giovedì 17 dicembre 2009

Reduce.

Se c’è qualcosa che detesto è il reducismo. A ogni giorno la sua fatica, la sua pena, il suo «ben fare», la sua ostinazione. Desto coloro ai quali è capitato di vivere una bella stazione e che ci campano su per tutta la vita. E ancor di più quelli che, per giustificare la loro inoperosità attuale, esaltano la violenza del passato.
No. È insopportabile onorare i morti della Resistenza con monumenti ‘ai caduti di tutte le guerre’. Inaugurati da Vescovo, Prefetto, Presidente-del-tribunale, Commissari, Intendenti e Soprintendenti. È insopportabile vedere esaltata la guerriglia africana da chi non è mai stato a Sud di Lampedusa; o l’accusa di complicità-con-il-regime verso chi ha successo, da parte di chi è vissuto una vita con i finanziamenti pubblici!
Ma forse la cosa più insopportabile è l’arroganza con cui chi ha avuto la fortuna di vivere ‘anni formidabili’ giudica qualunque tentativo di superarli, di guardare oltre. Fanno davvero pena, con la loro commozione e la loro splendidezza.
Bel risultato, il loro: quando il passato non fa più paura a nessuno, allora lo si esalta: morto il terrorismo, viva il terrorismo! Raccomandava un ferroviere cecoslovacco, poco prima di essere fucilato dai nazisti: ‘Quando da voi si farà pulizia, mi raccomando fatela bene, così che duri per sempre’.
Ahimé la pulizia l’hanno fatta gli altri, e molti fanno ancora finta di non essersene accorti.

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