mercoledì 6 agosto 2008

Cronache palermitane.



Il nome del destinatario è bene in vista («Per il signor sultano»), il messaggio è custodito in una busta bianca accuratamente sigillata. Dentro c´è la richiesta di un lavoro, uno qualsiasi, perché - dice la lettera - «senza soldi non si può più andare avanti». Rosario Romano è uno dei tanti palermitani che ieri mattina sotto il sole cocente hanno atteso al porto per ore l´arrivo del sultano. «Vorrei tanto riuscire a consegnargli questo messaggio - dice Romano - Potrei fare il cameriere sulla sua nave o il cuoco, sono molto bravo in cucina. Il fatto che lui sia qui significherà pure qualcosa. I palermitani hanno bisogno di aiuto, forse almeno sua maestà può fare qualcosa».

Dietro le doppie transenne del molo Vittorio Veneto in direzione del panfilo «Al Said» circa duecento persone si sono lanciate in speranze e sogni a occhi aperti, come se il sultano fosse arrivato in Sicilia per risolvere i problemi della città. Nessuno di loro, infatti, crede alla storia della visita in Sicilia per una semplice vacanza. Come è accaduto in Puglia, sono sicuri che anche qui Qaboos Bin Said sorprenderà con qualche dono: «Ci auguriamo che lasci un po´ di soldi alla nostra città, ma anche a noi - dice Giuseppe D´Arpa - non mi dispiacerebbe ricevere un suo omaggio in denaro. Tanto per lui un euro in più o in meno non fa certo la differenza. A noi cambierebbe invece la vita».

In alto macchine fotografiche, telefonini cellulari pronti a scattare immagini e telecamere prese in prestito anche da qualche amico per l´occasione. Angelina La Monica con il figlio Giovanni non stacca gli occhi dal panfilo: «Per il bambino una Ferrari andrebbe bene - dice la signora - Per me, invece, una villa sul mare e un lavoro migliore. Finché c´è vita, c´è speranza». Il tempo scorre, ma nessuno abbandona la sua postazione conquistata a fatica: «Non mi importa quanto c´è da aspettare - dice Libero Alabiso - sono molto curioso, ho letto di lui sui giornali. Certo sarebbe bello pensare che farà dei doni alla città.



Del resto si è dimostrato altrove molto generoso». Gli fa eco Annalisa Carlino: «Speriamo di vederlo - dice la signora - almeno per un istante. Dicono che sia un uomo buono e anche io avrei qualche richiesta da fargli». Se avessero potuto esprimere un desiderio al sultano, la maggior parte di loro avrebbe chiesto un lavoro per sé o per i propri figli. «Lui ha tanti soldi - dice Giusy La Barbera - Io, invece, non ho neanche un lavoro. E neanche i miei figli. Forse il nostro è solo un sogno. Ma intanto stiamo qui ad aspettarlo». Altri avrebbero chiesto assegni in bianco e lussuose residenze estive. Altri ancora soltanto una vacanza visto che qualcuno non si ricorda più che sapore ha: «Quanto mi piacerebbe andare in giro per il mondo come fa il sultano - dice Chiara Moncada con tutta la famiglia ad attendere il sultano - Mi basterebbe anche avere i soldi per fare un viaggio. È da una vita che non parto».

Qualcuno addirittura coltivava l´illusione che una volta sceso dalla sua Mercedes il sultano avrebbe lanciato alla folla banconote e regali: «Non si sa mai - dice Giuseppe Puccio - Magari si impietosisce a vederci fermi qui da tempo e ci regala qualcosa». Ma non ci sono soltanto disoccupati, casalinghe e famiglie ad attendere le munifiche mosse del sultano. Anche il mondo del commercio cittadino, dalle gioiellerie ai generi alimentari si è mobilitato per fargli pervenire un omaggio. Ieri mattina al porto è arrivata anche una partita di cannoli di Piana degli Albanesi, ma anche questa è stata rispedita indietro come tutto il resto. Molti titolari dei negozi di abbigliamento attendono ancora di vedere entrare nelle loro boutique almeno qualcuna delle ottocento persone al seguito del sultano decisa a concedersi uno shopping sostanzioso.

Purtroppo però i diversi tentativi di far pervenire al panfilo di Qaboos Bin Said qualunque tipo di dono fino a ora sono miseramente falliti. Secondo il protocollo è assolutamente vietato accettare pacchi regalo anche per motivi di sicurezza. C´è chi allora vorrebbe quantomeno lanciare al sultano un messaggio di stima in nome della sua fama di monarca illuminato e amato dal popolo: «Sappiamo che non riceve doni - dice Irma Fiorentino dell´omonima gioielleria - così avevo pensato di fargli avere almeno un mio personale messaggio di saluto. Abbiamo interessi comuni e lo stimo molto come uomo politico. E volevo anche ringraziarlo per essere passato dalla nostra città».

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