martedì 15 aprile 2008

Il sampietrino e la camera da letto.

"...sono un ragazzo di ventisette anni, senza lavoro, senza mutuo, senza moglie, senza partito, senza prospettive. senza rappresentanza in parlamento. l'unica è andare ad accendere una candela in chiesa..." (dal Forum di Repubblica.it)
"Che Allah lo maledica e scateni la sua rabbia contro di lui e contro il Papa cattivo." (da un forum islamico vicino ad Al-Qaeda)


Due mesi fa, alla caduta del governo Prodi avevo titolato: "niente paura". Lo ripeto ancora adesso. Il risultato si commenta da sé, e non credo che su MeltingMinds ci sia spazio per analisi politiche complesse che già si trovano -abbondantemente e in qualità sopraffina- sui giornali di oggi. Però ripeto il mio grido di speranza: niente paura, perché oggi come ieri sopravviveremo. Resisteremo anche stavolta. L’impressione, però è che ognuno cercherà il suo angolo di resistenza e libertà isolato dagli altri. Un orticello distaccato dalla bosco. Felici, ma nel nostro piccolo. Sopravviveremo, ma ci sentiremo sicuramente più soli.
Tornando all'attualità: «Cercate l’orso bruno», aveva ordinato l’altro ieri Alfonso Pecoraro Scanio, preoccupato dove fosse finito un simpatico Yoghi sparito dal parco dell’Adamello. Da ieri, però, ha altri problemi per la testa: con l’orso è sparita la sinistra radicale. Perché ha perso dappertutto, questa sinistra rancorosa e sognatrice, pacifista e bellicosa che in questi anni ha detto no alla Tav e no all’eolico, no alle missioni di pace e no alla riforma delle pensioni e no a tutto o quasi tutto. "Il Novecento ci è precipitato addosso", ha detto Niki Vendola. E ha ragione. Gli Anni Zero hanno fatto irruzione in Parlamento con la delicatezza di un carro cingolato in una cristalleria.

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Probabilmente siamo davanti al più brutale processo di razionalizzazione politica che si sia mai visto in Italia. Ma io in questo processo ci credo, ci ho sempre creduto, lo vagheggiavo già anni fa, sono poco sognatore e molto idealista, ma credo -purtroppo- anche nell'ordine e che il cielo stellato sopra di me non sia l'unica legge morale.
Nella vita c'è sempre bisogno d'amputare qualcosa. A volte è il proprio Ego, la tendenza a scappare freneticamente in tutte le direzioni, senza bussola, come cavalli pazzi, che va sfrondata degli eccessi. Del resto la vita, come l'arte che inseguo e che imito, è fatta di compromessi. E i compromessi ci sono in quello che faccio: ho rinunciato ad aggiornare il mio blog -duecento visite al giorno- pur di mescolare i miei pensieri in questo salotto meltingminds; il mio cupo individualismo superomista ha parzialmente abdicato, pur di fondare un gruppo che fosse composto -per una volta- di persone che avessero vera rabbia in corpo e non vaghe proiezioni di se stessi, e fa niente se con queste persone spesso è impossibile instaurare un dialogo che sia maturo. Oppure, per esempio i racconti che scrivo, lì occorreva il rimbrotto di qualcuno che stava più in alto, l'umiliazione di una censura, per farmi capire quando tagliare, quando dire basta. Serve anche quello.
Ed è quanto avvenuto -traumaticamente- nella politica italiana. In Parlamento sedeva un'infinità di sigle che era -anche questo- la degna rappresentazione dell'individualismo sfrenato degli italiani: ma era una varietà ipocrita, di facciata, che nella realtà si riduceva a puro ostruzionismo, a dei distinguo ridicoli, al menefreghismo del campanile. Questo era dialogo? Non mi pare. Io credo nel dialogo, ma non il dialogo finalizzato a se stesso, fluviale, infinito, celebrale: bensì quello che mira a far cambiare idea, far arrivare un messaggio -ma veramente!- a emozionare. Credo alla necessità di vincere e convincere; così come alla lealtà di perdere e di lasciarsi convincere. Io sono una folla, come scriveva Fede sui muri, ma con un senso forse capovolto: piuttosto che reiterare me stesso all'infinito per sentirmi meno solo, vorrei -talvolta- rendere me stesso un "io" simile agli altri, per fare numero.

