martedì 27 gennaio 2009

"Davanti al Cox c'eravamo anche noi", eccetera, eccetera.

La "resistenza" viene fiaccata dalle continue e soprattutto gratuite aggressioni, dal loro cieco ripetersi, dal male oscuro dell'inutilità che s'insinua delle coscienze dei singoli...La drammatica distanza (o forse vicinanza) che si instaura tra forze resistenti e forze repressive, è testimoniata dalle centinaia di foto apparse sui vari blog "ribelli" in difesa del Cox: volti, sagome, persone ritratte in vari momenti di vita passata di fronte al centro sociale - sorseggiano una "birrozza", "rollano"una canna - : figure in massima parte annoiate, sbofonchianti, in una parola stanche; contrapposte alle intirizzite e melanconiche divise dei poliziotti, sopraggiunti per murare con fiamma ossidrica quegli stessi luoghi... E' in questa fiacchezza, in questa apatia che è maturata la repressione che ogni giorno aggiunge un'altra pennellata al suo disegno...

5 commenti:

gaia ha detto...

paul, con tutto il rispetto, ma non sono d'accordo...perché per un volto assente annoiato e intento solo a bere la sua birrozza e fumare la sua canna ce n'è un altro invece che in quello stesso momento forse era più interessato a godersi un bel concerto o a leggersi la sua nuova vecchia rivista o a discutere con qualcuno, piuttosto che essere fotografato. che poi si venga a dire che negli anni della nostra generazione i centri sociali hanno vissuto un'indubbia crisi di vitalità, questo è vero. ma sono i tempi, sono le circostanze, è la società intera che vive un mutamento. ma perché, i giornali? la letteratura? la musica? l'arte? la cultura? la politica? non hanno forse vissuto la stessa crisi di vitalità di cui noi adesso ci stiamo pappando gli ultimi più beceri strascichi? e intendo dire questo senza alcun intento di lamentela o commiserazione. è così, è un fatto. sicuro ci saranno tempi migliori. d'altra parte sarebbe stato impensabile vivere a mille come accadeva negli anni '70 ad esempio fino ad oggi...le coronarie di una società esplodono così, e soprattutto, non ci sarebbe evoluzione. perché affinché ci sia evoluzione c'è necessità di alti, poi stasi, poi bassi, bassissimi, decadenze, depressioni, e poi di nuovo rinascite. sono le onde di significato di ogni cosa....e le onde cosa fanno? si susseguono, ma c'è anche la risacca, la calma piatta, e poi, a volte, le burrasche.
ora, posti come il conchetta magari negli ultimi anni non hanno vissuto la splendida energia degli inizi, ma salvaguardare la possibilità di esistenza dei terreni fertili è un dovere sacrosanto della società. il conchetta lo era, e te lo dice una che non lo conosceva molto, ma che lì si è gustata alcune serata magnifiche, scoprendo e ascoltando buona musica (ricordo porca miseria il concerto dei mono a 5 euro!!!!!!!) e potendomi permettere addirittura più di una birra dopo un concerto!
che tu venga a dire infine "E' in questa fiacchezza, in questa apatia che è maturata la repressione..." eh???? non ti pare di generalizzare un pochetto? a mio avviso è fare un'autocritica che in questo caso non è segno di maturità ma è solo inopportuna.
mi ricorda una cosa del tipo: "o caro, tu mi hai lasciata ma la colpa è mia che non sono stata capace di tenerti stretto a me".....una donna del genere, è una deficiente, che i sampietrini della franzina ricadano a pioggia su di lei e la gomma da masticare stia a vita attaccata al suo citofono!
ah, scusa per lo sproloquio lunghissimo...in effetti di persona sarebbe piu sensato e di sicuro piu stimolante fare una discussione a riguardo.
ti abbraccio

Unknown ha detto...

Sono d'accordo.

Anonimo ha detto...

non sei originale... pasoliniano ricordo.
almeno usiamo snobbismi intellettuali di primo pelo!

Anonimo ha detto...

ah e cmq io a protestare ci sono andata con il cappuccio e le sizze. niente alcol nè canne... tu come hai dimostrato il tuo disappunto?

paulmoss ha detto...

ma no, non volevo fare un pasoliniano ricordo. affatto.
dico che c'è un senso generale di stanchezza in questo contesto milanese. forse è una mia sensazione.
non si parla né di metodi di lotta, né di responsabilità "concrete".
è che la ripetitività delle azione repressive morattiane (o berlusconiane, se vogliamo) hanno questo, di potente: il loro reiterarsi continuo. l'eterno ritorno dell'eguale, vuoi che sia una transenna di troppo, vuoi uno sgombero immotivato, vuoi l'ennesimo divieto.
mentre il potere (quello con la p minuscola, perché è solo potere repressivo) non ha volto e se ce l'ha è quello degli annoiati poliziotti, la "resistenza" (che è soprattutto resistenza morale, non fisica) invecchia, sa di già visto, non sembra avere motivazioni entusiasmanti,né soprattutto un progetto collettivo a lungo termine. so di generalizzare, per carità, e forse mi sbaglierò. ma io per primo mi sento parte di questo impigrirsi collettivo.