venerdì 12 giugno 2009

L'insostenibile pesantezza dell'eleggere.

[A mente fredda, ripercorriamo quanto è successo nelle urne italiane ed europee la settimana scorsa. Chi avrà voglia di dedicarci dieci minuti di lettura potrà liberamente controbbattere o commentare. Tutti gli altri perdonino lo spazio occupato.]




  1. I socialisti nel Vecchio Continente hanno raccattato il 20% in Germania, il 16% in Francia. I laburisti sono addirittura arrivati terzi col 15% in Gran Bretagna. In Spagna il partito di Zapatero, al governo da quattro anni, è arrivato al 38%, ma scavalcato dai popolari col 42%. Il Pd ha tutte le ragioni per non usare toni catastrofisti: tranne lo storico PSOK in Grecia, nessun partito di centro-sinistra è riuscito a vincere in Europa. Impressionante.
  2. Non sorprende invece l'avanzata imperiosa dei partiti d'estrema destra: ormai chi li vota non sente più la pressione dello stigma sociale; il linguaggio xenofobo, per osmosi o imitazione, è stato adottato anche dalle forze centriste e liberaliste, senza vergogna alcuna. I razzisti anti-globalizzazione sono stati sdoganati, e con decisione, dalle forze più moderate che ne temevano la concorrenza, e che hanno finito così col realizzare uno straordinario autogol.
  3. L'Italia, paese di insostenibili fissità, è anche l'unico posto dove si possono trovare, nell'ordine: un sindaco, quello di Pavia, appena ventinovenne, del Pdl ma viaggiatore appassionato dell'Africa; un candidato Pd al Comune di Firenze, Matteo Renzi, trentunenne, che ha avuto il coraggio di mandare a quel paese l'estrema sinistra che l'ha costretto al ballottaggio; e infine un altro, donna e di colore, ma iscritta alla Lega, che ha come "idoli" Bossi e Obama (sic).
  4. La corazzata governativa ha mobilitato tutti i mezzi possibili per occupare ogni spazio mediatico; la segreteria Franceschini ereditava due anni di discredito e di lotte fratricide che, incredibilmente, continuano ancor ora, rappresentate dalle mille mefistofeliche incarnazioni dell' affondatore D'Alema. Il governo aveva "riformato", con pochi e repentini colpi di mano, la scuola, la sanità, la giustizia; aveva mobilitato uomini e mezzi per il Sud e per l'Abruzzo; aveva "respinto" clandestini con pratiche eclatanti e barbare; era intervenuto con forza nella questione etica Englaro. Berlusconi insomma sperava nel trionfo, nell'umiliazione dell'avversario: così non è avvenuto. L'elettorato del Pd, sconfortato e deluso, alla fine, dopo tante polemiche, è accorso in maniera discreta a sostenere la "sopravvivenza" dell'unico partito di opposizione credibile insieme all'Idv. Il bicchiere va visto mezzo pieno.
  5. L'onta di discredito che ha condizionato e condizionerà ancora a lungo la reputazione del Pd a Nord come al Sud è, non dimentichiamolo, la questione rifiuti in Campania. Bisognerebbe anche capire - e studiare - quanto ha pesato la presenza costante, ossessiva, di Berlusconi nel capoluogo partenopeo, prima e durante il disastro, così come in Abruzzo. Le terre meridionali sono perennemente in cerca di un "uomo forte". Lo Stato, per definizione, è "assente". Con le sue continue sortite e gli effetti strappalacrime il premier ha rappresentato il decisionismo, l'interventismo, l'homo faber. Contrapposto alla patetica lagnosità di sinistre radicali, ambientalisti, bassoliniani, etc. E' un dato centrale per capire il plebiscito del Pdl in certe regioni.
  6. Parliamo dell'Idv. Perché ha tanto successo? Si può liquidare il tutto come un "fenomeno" temporaneo? Come il frutto dell'irresistibile attrazione degli italiani per la denuncia qualunquista e fine a se stessa? Per le filippiche dei Savonarola contro la Casta? La realtà è ben diversa, e ci dice che il Pd, condizionato dalle immarcescibili gerontocrazie interne, da un apparato dirigente che non muta da quasi diciotto anni, è risultato incapace di fare un'opposizione netta, chiara, stimolante. Ci sono delle palesi emergenze democratiche: nella stampa, nella televisione, nella gestione del fenomeno immigrazione. Nelle pratiche di governo e di controllo dei servizi e dell'esercito. Nell'uso demagogico dei mass media. L'Idv, con tutti i suoi limiti, è il partito più moderno del Paese, perché adotta un linguaggio efficace, punta su uomini freschi e non inficiati da antichi meccanismi di partito, e allo stesso tempo non rinuncia alle sacrosante battaglie "concrete", che troppi hanno dimenticato. E' insomma un partito-movimento espressione del baratro in cui siamo caduti. Ma necessario.
