martedì 19 febbraio 2008

Vecchi ricordi. /2

Come dicevo, a testi angoscianti e cupi si alternavano testi di greve ironia boccacesca. Ironia incomprensibile, tra l'altro, se non a pochi eletti, perché quasi sempre si nutriva di fattarelli di bassa cronaca e attualità. Ovviamente i bersagli più facili erano i compagni di banco, i secchioni di turno, il ministro dell'Istruzione, etc...

Sono alcuni sì poco discreti a voler saper li altrui fatti
io per cotesti cò tanto orgoglio già li vedo uscir matti
Assai goliardica e boccacesca è a mio parere la vicenda
che se la sentisse un trivial rattuso or ora farebbe ammenda
Io riprendendo li difetti altrui e gettandoli al pubblico pasto
accresco la vergogna e fiacco quello che di boria ai guappi è rimasto.
In una landa sì desolata ove mai esser vivo mise piede
due uomini integri e sani di spirito cavalcano certi
uno, che ha il nome di Enricuccio Gargamella a “cavaliere” siede
e il suo prode scudiero, il fido Topazio, barba incolta e piedi storti
fieri della loro intellettuale bonomia vanno verso il luogo del misfatto
un castello ove un Re, Sabatino il suo nome, viveva stanco e derelitto.
[1]
Egli avea visto la potenza del suo regno pian piano scemare
colpita e offesa da li denigratori del suo popolo Latino
ma più che bestemmiar e maledire non potea fare
poichè li sui fidi vassalli eran soliti usare un vetusto parlantino
tutto infarcito di ghirigori e tardo-classicismi linguistici da buttar
ma la faccenda ancor più aspra e dura agli occhi si presenta
se contro questo Regno il Nemico ha tanti uomini quante gocce il mar
l’esercito avversario guidato da un profano letterato un po’ samenta
il perfido e ignavo Conte Berliguero, occhialuto e con mento caprino
che figura dalle Alpi al fiume Po quella corrente assai insidiosa
che volea cancellar e sodomizzar li rappresentanti del latino.
[2]
Ei avea con sè non solo li comunisti ma tutta la burocrazia schifosa
con la qual spazzar via il regno di Sabatino e farne scempio.
Un docente cavalcante, il nostro Enricuccio, volea evitar la contesa
forse per timore di trovar alla fine del mese lu salario empio
Al consiglio dei docenti, pardon, de li professori, tutti eran riuniti
intorno al Re debole e malato che aiuto chiedea a li suoi vassalli
“Urge trovar lo Sacro Valla!” ripetea a li cavalieri scoglioniti,
“Solo il libro del Potere guarir puote la real carnazza e li fondelli”
ma la pettoruta valchiria Postulata chiama a magnar la sbobba
e tutti correndo lascian Sabatino solo col suo fido Gargamella,
mentre ei prendea appunti su affaticato fino a farsi venir la gobba.
[3]
“Assai timorato son io del Valla, mio signore” ripetea lu tapino,
“Ma lo stesso troverò il libro che lei cerca, in nome di mio nonno
che per anni al ministero il lavoro ha cercato e mai trovato poverino”
E lu professore in testa spelacchiato subito ci perse il sonno
in quanto il lavoro ben presto lo accalappiò come un bambino
così sceso in sella al suo destriero chiamò a sé il suo fido Topazio
e dirigendosi in fretta e furia verso le campagne si sentì galvanizzato,
ma ben presto dovette far i conti con lo fisico certo non da pancrazio
e tra un loffa e un vento fu obbligato a mettersi sbracato
“Urge una sosta par soddisfare la bisogna!” grida lu docente
e acalatosi le brache subito fece partir un immonda mitragliata
che rimbombando per le valli scetò pure il Topazio dormiente
“Sbaglio, professore, oppur ho udito proferire una stronzata?”


(continua poi per altre 19 pagine)
(c) Paul Moss - Maggio 2000

[1] Enricuccio Gargamella, secondo molti studiosi, altri non sarebbe che Enrico Renna, professore di latino e greco di Mossetti durante gli anni del Ginnasio.
[2] Secondo le stesse fonti, il conte Berlinguero corrisponde al ministro dell’Istruzione Berlinguer, sotto governo D’Alema.
[3] Il ricercatissimo Valla, nell’iconografia mossettiana, è da far risalire al mito tutto liceale delle «edizioni Valla», ritenute da molti docenti le più preziose e prestigiose mai pubblicate.

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