sabato 12 dicembre 2009

Castrazione.

Lavori per la grana o per scopare
domanda all'infermiera una donna portata dagli agenti,
in preda ad una collera che già
non è più sua. Grida: le pollastrelle
di sopra finiscono poi sempre per sporcare
quelle di sotto, e se ne va
verso il letto sbilenco in cui la cara
innocenza si fa una volta ancora
una verginità. Voi non volete,
aggiunge, mai salvare
quello che è già perso. La tv,
scrive sul formulario l'internista,
sembra che ormai non le interessi più.
- Hédi Kaddour, 2000.


Che cos’è la fiction? La fiction è una parola recente, che distingue un prodotto nato per la televisione ma passato poi al cinema. La fiction ha creato un linguaggio omogeneizzato, evirato, metabolizzato, monocorde, basato sui manuali di sceneggiatura della televisione americana, che catalogano su modelli psicologici molto precisi gli impulsi della psiche. Dicono che ci vuole un personaggio comico, uno tragico, uno antagonista, etc… e che ci vuole la suspance. Guai a far mancare la suspance! Viene preparato dunque un minestrone sempre uguale: da noi, in mancanza di stimoli creativi diversi dalle pressioni politiche e clericali, stravince il trittico santi, preti e carabinieri. Pietoso. Certo, talvolta compaiono dei solerti, sfigati e bonari investigatori, brava gente in fondo. Ma sempre succubi del trittico di cui sopra.
All’interno della fiction ormai il dominatore incontrastato è racconto sentimentale, ovvero le piccole tragedie della gente comune. Della borghesia. Più precisamente, degli splendidi quarantenni della borghesia. La meno autonoma, economicamente e culturalmente, delle classi, ha l’assillo di essere depositaria dell’umano.* E di questo se ne compiace. Spariscono d'un colpo morte, povertà, dolore fisico, sporcizia, fallimenti, perdite, il senso di sgradevolezza e il senso della carne (così presente invece nel cinema tedesco e americano anni Settanta!): tutto ciò che può instillare dubbi e ansia, insomma.
Bisogna stare quieti, rilassarsi, svagare, svuotare il cervello - altra espressione entrata nell'uso comune.
I film italiani sono così. Sempre più simili alla fiction televisiva: una classificazione dei sentimenti da parte di persone, di splendidi quarantenni, che di sentimenti ne ha pochissimi. O se ce li ha, sono appiattiti, castrati. Per questo fanno quasi tutti vomitare.


* vedi Adorno!

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