martedì 30 settembre 2008
ggiovani
Le ultime rilevazioni Istat attestano che in Italia un residente su 5 ha superato i 65 anni, mentre gli over80 rappresentano il 5% della popolazione. Nel 2051 poi, gli over65 diventeranno il 33%, cioè un anziano ogni tre residenti. I "grandi vecchi", cioè gli individui di 85 anni e oltre, passeranno invece da 1,3 milioni nel 2007 a 4,8 milioni nel 2051, con una percentuale che aumenta dal 2,3% al 7,8%.
lunedì 29 settembre 2008
più web2.0 che pirlate...
L'ingenier Madini, anzichè lavorare alle sue nerborute ricerche sul web 2.0 importuna le signorine con mail dai toni insolenti e inopportuni...CHIEDO CHE SIANO PRESI SERI PROVVEDIMENTI!
Da quando ha deciso di tesserarsi a quella squadraccia di polli senz'ali ha perso totalmente il senno e per di più la vocazione artistica...Tralasciando sulla sua ironia da campagna elettorale,CHIEDO CHE QUALCUNO FACCIA QUALCOSA,vi prego!
Da quando ha deciso di tesserarsi a quella squadraccia di polli senz'ali ha perso totalmente il senno e per di più la vocazione artistica...Tralasciando sulla sua ironia da campagna elettorale,CHIEDO CHE QUALCUNO FACCIA QUALCOSA,vi prego!
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Mix Tape e playlist.
Sabato... dopo aver passato un pomeriggio tanto divertente, quanto delirante con la kaje; ho approfittato della mia disponibilità monetaria per effettuare un acquisto che avevo puntato dal Miami..
Non è un mistero che l'ISBN è la mia casa editrice preferita, le loro pubblicazioni hanno la mia fiducia a prescindere. Non sbagliano mai un colpo.
Ritornando sul sentiero del mio pensiero iniziale sul post, sabato ho finalmente acquistato "Mixtape: l'arte della cultura delle audiocassette". Un libro geniale, non c'è da stupirsene dato che l'autore è Thurston Moore cantante e chitarrista dei Sonic Youth.
Il libro è un tuffo nel passato, un tuffo che non è nostalgico, ma che ha l'obiettivo di farci riflettere sulla "rivoluzione digitale". Le mixtape sono state la prima forma di distribuzione "fai da te", la prima vera e propria pirateria.
ESTRATTI
Introduzione - by Bruce Sterling
Questo libro non parla di arte bella. La cultura dell'audiocassetta, creata da musicisti, pirati, delusi dall'amore e diseredati, non è stata la cultura più elegante del pianeta. Si trattava di arte povera - un lungo e variegato testamento dell'etica della vita di strada tipica del modello fai-da-te della scena punk.
(...)
Le cassette furono il risultato di un elaborato sistema di produzione e distribuzione mediatica a livello commerciale. I punk, nelle loro ramificazioni e correnti, adattarono la funzione delle cassette interferendo, intervenendo, piegando quella colossale macchina commerciale per i loro fini personali, senza rendersi conto che sarebbe sopravvissuti alle cassette. Il sistema era colossale, ma fragile.
(...)
La cassetta ha avuto lo stesso vita breve. Come una star maledetta. Non certo per colpa sua; il digitale l'ha annichilita all'improvviso, sbucato dal nulla, proveniente da una tecnologia del tutto aliena che con la pacifica cassetta aveva la stessa somiglianza di un guerriero mongolo con un contadino cinese.
(...)
Credo che fosse proprio questo il segreto dei mix tape - non erano musica, ma istruzione e cultura. Tramite la pratica apparentemente sterile di ritagliare, creare collage e disporre suoni in certo ordine, si potevano impartire valide lezioni su musica e vita, per insegnarle a persone con metodi che arrivavano al cuore di ciò che la musica significava, alle emozioni che regalava.
