martedì 7 luglio 2009

Quando qualcosa riesce a toccarti

Oggi sono andata al cinema a vedere "Look both ways" e mi sono ritrovata, di nuovo, di fronte alla miopia e all'incapacità della distribuzione cinematografica italiana. Nonostante un sottotitolo devastante, "amori e disastri", e un trailer da denuncia, ho visto uno dei migliori film che mi siano passati davanti agli occhi.




Un film che parla della morte in colori pastello. Non è un film, è realtà.
La regista australiana è riuscita a costruire la realtà usando il più totale artificio. Non è un film parlato, è un film di fotografie. Ogni singolo fotogramma è studiato al millimetro e evidentemente e artificialmente costruito.
Un film che racconta l'incomunicabilità non comunicando. Non parla, mostra solo dettagli. Esattamente come nella realtà, il film è soffocato da una marea di pensieri che viaggiano più veloci e più intensamente delle parole, mostrando in modo delicato, sensibile e assolutamente non scontato come la parola sia uno strumento così limitato e limitante (come tutti gli altri del resto).

Una totale e completa solitudine che diventa un muro invalicabile e anche l'unica vera ragione alla base dell'azione, della reazione e del contatto umano.

Un film che ha bisogno di attenzione assoluta, la regista lascia dettagli che sta a noi vedere per costruire tutto il resto. Come nella vita, non ci viene detto nulla. Sta sempre e comunque a noi avere la voglia e la pazienza di osservare gli altri prima di ascoltarli.

3 commenti:

gaia ha detto...

wow...mi incuriosisce incredibilmente....ma è uscito da poco? nel senso, è reperibile in qualche cinema anche a milano, o conviene cercarlo altrove?

gaia ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
lafranzine ha detto...

cinema :-)