lunedì 3 agosto 2009

F come Famiglia.

La famiglia è il più conservatore e irresistibile degli istituti sociali. Piu' della galera, del matrimonio, della burocrazia. E' come un pianeta che, dopo aver consentito anche al più piccolo e insignificante dei suoi satelliti di roteare libero, finisce poi inesorabilmente per attrarlo a sé e fagocitarlo. Avere come punto di riferimento, per la propria realizzazione umana e professionale, un nucleo di due, tre persone anziché cento sicuramente è un obiettivo pacifico, discreto, innocuo: che reitera, del resto, il procedere dell'umanità a piccoli grappoli, a piccoli passi. L'uomo, per limiti che gli sono imposti dalla natura, può parlare solo o pochi suoi simili per volta, moltiplicarsi seguendo ritmi faticosi e dolenti: uno, massimo due copie di noi stessi all'anno. Vince, perciò, l'istinto di conservazione. Ma l'uomo, con le sue azioni, può incidere sull'esistenza di molti. C'è da scegliere, e farlo è lacerante, tra ambizioni universali e soddisfazioni particolari. E' vero che il nido familiare è, e sarà sempre, il rifugio ultimo d'ogni uomo, ma non è detto che sia il più democratico, il più giusto, o quello dove i meccanismi di potere psicologico non vengano imposti con uguale prepotenza. Ogni essere, umano o animale, sceglie i propri simili che lo fanno star meglio. Tutto qua. La sacralità è un'altra cosa.

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