Introduzione - by Thurston Moore
La prima volta che sentii parlare di un mix su cassetta fu nel 1978. Robert Christgau, il "decano dei critici rock", scrisse un pezzo sul Village Voice (giornale tutt'ora esistente) sul suo disco preferito dei Clash, guarda caso una sua produzione: una cassetta con le b-side della band non incluse negli album. I Clash scrivevano singoli fantastici, e album fantastici, e di solito inserivano i singoli nei dischi, ma non le b-side. Comunque, dal punto di vista della mia mentalità da critico musicale, la sua era un'ottima pensata. Un aspetto particolare mi colpì: Christgau sosteneva che si trattasse di un mix tape che aveva compilato per regalarlo agli amici. Si era fatto il suo album personale dei Clash e lo dava in giro come memento alla sua devozione per il rock and roll.
C'era una cosa lui possedeva ed io no: una piastra a cassette. A quei tempi i mangianastri erano tanto fondamentali quanto i giradischi. Ed ugualmente ingombranti. Ma più o meno in quel periodo la Sony lanciò il Walkman: un mangiacassette portatile grande la metà degli apparecchi standard - più o meno come i registratori che in genere si vedevano fra le mani dei giornalisti. Questi nuovi Walkman si portavano a tracolla, erano l'ideale per andarsene a zonzo della città ascoltando la musica con gli auricolari. Immagino che l'industria discografica si aspettava che gli utenti acquistassero le cassette originali degli album, edi certo così fu, ma ehi! perchè non comprare le cassette vuote e registrare i singoli brani dai dischi? Ecco cosa fecero tutti quelli che si erano muniti di Walkman. Non passò molto che su album e cassette originali apparvero adesivi come: LE REGISTRAZIONI DOMESTICHE UCCIDONO LA MUSICA! Se non altro, anticipava l'attuale paranoia dei discografici sui cd masterizzati e le canzoni scaricate da internet.
RIFLETTENDOCI SU UNA DIFFERENZA FONDAMENTALE DIVIDE IL MIXTAPE DALLA PLAYLIST: LA DIMENSIONE DEL DONO. Le playlist difficilmente sono curate come lo erano i mix tape, anche per la facilità tecnica di realizzazione e ancora più raramente sono fatte per insegnare, condividere, donare qualcosa.
Non è un mistero che l'ISBN è la mia casa editrice preferita, le loro pubblicazioni hanno la mia fiducia a prescindere. Non sbagliano mai un colpo.
Ritornando sul sentiero del mio pensiero iniziale sul post, sabato ho finalmente acquistato "Mixtape: l'arte della cultura delle audiocassette". Un libro geniale, non c'è da stupirsene dato che l'autore è Thurston Moore cantante e chitarrista dei Sonic Youth.
Il libro è un tuffo nel passato, un tuffo che non è nostalgico, ma che ha l'obiettivo di farci riflettere sulla "rivoluzione digitale". Le mixtape sono state la prima forma di distribuzione "fai da te", la prima vera e propria pirateria.
ESTRATTI
Introduzione - by Bruce Sterling
Questo libro non parla di arte bella. La cultura dell'audiocassetta, creata da musicisti, pirati, delusi dall'amore e diseredati, non è stata la cultura più elegante del pianeta. Si trattava di arte povera - un lungo e variegato testamento dell'etica della vita di strada tipica del modello fai-da-te della scena punk.
(...)
Le cassette furono il risultato di un elaborato sistema di produzione e distribuzione mediatica a livello commerciale. I punk, nelle loro ramificazioni e correnti, adattarono la funzione delle cassette interferendo, intervenendo, piegando quella colossale macchina commerciale per i loro fini personali, senza rendersi conto che sarebbe sopravvissuti alle cassette. Il sistema era colossale, ma fragile.
(...)
La cassetta ha avuto lo stesso vita breve. Come una star maledetta. Non certo per colpa sua; il digitale l'ha annichilita all'improvviso, sbucato dal nulla, proveniente da una tecnologia del tutto aliena che con la pacifica cassetta aveva la stessa somiglianza di un guerriero mongolo con un contadino cinese.
