lunedì 7 gennaio 2008

Stato di emergenza

Ormai è emergenza nazionale. Mia madre torna dal lavoro e, lasciando la spesa davanti l'ingresso, corre ad accendere la tv: "Adesso arriva l'esercito!". Fa freddo e piove, e le notizie sulla crisi dei rifiuti arrivano con la violenza d'una grandinata invernale:
"La Giambattista Vico (un liceo rinomato del centro storico, ndA) è chiuso: i cumuli di spazzatura ormai ostruiscono l'ingresso." (mia mamma)
"Via Imbriani è bloccata, le macchine sono incolonnate in fila indiana, gli autobus non ci passano". (mia zia)
"Stasera non posso venire alla riunione: la Linea Cumana e le tangenziali sono chiuse: Quarto è isolata!" (Stefano il cugino di Fabrizio)

Per rimanere scioccati per quello che sta succedendo a Napoli non c'è bisogno d'essere stranieri, come i giornalisti tedeschi che vengono mandati qua con le raccomandazioni che si fanno a chi parte per la Somalia; nè occorre leggere Scalfari e meravigliarsi per la durezza con la quale ha scritto: "Bassolino e Iervolino farebbero bene ad andarsene. Scusarsi ed andarsene". E tantomeno occorre riflettere sul fatto che Al Jazeera -Al Jazeera, ragazzi!- ci sta trattando da terzo mondo. Basta camminare un giorno qualunque per queste strade, respirare l'atmosfera che si respira ogni giorno in una qualunque casa che non si trovi a Posillipo o a Via Chiaia (ma anche lì, signori miei, il blob immondo sta arrivando!) per capire le dimensioni di questo disastro immane. Nel '73 Napoli fu colpita da una epidemia di colera -l'ultima conosciuta in un Paese industrializzato- ma allora internet e le tv via cavo non esistevano. Ora la tragedia è nazionale, investe tutta l'Italia perche' Napoli ne è una parte.

Qualcuno qui dirà che ci vorrebbe una rivoluzione, un colpo di stato, una protesta di massa. Ma bisogna essere qui per capire come l'esasperazione, la disperazione, la rabbia e la vergogna siano giunti a un livello tale che senza un intervento esterno, senza la partecipazione di qualcuno che non stia soffocando qui, difficilmente si potrà uscire da questo pantano senza scappare subito dopo.

Quando Firenze fu invasa dalle acque, nel 1966, migliai di giovani, gli "angeli del fango", arrivarono da ogni latitudine per salvare i monumenti e i manoscritti. Quell'evento, raccontato con straordinaria commozione dal gioiello che è "La meglio gioventù", segnò secondo alcuni anche i prodomi del '68.

Non so dove si nascondono gli "angeli della monnezza" di oggi, forse sono quelli che ogni giorno vedo riunirsi in assemblee nei punti più disparati della città, forse sono quelli che protestano senza voce insieme agli abitanti delle periferie, forse sono quelli che anche stando a distanza si informano in diretta sugli sviluppi di eventi così terribili, come quel Luigi Lo Cascio che, nel film, sussurrava alla fidanzata norvegese: "devo correre lì". Non so dove stia la ragione, in una questione così complicata, e per questo non me la sono sentita di unirmi ai pugni chiusi del corteo di ieri. Ma c'ero, maledizione, c'ero! Avevo corso, avevo saltato i miei impegni, le mie pigrizie, ed ero finito lì insieme agli altri. Per capire e vedere. Ecco, per Napoli non corre più nessuno, ma non perchè si possa fare qualcosa con il solo ingenuo volontariato; non perchè ci sia strafottenza nei confronti di un intero pezzo d'Italia, pure avvelenato nell'insipienza e col tacito consenso del resto del Paese che pure qui sversava i suoi veleni: c'è anche questo da considerare, d'accordo, ma non è tutto. Quello che manca oggi è la partecipazione etica e civile collettiva, il sentire comune e la spinta ad "esserci", anche solo col pensiero. A vedere e a capire, perchè ancora una volta è al Sud il cuore del conflitto più vivo e tragico, il più disperato e insieme stimolante: il centro di ciò che sta accadendo e potrebbe accadere alla tua generazione.

4 commenti:

gaia ha detto...

paolo grazie, in modo particolare, per questo post.
ho appena letto il tuo intervento, e guardo fuori dalla finestra. il cielo oggi a milano non è neanche più grigio, ma bianco inutile. eppure penso. penso a quanto sarei incazzata in questi giorni se i miei genitori vent'anni fa non avessero fatto la scelta di lasciare napoli.penso a quanto mi sarei sentita presa in giro, umiliata e schifata, per tutto quello che i miei parenti e i miei amici stanno vivendo.penso che come fece mia madre, il gian battista vico sarebbe stato il mio liceo, e penso anche a come mi sentirei se oggi sapessi che il berchet fosse inagibile per la monnezza.. eppure sono lontana, eppure è solo un caso che la cosa non mi riguardi da vicino, eppure è una questione che coinvolge tutto il Paese, eppure nessuno o quasi ne parla,eppure nessuno prende in mano la situazione, eppure questo mi fa molta rabbia. eppure penso che se mi trovassi a napoli con dei figli piccoli da crescere, da napoli me ne andrei, oggi come vent'anni fà.
e questo pensiero mi rende molto triste.
scusate per il mio flusso di coscienza, ma grazie paolo, per sensibilizzare i tuoi amici.grazie davvero per gli interventi di questi giorni.

un grande abraccio.

Anonimo ha detto...

purtroppo anche il mio punto di vista è quello di un emigrante, anche se di lusso, visto che posso permettermi (per ora, ahimè) di fare avanti-indietro...

Già a 12 anni io e molti miei amici fantasticavamo su dittature, pugni di ferro, tolleranze zero..e questa la dice lunga sul disincanto(realismo?) che un cittadino di queste parti si porta dietro negli anni...

Ma questa volta si fa sul serio: non si tratta solo di venire a salvarci (il FATE PRESTO! di warholiana memoria...) dalla nostra stessa anarchia: si tratta di mettere mano ad un pezzo d'italia malata che potrebbe rischiare di contagiare anche il resto del Paese a Nord della Linea Gotica, come già gl'immensi capitali mafiosi stanno acendo..

E' una questione che riguarda tutti, ma non per pietà o compassione: per le gravissime conseguenze che questo degrado (civile, economico, sociale..) rappresentano per la collettività, non solo campana..
un abbraccio,

gaia ha detto...

perfettamente d'accordo con quello che dici

Anonimo ha detto...

pardon, "rappresenta" non rappresentano..:)