martedì 5 febbraio 2008

P. T. Barnum's Greatest Show On Earth!


Ho mollato il mio lavoro attuale.
Ho rifiutato un buon lavoro a Milano.
Poi ho rifiutato una promozione nel posto in cui ho lavorato per un anno.
Il mio unico piano, al momento, e' ottenere l'assegno di disoccupaizone settimanale (job seeker allowance) e i contributi comunali per la casa (house in benefit). Mi sono gia' prenotato per un colloquio per ottenere entrambi, il 19 febbraio.
Ho due mesi di autonomia economica. Poi non avro' piu' soldi, e dovro' decidere che fare. Tornare a casa - o chiedere soldi ai miei - e' fuori discussione. Un altro lavoro come quello che ho appena interrotto e' al di la' del mio disgusto.

Ho scelto di sbagliare, in maniera deliberata. E non di sbagliare qualcosa, o di azzardare. Ho scelto di sbagliare tutto. Di fare il vuoto. E restarci nudo in mezzo. E non accettare piu' la soluzione "giusta", che in fondo non mi corrisponde mai.
Probabilmente questa scelta e'stata eccessiva, come al solito, ma non trovavo altro modo di imporre alla mia esistenza una decisa sterzata.

"Questo solo oggi possiamo dirti:
quello che non siamo, quello che non vogliamo"

Sto leggendo il saggio "l'eroe dai mille volti" di J. Campbell, in cui l'autore compara le figure mitologiche ed epiche delle tradizioni di tutto il mondo, tra loro e con i modelli psicologici sviluppati da Freud e Jung.
Una delle conclusioni a cui arriva e' la necessita', per ogni uomo o donna, di percorrere lungo la propria vita le tre tappe fondamentali che ritornano in ogni leggenda o mitologia: la partenza, la lotta, il ritorno.
Io sono un lettore piuttosto influenzabile,lo ammetto, ma in qualche modo mi ritrovo nei primi due passaggi della favola: la partenza e' avvenuta, e adesso questo eroe da quattro soldi affronta la lotta e, come dice Campbell, "si immerge nel nulla". Un giorno, mi assicura l'autore, ci sara' il ritorno a casa, foriero di benedizioni. Un vero "nulla", per ora, dal momento che nemmeno so nemmeno cosa vorrei fare..
Immagino il sorriso imbarazzato di chi legge, di fronte a tanta immodestia. Un eroe? Tu?
Io non capisco come sia possibile vivere la propria vita in maniera non narrativa. come sia possibile sopportare una vita che nemmeno ai tuoi occhi appare come un bel racconto. Anzi, come un racconto che racchiuda in se' l'intera umanita'. Forse la mia e' un'ossessione, ma anche in questo momento in cui la mia "estetica" mi costringe a scelte antieconomiche, non vedo nessuna possibile alternativa che la sostituisca come motore delle mie azioni.
A proposito...ho appena visto il documentario "Burden of Dreams" dedicato a Werner Herzog e alla lavorazione epica del film "Fitzcarraldo". In mezzo alla follia della giungla, tra le disavventure piu' tragiche e imbarazzanti, Herzog mantiene sempre su se stesso, come uomo, il ruolo che avrebbe dovuto essere del personaggio del suo film. La sua lotta, financo il suo cinismo spietato ammantato di poesia non sono altro che lo spazio narrativo in cui tutto e' in gioco. Tutta la sua storia, cosi' come l'equilibrio di tutte le cose del mondo.Herzog e' sfiancato dallo sforzo - anche psicologico - di affrontare la jungla in questo modo, eppure non smette mai di amare questa lotta e l'orrore della giungla, nonostante lo faccia "against my best reason".

Per quanto mi riguarda, naturalmente sono un po' spaventato dalle conseguenze. Ma in qualche parte delirante della mia penna, so che la storiua non puo' che concludersi come gia' previsto. Il destino non e' scritto nelle costellazioni, ma nei libri di favole.
E dunque, una volta che avro' trovato il vello d'oro, non potro' far altro che tornare a casa.
E la mia storia, qualunque sara', si raccogliera' in quello spazio che mi ha allevato ed educato: quei pochi centrimetri di neve, tra copertina e copertina.

2 commenti:

lafranzine ha detto...

quello che penso a riguardo lo sai...

paulmoss ha detto...

vorremmo saperlo anche noi, per questo esiste questo blog..:)

scherzi a parte, è uno dei tuoi testi più belli e sentiti (io credo), e anche uno dei meno "costruiti"...
mi piace la poesia di tutto questo, perche' e' un metaracconto che trasuda verità più del racconto stesso, insomma quella neve tra le pagine..che forse descriviamo in maniera troppo "estetica"..sai perche' dico questo, alle 2 di notte rubando il sonno a due taiwanesi che vorrebbero dormire dietro di me, nel cubicolo dove sono rintanato da 5 anni?perche' non c'è nulla di male a immaginare la propria vita come una favola che si autorealizzerà: il peccato -l'errore- sta nel DIRLO.:)