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"Il mucchio non è mai abbastanza", diceva Serra ieri, e aveva ragione. Si è realizzato il mio piccolo sogno di ordine e pulizia, dunque, ma nella sconfitta. Curioso, no? Almeno, va dato atto agli astenuti che non è colpa loro questo risultato. La maggior parte degli italiani ha votato, oltre l'80%, e ha votato come me, il meno peggio. In altri scenari avremmo un Berlusconi comunque vittorioso, ma su un'opposizione ancora più frammentata.
Come dicono Francesca e Federico, il Parlamento finisce purtroppo per rappresentare un popolo, un popolo nel quale non si identificano. Capisco il loro stato d'animo. Scherzosamente, ogni tanto li invito a guardare la Nazionale di calcio con un piatto di spaghetti e una birrozza in mano: non è per acquisire un "valore aggiunto" (quello patriottico, nel quale neanch'io credo) ma per affibbiare, semmai, un "disvalore" alle proprie convinzioni individualiste, scettiche fino all'inverosimile, refrattarie alla massa. Partecipare alla massa, invece, essere "mucchio" pur col proprio bagalio individuale, può servire secondo me a vivere meglio il mondo. A conoscerlo meglio, prenderne vera ispirazione, guidare e lasciarsi guidare.
Per questo invito Francesca e Federica non a rinunciare alle proprie battaglie individuali, alla propria ricerca (sulla "mentalità", sul "vero significato"): è una lotta che -ne sono sicuro- è sincera e va continuata.
Ma nello stesso tempo li pregherei di non immaginarsi in un isola (Federico sì, in effetti, ma parlavo in senso astratto), perché queste prima o poi vengono travolte dalle correnti: la Storia entra nella persino nella camera da letto (ambientazione preferita dal Fede suddetto) con la violenza di un sampietrino (avete visto The Dreamers? A me non è piaciuto, ma quella scena è la più azzeccata del film).
Alla fine di tutto, credo nel Potere e nell'incapacità degli uomini di autogovernarsi: sono hobbesiano nel profondo, e non ci posso far niente. In questo non voglio fare nessun proselito. Ma credo anche nella partecipazione, nella capacità degli uomini di prendere parte al sommovimento della Storia, di decidere cosa essere e di non lasciarsi trasportare. Insieme, tuttavia. Non da soli. "La libertà non è star sopra un albero, non è neanche il volo di un moscone, la libertà non è uno spazio libero", cantava Gaber, e credo anche a questo.

5 commenti:

lafranzine ha detto...

Gran bel pezzo. So la scena di the dreamers, ma te ne consiglierei un'altra sulla concezione di massa, che ho già una volta pubblicato qui, dove si parla della rivoluzione Maoista. Interessante...

Io non sono un'isola solo perchè non mi aggrego ad un determinato gruppo. Perchè qui si parla di un gruppo specifico, non di un gruppo in generale. Io non ci sto a guardare la partita con la pizza e la birra e lo dico perchè ci ho provato. Non si può fare.

paulmoss ha detto...

non è vero, non ci hai provato sul SERIO, ne sono sicuro.
Con me al tuo fianco, che rutto e che bestemmio, regredito allo stato primordiale, sarebbe diverso..:)

lafranzine ha detto...

fidati che il cozzo, dado, il seso ruttano abbastanza...

Federico ha detto...

ciao palo,

solo per dirti che...ti scrivo un commento domani!
bel pezzo davvero, sì.
anche se..........

Unknown ha detto...

anch'io come sopra...