Schizofrenico, conteso da due stili,
uno la prosa di un pennivendolo, mi guadagno
l'esilio. Arranco per miglia su questa falce
di spiaggia illuminata dalla luna,
mi abbronzo, brucio
per spogliarmi
di questo amore per l'oceano che è amore in se.
Per cambiar lingua devi cambiar vita.
Non posso riparare vecchi torti.
Le onde si stancano dell'orizzonte e tornano.
Gabbiani stridono con rauche lingue
sopra le marce piroche in secca,
erano una nube dal becco velenoso
a Charlotteville.
Un tempo pensavo che bastasse l'amore
per il proprio paese,
ora, anche a scegliere, non c'è posto al trogolo.
Guardo le menti migliori frugare come cani
in cerca di avanzi di favore.
Mi avvicino alla mezza
età, pelle bruciata
si squama dalla mano come carta, o velo
di cipolla,
come l'enigma di Peer Gynt.
Nel cuore non c'è nulla, nemmeno la paura
della morte. conosco troppi morti.
Sono tutti familiari, tutti in carattere,
persino nel morire. Sul fuoco
la carne non teme più quella rovente bocca della terra,
quella fornace del sole o il suo deposito di cenere,
nè questa falce di luna che si annuvola e si snuvola,
che di nuovo imbianca questa spiaggia
come una pagina vuota.
Tutta la sua indifferenza è una rabbia differente.
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1 commento:
il buongiorno si vede dal mattino...
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