martedì 26 maggio 2009

Libertà non star sopra un albero.

Da Stefano Bartezzaghi - L'elmo di Don Chisciotte:

Sullo stare sugli alberi il Barone rampante andrebbe d’accordo con Giorgio Gaber?

Forse sì: il Barone rampante si è preso la libertà di vivere su un albero (un anagramma: Il Barone rampante: libertà ne promana), ma di lì in poi ha fatto della gran, gaberiana «partecipazione» – costruendo acquedotti, combattendo battaglie, prendendo parte a comitati civici. Non solo: decidere di andare su un albero è una manifestazione fisica e morale di libertà, ma viverci implica – al contrario – una serie di restrizioni, per affrontare le quali l’individuo deve mettere in campo un certo ingegno e una certa capacità di adattamento. Ogni cosa che nella vita normale si fa senza pensarci troppo sopra – dormire, mangiare, bere, evacuare, lavarsi, giocare, passeggiare, fare l’amore – nella vita sugli alberi costa fatica, e quanto meno presuppone uno specifico studio di fattibilità. Andare a vivere sugli alberi, quindi, equivale a tirarsi addosso volontariamente una vasta e articolata maledizione.

In modo più scientifico e severo di quello che ho trovato ora io, lo ha detto un semiologo che era anche amico di Italo Calvino, Algirdas Julien Greimas:

"Il gioco appare allo stesso tempo come un sistema di restrizioni – che si possono formulare come regole – e come un esercizio di libertà, come una distrazione. Ma questa libertà non è, a prima vista, che un atto puntuale che si limita all’entrata in gioco, tramite un’assunzione volontaria di regole restrittive." (Greimas)

Ecco dunque il postulato che potremmo definire di Gaber-Greimas: Libertà è andare sopra un albero; star sopra un albero non è libertà.

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