sabato 21 febbraio 2009

Un Papa straniero.

Il primo atto da segretario che farà Dario Franceschini domani sarà giurare fedeltà alla Costituzione. Il dramma del Partito Democratico è in questo gesto, generoso e inutile al tempo stesso. Lo ha rivelato lui stesso. "Andrò nella mia città, Ferrara, davanti al Castello Estense dove in una lunga notte del '43 furono trucidati dalle squadre fasciste 13 cittadini innocenti e lasciati per ore per strada perché li vedessero tutti. Farò quello che un segretario non è obbligato a fare: chiederò a mio padre che ha 87 anni ed era partigiano di portare la sua vecchia copia della Costituzione e le giurerò fedeltà". Ed è su questo passaggio che per lui scatta l'applauso più caloroso.
Ma la verità che il Paese, fuori dalle quattro mura del congresso straordinario, palra tutta un'altra lingua: alla linea attuale, "l'avvento di una nuova generazione per generosa volontà degli attuali dirigenti, si contrappone... la sfida aperta dei giovani ai vecchi, l'uccisione simbolica dei padri. Qualcuno che si presenti alle primarie, l'unica soluzione ormai possibile, con l'accento del papa straniero, da fuori e contro la nomenklatura. Uno in grado di parlare una nuova lingua, capace di farsi ascoltare perfino da quel gruppo di giovani studentesse che ieri per qualche minuto ha sostato davanti alla sede del dramma, attratta dalle luci delle telecamere. Finché non hanno chiesto: 'Ma che c'è là dentro?'. E alla risposta ('La sede del Pd, il vertice con Veltroni') hanno commentato: 'Ah, credevamo uno famoso'. E sono sparite in un attimo." (C. Maltese, La Repubblica, 18 febbraio)
Giurare sulla Costituzione è senza dubbio un gesto importante, doveroso, che parla forte ad una certa base colta e sensibile ai temi civili. Ma che da tempo, troppo tempo, si sente aggredita e umiliata da un coacervo di violenza e ignoranza che hanno seppellito le buoni intenzioni sotto il cemento dei numeri e dei gesti concreti. Vale di più un bacio su un libro o un giro a ramazzare in strada?

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