il personale è politico è uno slogan femminista degli anni 70. Si riferiva alla divisione dei ruoli che attribuisce all'uomo l’immagine della sfera pubblica: la storia e la politica degli uomini si attuano nella sfera pubblica, mentre quella delle donne resterebbe ridotta alla relativa invisibilità del privato.
Purtroppo è una delle eredità più pesanti di quei movimenti, come ogni slogan è stato decontestualizzato e ha assunto significati posticci che gravano sulla nostra formazione ancora oggi, e il buon Paul ne è la prova. Lo slogan aveva un contesto preciso e definito, dire che tutto il privato è pubblico e che tutto il privato è politico è una degenerazione che porta a confondere i diritti con i privilegi. Sembrerà un po' fascista come affermazione, ma visto l'andamento privato contemporaneo si rischia di credere che il consumo, l'accumulazione e la ricchezza siano dei diritti politici. Come le azioni di pretesa dovute all'essere troppo viziati dai diritti senza considerare i doveri.
Un altro slogan che ha avuto lo stesso decorso (e su cui è più facile fare questo discorso, perchè ha una connotazione negativa) è "Boia chi molla".
scusa in che senso io ne sarei la prova?:) spiegati meglio...
Negli anni Settanta erano in molti a proclamare che «il personale è politico»: la vita personale, privata di una persona, la sua ideologia dei rapporti interpersonali, doveva essere messa sullo stesso piano dell'ideologia conclamata, proclamata.
Le degenerazioni posticce non le vedo: nel senso che il fallimento di quest'utopia si è palesato fin da subito. I più convinti assertori della fusione tra i due campi (personale e politico) hanno finito poi per fare quello che cazzo pareva loro, senza dover tener conto di niente e di nessuno se non della propria (supposta) coerenza individuale. Questo il rischio tutt'oggi che non mi stancherò mai di sottolineare. Per il resto, il discorso femminista si era diluito in un batter d'occhio, e i suoi residuati bellici attuali fanno solo sorridere. Il concetto di "militanza", seria e abnegante, è pressocché scomparso da ogni campo (artistico, politico, intellettuale), con tutte una serie di lasciti positivi, per carità, ma anche negativi - lasciatemelo dire in questo clima grigiastro.
Semmai, è totale, assoluta la vittoria dello slogan invertito: "il politico è personale". Ovvero tutto ciò che è etica pubblica, partecipazione, impegno politico è ormai declinato unicamente secondo il consumo, l'accumulazione di ricchezza, la realizzazione personale. Amen.
paolo nel senso che hai affermato come non fosse solo femminista senza esitazioni e di come fosse usato in altre circostanze. Stai calmo... Eri la prova di come avesse acquistato e fosse diventato noto per altri motivi.
8 commenti:
non l'ho capita
il personale è politico.
era uno degli slogan più belli delle femministe.
pensaci :)
il difficile equilibrio..:)
ma non era solo uno slogan femminista, comunque.
il personale è politico è uno slogan femminista degli anni 70. Si riferiva alla divisione dei ruoli che attribuisce all'uomo l’immagine della sfera pubblica: la storia e la politica degli uomini si attuano nella sfera pubblica, mentre quella delle donne resterebbe ridotta alla relativa invisibilità del privato.
Purtroppo è una delle eredità più pesanti di quei movimenti, come ogni slogan è stato decontestualizzato e ha assunto significati posticci che gravano sulla nostra formazione ancora oggi, e il buon Paul ne è la prova. Lo slogan aveva un contesto preciso e definito, dire che tutto il privato è pubblico e che tutto il privato è politico è una degenerazione che porta a confondere i diritti con i privilegi. Sembrerà un po' fascista come affermazione, ma visto l'andamento privato contemporaneo si rischia di credere che il consumo, l'accumulazione e la ricchezza siano dei diritti politici. Come le azioni di pretesa dovute all'essere troppo viziati dai diritti senza considerare i doveri.
Un altro slogan che ha avuto lo stesso decorso (e su cui è più facile fare questo discorso, perchè ha una connotazione negativa) è "Boia chi molla".
scusa in che senso io ne sarei la prova?:) spiegati meglio...
Negli anni Settanta erano in molti a proclamare che «il personale è politico»: la vita personale, privata di una persona, la sua ideologia dei rapporti interpersonali, doveva essere messa sullo stesso piano dell'ideologia conclamata, proclamata.
Le degenerazioni posticce non le vedo: nel senso che il fallimento di quest'utopia si è palesato fin da subito. I più convinti assertori della fusione tra i due campi (personale e politico) hanno finito poi per fare quello che cazzo pareva loro, senza dover tener conto di niente e di nessuno se non della propria (supposta) coerenza individuale. Questo il rischio tutt'oggi che non mi stancherò mai di sottolineare. Per il resto, il discorso femminista si era diluito in un batter d'occhio, e i suoi residuati bellici attuali fanno solo sorridere. Il concetto di "militanza", seria e abnegante, è pressocché scomparso da ogni campo (artistico, politico, intellettuale), con tutte una serie di lasciti positivi, per carità, ma anche negativi - lasciatemelo dire in questo clima grigiastro.
Semmai, è totale, assoluta la vittoria dello slogan invertito: "il politico è personale". Ovvero tutto ciò che è etica pubblica, partecipazione, impegno politico è ormai declinato unicamente secondo il consumo, l'accumulazione di ricchezza, la realizzazione personale. Amen.
paolo nel senso che hai affermato come non fosse solo femminista senza esitazioni e di come fosse usato in altre circostanze. Stai calmo...
Eri la prova di come avesse acquistato e fosse diventato noto per altri motivi.
emmascusa, tu scrivi che assunto significati posticci che gravano sulla nostra formazione, e paolo ne la prova, mica mi ero agitato ma non capivo!:)
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