sabato 8 agosto 2009

P come Pubblicità.

A incontrarlo al bar, un bauscia di questa incontinenza (bauscia è bava, saliva:
e anche il bavante, il salivante, il moccioso) si chiederebbe al barista di
azzittirlo o di allontanarlo, ma quel bauscia è il nostro capo del governo. Ora
all'estero - anche ricordando come Berlusconi, intossicato dalla sexual
addiction
, trascorre in realtà le sue giornate - liquideranno il
protagonismo dell'Egocrate come l'ultima arlecchinata di un clown italiano. Noi,
che da Berlusconi siamo e saremo governati, non possiamo farlo o per lo meno non
possiamo limitarci alla derisione o all'invettiva. Più che disseccare le sue
vanterie (per quanto riguarda il bilancio del governo, lo ha già fatto qui Tito
Boeri, il 3 agosto) o autoconsolarci con uno sberleffo per quel "priapismo
dell'Io", è più utile aprire gli occhi su quanto sta accadendo e accadrà. Meglio
descrivere e decifrare quel che ci aspetta. Berlusconi va ascoltato con
pazienza, infatti. Da gran fiume delle sue parole affiorano sempre, prima o poi,
le "verità dell'asino", come ci ha spiegato Franco Cordero. Gli asini hanno una
cattiva fama. Li dicono ottusi, poco intelligenti. Bestie trascurabilissime. Ma,
in realtà, il passo storto dell'asino è soltanto uno: "Svela piani che menti più
sottili occultano". Càpita anche a Berlusconi e, solo, a Palazzo Chigi, ne offre
un saggio. Se si riflette, le parole dell'Egocrate svelano una tecnica di
dominio, un dispositivo di potere. La rappresentazione di se stesso e del lavoro
del suo governo è esplicitamente "pubblicitaria", coerente con un'antica
confessione di Berlusconi: "Non riesco a non vendere. Non ci riesco! Non riesco
a svestire i panni del direttore commerciale" (D'Anna, Moncalvo, Berlusconi in
concert). Soltanto nel linguaggio della pubblicità - senza profondità,
istantaneo e istantaneamente dimenticato - può non esistere la realtà.

- Giuseppe D'Avanzo, Repubblica, 8 agosto 2009.

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