Ho iniziato a leggere "Ferito", il nuovo libro di Percival Everett, senza dubbio il mio autore preferito.
L'unico autore di colore che quando scrive te lo deve ricordare... Affronta sempre argomenti scottanti in modo assolutamente originale e personale. A volte è così umano, che mi verrebbe da definirlo il De Andrè della letteratura americana.
Abbandonando la digressione, "Ferito" è un libro che parla della diversità. Affronta l'omicidio di un ragazzo gay in una piccola cittadina del West. Il protagonista è un mandriano nero laureato in storia dell'arte e appassionato di cavalli.
Inutile dirvi che mi sta facendo ricordare il perchè mi piaceva l'equitazione e sta facendo riemergere alcuni fantasmi. Di sicuro la maggior parte della mia personalità deriva dall'aver avuto a che fare con questi animali meravigliosi.
All'inizio di un capitolo riporta un vecchio metodo di addestramento, che mi ripeteva sempre anche il mio istruttore. Purtroppo con il tempo me ne ero dimenticata: a volte è semplicemente troppo tardi.
E' importante riconoscere i propri limiti e i propri errori di valutazione, purtroppo non si può sempre recuperare tutto. Se non si interviene tempestivamente, alcune cose diventano semplicemente non recuperabili. Diventano la norma.
"Il cavallo non dovrebbe prendere decisioni. Questa è la regola numero uno. La regola numero due è che le decisioni dovrebbe prenderle il cavaliere. Se il cavallo ti anticipa, rischi di restare indietro. E' un vecchio proverbio. Quindi ogni tanto devi cambiare direzione al cavallo, rompere la routine, farlo passare in mezzo a dei cespugli senza alcuna ragione apparente. Non lasciarlo partire al galoppo su una collina ripida. Non appena l'addestratore vede che il cavallo che gli hanno affidato prova ad alzare il muso, deve mettergli la martingala da caccia. Se gli lascia sollevare il muso, allora è tardi per mettere gli anelli".
Sostituite il cavallo con la propria vita/sentimenti/relazione e il gioco è fatto.
giovedì 7 maggio 2009
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1 commento:
Già...
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