrazia" -: se i migliori -i meno peggio- si astengono (dalla vita, dalla rappresentanza), perché lasciare che i peggiori abbiano il sopravvento? quando tu ti sarai suicidato, qualcun altro nascerà anche senza la tua volontà, e sarà soggiogato dal potere di chi invece di morire è sopravvissuto.
Poveraccio. Perchè non fare qualcosa per lui, sia pure rischiando di sbagliare? Osando?

"guardatevi intorno.
è tropo tardi, per una generazione che vive di manifestazioni insulse, ottimismo di maniera(..)..."

Scusami ma anche questo è un punto un po' debole e qualunquista: spiega meglio che tipo di educazione alternativa proponi (ovviamente non si tratta dei libri di scuola), che tipo di "non-maniera" intendi.. per
"dargli una possibilità di crescere come individui coraggiosi, liberi, capaci di pensiero."
Ma daiii...:)

Qui invece:
"Non c'è alcuna speranza che un popolo obeso, ignorante e codardo come quello che abita oggi il mondo occidentale possa mai partorire una nuvola di potere che non sia altretanto (se non più) tossica di quella attuale."

..sottintendi la contraddizione: se ti includessi tu stesso nel popolo obeso, ignorante e codardo, giustificheresti maggiormente il tuo "suicidio". Ma nell'enunciare il distinguo tra te e tutto ciò che non ti piace, la società-di-merda-attuale, rendi implicita l'esistenza di una minoranza "migliore", o "meno peggio", che si esclisserebbe volontariamente in questa ingenua Caporetto forzata: se questa differenza esiste, se non si può nascondere con catastrofismo qualunquista, tanto vale metterla in gioco, renderla energia per rendere l'aria meno tossica.

O sei davvero convinto che le nuove generazioni -senza il tuo apporto alla R E A L T A'- cresceranno migliori di te?

Ai sopravvissuti l'ardua sentenza.

Federico ha detto...

ciao pablito,
è bello sentirti in quasi-simultanea.

Innanzitutto, la fine.
Io includo la minoranza nel destino della maggioranza, proprio perchè quella minoranza è più "illuminata" della maggioranza. E' anzi così illuminata da capire che il problema non è sotto QUALE potere il popolo si fa soggiogare, ma è piuttosto il fatto stesso che il popolo si faccia soggiogare dal potere. Se poi questo potere sia in mano alla minoranza..non cambia affatto le cose. E questo, mi auguro, la minoranza lo sa... Per questo non lotta per il potere. Come dire che..non si può imporre la libertà. Se il popolo fosse davvero libero non si lascerebbe soggiogare da nessun potere. E forse non esisterebbe più nemmeno la bruttissima parola "popolo".

Per quanto riguarda l'educazione, temo che questo commento non abbia le dimensioni adeguate per contenere tutto il dibattito che bisognerebbe fare nascere al riguardo.. magari ci faccio un intero post, invece...
Ma comunque, brevemente, ci sono alcuni punti alla base di quella che io ritengo una educazione che conduca a uomini "liberi, coraggiosi e capaci di pensiero":

- liberi: l'educazione ai propri limiti e la disciplina. suona un po' 1984, ma non lo è affatto. Conoscere i propri limiti consente di esercitare appieno la propria libertà. è per questo che la libertà è pericolosa per una società che voglia essere ordinata: gli uomini coscienti dei propri limiti, infatti, sanno che essi travalicano di molto quelli regolarmente sanciti da una società come quelle dell'ultimo secolo. Naturalmente ogni uomo, in quanto unico individuo, ha limiti unici e personali: a ognuno la propria libertà. Propagandare una stessa libertà per tutti è pratica degna di robespierre..
La scoperta della propria libertà è un'immersione personale in se stessi e, d conseguenza, nel filo comune di umanità che ci lega tutti.

- coraggiosi: il fulcro del coraggio si sostanzia nel rapporto tra l'uomo e il pericolo, il pericolo più grande di tutti essendo la morte. Il rapporto diretto con la morte e la demedicalizzazione dell'esperienza del proprio corpo sono al riguardo, secondo me, due passaggi fondamentali. Allo stesso modo, il rapporto con il dolore. Mi stupisce sempre di più pensare a come ridessi, tempo fa, pensando alle processioni di flagellanti che imbrattavano col proprio sangue la strada... Non avevo ancora capito...che stupido.

- capaci di pensiero: la filosofia non è una materia accessoria nell'educazione, ma dovrebbe esserne il perno. Il senso del nostro agire è alla base della direzione che decidiamo di intraprendere nella vita. Anche se questo "senso" dovesse essere, per qualcuno, la scoperta che non esiste alcun "senso" nell'agire umano. Soltanto persone che abbiano fronteggiato quotidianamente il problema del senso saranno in grado di non farsi imbrogliare da profeti, partiti, mode, publicità o religioni. Solo individui di questo genere saranno invece capaci, finalmente, di essere di nuovo profondamente e umanamente religiosi. E la religione, così come la libertà, è unica e personale per ciascuno..

Ma ci sono ancora moltissime cose da dire al riguardo... Una su tutte, l'amore. Credo che l'amore - per quanto termine abusato quasi quanto "arte" - sia al contempo strumento e meta dell'esistenza. Non mi riferisco all'amore hippy - il cosiddetto "amorismo" del cazzo - e nemmeno alla passività pecoraia dell'amore cattolico. L'amore è al contempo capacità di libertà (nella ridefinizione dei propri limiti) coraggio (nel corpo, nel dolore e nella morte) e capacità di pensiero (del senso). Naturalmente, e a scanso di equivoci, vorrei precisare che ci sono moltissime forme di amore - incluse quelle "cosmiche" per tutte le cose - ma che quello che personalmente mi interessa più di ogni altra è l'amore di una persona per un'altra persona...

Ma ne continueremo a parlare..

F

Anonimo ha detto...

Ehi dì la verità... Quando hai scritto il pezzo ti riferivi a me vero?

"Per quanto riguarda la nostra generazione...guardiamoci intorno.
è tropo tardi, per una generazione che vive di psicofarmaci, discoteche, cultura trash, serial televisivi, populismo, ignoranza, giornali, manifestazioni di piazza insulse, snobismo di maniera, ottimismo di maniera, pessimismo di maniera, religiosità o ateismo di maniera..."

Ah maledetto lo sapevo che stavi lavorando per il mio suicidio!
Arrenditi bello, questi trucchetti non funzionano!

Jallo ha detto...

molto romanzesco e poco politico, mi sembra.
se la politica ha un senso é nel legame che riesce a costruire con il popolo. e non é una questione di struttura-sovrastruttura, dove la merda che ci rappresenta politicamente altro non é che una maschera modellata sulla merda che siamo, ma una questione dialettica, dove il volere del popolo e quello della politica si contaminano a vicenda. laido chi, per farsi propaganda, addita l'immigrato come responsabile dei mali della società, quando sa benissimo che le situazioni di merda che si creano sono dovute all'incapacità della politica, di destra e di sinistra, ad affrontare il problema con coerenza ed efficacia. certo che quest'individuo non lo cagherebbe nessuno se non ci fosse una paura di base, ma questa può essere interpretata in maniera molto diversa a seconda del momento storico e della classe politica.
scrivendo mi rendo ancora di più conto della complessità del problema, che non può essere banalizzato come tu fai, fede . la nostra generazione é composita, né più ne meno di tante altre. il vero problema, per quanto mi riguarda, é ridefinirsi come gente "di sinistra", figli non del '68 ma di sessantottini, spogli di quella carica etica che alla nostra età caratterizzava i nostri genitori.