Giuseppe e Gabriele lo raggiunsero.
- Chi è Siotto Pintor? -
- Non lo so. Datemi una settimana e vi dico qualcosa di preciso -
- Ora, dillo ora -
- Ora non lo so, direi cose inesatte, non lo so -
- Dai ci serve -
- Ve lo invento, un rivoluzionario di una delle tante rivoluzioni fallite dai sardi. Ma non un eroe, non un ucciso dai Savoia. Mica gli avrebbero dedicato un liceo. Uno poco chiaro e forse un intrigante, un venduto al nemico. Magari pure un uomo intelligente. Uno scrittore. Ma le sto sparando grosse. Che ve ne frega, proprio oggi? -
- Mi sembra buono… - sussurrò Giuseppe, e poiché erano in pieno corteo cominciò a gridare - No uno! No due!… -
- Che stronzata - pensò Gabriele. - Lo slogan più scemo dovevo inventarlo io… come inizio di attività poetica non c’è male - e si unì all’amico - No tre! No quattro… -
Fra i cinquecento, su Siotto, Mesina era il più informato. Ma lo slogan si propagò in un attimo. Era tanto surreale da non impegnare nessuno in nessun credo, in nessuna azione? Erano scemi?
In quel grido raccolsero la rabbia confusa che covava in ognuno, e la sete di cantare assieme, di urlare e dimenarsi? O piuttosto che cantare una rivoluzione in cui non credevano, preferirono cantare se stessi?
Esordisco pure io così, con un estratto da un racconto breve di
Sergio Atzeni: Si…otto!
Uno degli scrittori sardi che preferisco, in queste poche pagine mostra uno spaccato della Cagliari degli anni '70, in cui un gruppo di ragazzi – sull’onda di un '68 che come le mode in Sardegna arriva sempre dopo – cercano attraverso la ribellione non il cambiamento…ma semplicemente se stessi.
Questo storia mi piace un sacco perché mi ricorda tanto un epoca che fu, fatta di liceo, amicizia, scioperi, amori e di quelle finte rivoluzioni in cui non credeva nessuno ma che ci legavano lo stesso…in qualche modo.
A si biri..
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3 commenti:
Scommetto che a tutti voi capita, in queste gelide mattine autunnali, con l’aria fredda che taglia le guance, di ricordare quelle sensazioni e quegli odori di Milano che, mentre si andava al liceo, presagivano possibili okkupazioni o manifestazioni studentesche con la speranza di saltare le lezioni. Imbacuccati con quelle sciarpone morbide ed enormi da tenere sempre intorno al collo per darsi un’aria da ribelle anni ’70, e che donavano un fascino incredibile alle ragazze. A me succede tutti gli anni ed è meraviglioso: mi tornano in mente moltissimi bei ricordi che mi fanno sorridere e sentire ancora un po’ adolescente, spensierato e incosciente, con in testa soltanto il punk dei green day e la voglia di stare insieme con gli amici di sempre…
Commento in stile Muccino (“Come te nessuno mai”), ma ci voleva!!
Che il buon dio ce ne scampi!
ero sicuro del tuo commento franzina... insensibile :-) io sono ancora giovane dentro...
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