L'ultimo film di Andrej Wajda ripercorre la storia dell'eccidio dell'esercito polacco da parte dell'Armata Rossa.
Un film pesantissimo come potete immaginare, segnato du un inizio beffardo (due colonne di profughi si incrociano su un ponte, da una parte avanzano i tedeschi, dall'altra i russi: qual é il nemico peggiore da cui scappare?) e un finale glaciale, dove wajda, con un gesto di estrema umanità, rinuncia a qualsiasi elaborazione cinematografica e mostra la cruda realtà. nessuna metafora può essere inserita per rendere il pubblico più partecipe. la sensazione é stata per me una decisiva estraniazione, anzi fastidio, ma il senso poi mi é sembrato chiaro: nessuna poesia può essere ammessa nel raccontare il destino dei soldati e degli ufficiali uccisi e seppelliti nelle fosse comuni a Katyn.
domenica 12 aprile 2009
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