lunedì 14 gennaio 2008

un mondo che non credevi...

Io vorrei condividere un messaggio che una mia omonima, rimasta bloccata in Russia, mi ha inviato...
Sono rimasta sconvolta.
kiev, che carina..
questo miscuglio di antico e moderno, di sovietico e ucraino, di architetti italiani e costruttori del socialismo russi, insomma.. interessante. non frenetica, non sporca.. poi quando siamo capitate noi era pure natale quindi tutto decorato, gente felice, alberi di natale scintillanti, bambini in braccio a babbo natale etc etc etc... carino, proprio.
devo ammettere, però, che la samoe jarkoe vpechatlenije (l'impressione più forte) me l'ha lasciata un particolare non del tutto trascurabile, ma nemmeno troppo relativo alla città o all'ucraina in sè e per sè... ed è stato il viaggio di ritorno.
sappiate che mooooooltissimi ucraini vivono in russia, a mosca, in particolare. sappiate che, come i meridionali in italia, tuuuuutti loro erano a casa per le feste e tuuuuuuuuuutti loro tornavano a mosca dopo le feste, insieme a me e alle mie compagne di viaggio. sappiate che per far fronte al problema ai treni soliti sono stati aggiunti dei vagoni, come in italia, del resto. quello che non succede in italia è che i vagoni aggiuntivi siano... di formica, coi letti duri come il marmo e, sorpattutto... ALIMENTATI A CARBONE CON TANTO DI FORNACELLA DA ALIMENTARE CON TANTO DI PALA... e ... come dire... MAGARI L'AVESSERO FATTO!!!!!!!!!!!!!!!!! in sostanza, quando in città a kiev era meno 15 e a mosca - 18, io ho fatto un viaggio di 13 ore iniziato a mezznotte in un treno SENZA RISCALDAMENTO e con i bagni NON FUNZIONANTI passando ovviamente attraverso tutta quella terra desolata arida e piena di neve che separa le due città dove CHISSA QUA NTI CAZZO DI GRADI FACEVANO??? almeno, almeno, -20, -25, ragazzi miei, e io giacevo, in preda ai brividi, con giaccone sciarpa guanti cappello scarpe e coperta fornita dal treno vicino a una finestra con talmente tanti buchi e talmente tanti spifferi che se fosse stata aperta sarebbe stato uguale, senza nenache il tè perchè non c'era acqua calda e senza poter dormire perchè i dolori alle giunture mi tenevano sveglia. i piedi proprio... vabbè uagliù.. e poi tutti i passeggeri incattiviti a mostro che sbraitavano con la rincoglionita della .. come chiamarla.. responsabile del vagone (quella che ti porta le coperte controlla i biglietti e ti fa il tè o il caffè) che poveretta diceva "e io che caaaaazzo devo fare?" non so se avrebbe potuto alimentare le fornaci del riscaldamento, perchè il carbone c'era tutto!!! eh sì, dappertutto nel treno era tutto tutto pieno di carbone, a mucchi, nei secchi, semplicemente per terra o disseminato alla cazzo... i bagni neri, neri, neri e senza acqua e spoooorchi la morte.. a un certo punto si sono allagti, chissà perchè.. alla fine in preda all'urlo delle mie viscere sono andata a cercare un bagno dove almeno si potesse entrare. lo trovo dopo due vagoni, entro, piscio con gli occhi chiusi per nn vedere, e dopo pretendo di lavarmi le mani. un antico rubinettino di ferro mi sorride da sotto lo strato di sporco che lo ricopre. lo sormonta una specie di manopola. la giro. esplode. acqua dappertutto, fontane, proprio. spalanco la porta e urlo richiamando aiuto con la mano sul buco lurido della manopoletta. spunto il provodnik (responsabile del vagone), un grassoccio uomo in divisa e sigaretta, mi guarda con aria sorniona, si gusta il mio panico e poi esclama, con voce suadente "e lei perchè avrebbe fatto questo?" e io "sa, fa caldo, volevo fare la doccia". ridacchia sotto i baffi, chiude la manopola, ovviamente per aprire l'acqua si doveva premere un bottoncino situato dove nessuno avrebbe mai immaginato, mi offre il caffè e mi trovo a berlo con lui e un suo... boh, un tizio che era con lui nello spazio prima degli scompartimenti. l'amico mi fa, pure lui tutto suadente (would-be, suadente) "ma mica per caso sei moldava??" moh, io dico no.. vabbò. dopo essermi fatta istruire sul suo lavoro di designer di gioielli sono tornata al mio posto... ghiacciata più di prima. ho smesso di sentire i piedi verso la settima ora. alla 12 ero terrorizzata, pensavo avrei perso i mignolini.
ooo ggesù

2 commenti:

paulmoss ha detto...

carino il racconto..
ma mi hai incuriosito: chi è questa tua amica? la conosciamo?
che ci fa in ucraina?
ciao.

lafranzine ha detto...

No Paolo non la conosci, si chiama Francesca ed è di Foggia. E' un'amica mia e di eva dai tempi del liceo, studia lingue ed è in scambio per un anno a Mosca. Siccome le si è staccata la foto dal passaporto non l'hanno fatta tornare a casa per le vacanze di natale, così è andata in ucraina con delle sue amiche.