  7. Certamente più necessario, almeno nell'immediato, della baraccopoli di terzomondisti, ecologisti, vegani e amici-dei-rom che si sono presentati divisi alle elezioni per la semplice questione del simbolo falce-e-martello. Incredibile. La sinistra "radicale" si è completamente sputtanata da anni di "lotta e di governo", la loro base è ormai composta da un'accoppiata antropologica - il borghese nostalgico e il giovane "puro" e/o "esteta" che-non-si-sente-rappresentato - che difficilmente potrà dare un contributo nella lotta ai Tiranni del nostro tempo. Le percentuali risibili raccolte alle ultime elezioni fanno capire un'altra cosa: che la sinistra cosiddetta eretica ha perso quasi ogni interesse nelle consultazioni democratiche. Il destino dell'opposizione gli interessa relativamente: per quanto lavoro potrà fare un leader progressista, c'è un pezzo della società che ha scelto volontariamente, e comprensibilmente, l'esilio nel suo stesso Paese.
  8. Dunque bisogna puntare sulle uniche forze che hanno i numeri, la voce e gli argomenti per diventare, finalmente "maggioranza". E su nuovi nomi: dinamici, affascinanti, possibilmente giovani. Che abbiano una "presenza" tra le masse e nello schermo. Non è un mero discorso di potere, ma di alterità al potere. La lezione sull'uso del corpo e dell'immagine di Berlusconi non potrà cadere invano. Rimaneggiando Luchino Visconti, sottolineerei come l'esperienza di questi anni ci insegna che solo il peso dell'individuo, "la sua presenza, è la sola 'cosa' che veramente colmi il fotogramma, che l'ambiente è da lui creato, dalla sua vivente presenza, e dalle passioni che lo agitano questo acquista verità e rilievo; mentre anche la sua momentanea assenza dal rettangolo luminoso ricondurrà ogni cosa a un aspetto di non animata natura".
  9. A che pro tutto questo? Per cosa e soprattutto per chi lottare? La domanda è di per sé sospetta. Se proletari e ceto medio hanno subito un processo di odiosa osmosi culturale piuttosto che economica; se la reputazione del nostro paese, machista, indifferente, corrotto sembra ormai irrimediabilmente compromessa; se la società nel suo complesso sembra divenuta mucillagine, ciò non toglie che proprio l'emergere di istanze di lotta testimonia l'esistenza di embrioni resistenti, per i quali occorre impegnarsi, mescolarsi alla mediocrità, e sporcarsi le mani.
[Vorrei concludere con una citazione da un libro che ho finito di leggere in questi giorni: mi è stato regalato e molte righe erano sottolineate. Il rapporto celebrale tra i due protagonisti è affascinante e meriterrebbe d'essere approfondito in altre sedi, ma una frase che mi ha particolarmente colpito era nascosta in un intermezzo storico: la giovane Tereza ricorda, con rammarico, il '68 praghese, e la mortificante resa del leader socialista Dubcek alle forze sovietiche. La dedico a... tutti noi, dovunque potremo trovarci, un giorno.pm]

"Quando adesso a Zurigo ripensava a quel momento, non sentiva più disprezzo per Dubcek. La parola debolezza non suonava più come una condanna. Di fronte a una forza maggiore si è sempre deboli, anche quando si ha un corpo da atleta come Dubcek. La debolezza che a quel tempo era sembrata loro insopportabile, ripugnante, e che li aveva cacciati via dal loro paese, quella debolezza all'improvviso l'attirava. Si rendeva conto di appartenere ai deboli, al campo dei deboli, a una nazione di deboli, e che ad essi doveva essere fedele appunto perché erano deboli e boccheggiavano a metà delle frasi. Era attratta da quella debolezza come da una vertigine."

- Milan Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere (1984)

4 commenti:

Unknown ha detto...

Disamina post-elettorale molto interessante e scattante.
Sposo il punto 6,ragion per cui il mio voto europeo è andato a Idv.
E infine,citazione finale apprezzatissima:quel libro,un libro vitale!

paulmoss ha detto...

grazie manu. l'ho letto con colpevole ritardo. molto particolare, non vicinissimo ai miei canoni di bellezza, fondamentalmente algido ma di un algido affascinante. e profondissimo.

Unknown ha detto...

eh si..

Unknown ha detto...

eh si..