(...)
Credo che fosse proprio questo il segreto dei mix tape - non erano musica, ma istruzione e cultura. Tramite la pratica apparentemente sterile di ritagliare, creare collage e disporre suoni in certo ordine, si potevano impartire valide lezioni su musica e vita, per insegnarle a persone con metodi che arrivavano al cuore di ciò che la musica significava, alle emozioni che regalava.
Introduzione - by Thurston Moore
La prima volta che sentii parlare di un mix su cassetta fu nel 1978. Robert Christgau, il "decano dei critici rock", scrisse un pezzo sul Village Voice (giornale tutt'ora esistente) sul suo disco preferito dei Clash, guarda caso una sua produzione: una cassetta con le b-side della band non incluse negli album. I Clash scrivevano singoli fantastici, e album fantastici, e di solito inserivano i singoli nei dischi, ma non le b-side. Comunque, dal punto di vista della mia mentalità da critico musicale, la sua era un'ottima pensata. Un aspetto particolare mi colpì: Christgau sosteneva che si trattasse di un mix tape che aveva compilato per regalarlo agli amici. Si era fatto il suo album personale dei Clash e lo dava in giro come memento alla sua devozione per il rock and roll.
C'era una cosa lui possedeva ed io no: una piastra a cassette. A quei tempi i mangianastri erano tanto fondamentali quanto i giradischi. Ed ugualmente ingombranti. Ma più o meno in quel periodo la Sony lanciò il Walkman: un mangiacassette portatile grande la metà degli apparecchi standard - più o meno come i registratori che in genere si vedevano fra le mani dei giornalisti. Questi nuovi Walkman si portavano a tracolla, erano l'ideale per andarsene a zonzo della città ascoltando la musica con gli auricolari. Immagino che l'industria discografica si aspettava che gli utenti acquistassero le cassette originali degli album, edi certo così fu, ma ehi! perchè non comprare le cassette vuote e registrare i singoli brani dai dischi? Ecco cosa fecero tutti quelli che si erano muniti di Walkman. Non passò molto che su album e cassette originali apparvero adesivi come: LE REGISTRAZIONI DOMESTICHE UCCIDONO LA MUSICA! Se non altro, anticipava l'attuale paranoia dei discografici sui cd masterizzati e le canzoni scaricate da internet.
RIFLETTENDOCI SU UNA DIFFERENZA FONDAMENTALE DIVIDE IL MIXTAPE DALLA PLAYLIST: LA DIMENSIONE DEL DONO. Le playlist difficilmente sono curate come lo erano i mix tape, anche per la facilità tecnica di realizzazione e ancora più raramente sono fatte per insegnare, condividere, donare qualcosa.
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domenica 28 settembre 2008
venerdì 26 settembre 2008
Lista regali
Dato che il mio compleanno si avvicina (il 30 ne faccio 25 eh sì!), ho deciso di darvi una mano...
La domanda che cazzo regalo alla Fra?! E' imperativa tutti gli anni... allora ecco a voi alcuni suggerimenti.
Quest'anno ho deciso che voglio solo regali utili, ecco una piccola lista di cose indispensabili:
1- La carta igienica sudoku
2- Il poggia-piedi a dondolo
3- Le forbici con il mirino laser
4- Il vestito da preservativo
5- Il kit da perfetta dominatrice
6- L'essicatore per funghi in faggio
7- Congela sughi
8- La penna coltellino svizzero
La domanda che cazzo regalo alla Fra?! E' imperativa tutti gli anni... allora ecco a voi alcuni suggerimenti.
Quest'anno ho deciso che voglio solo regali utili, ecco una piccola lista di cose indispensabili:
1- La carta igienica sudoku
2- Il poggia-piedi a dondolo
3- Le forbici con il mirino laser
4- Il vestito da preservativo
5- Il kit da perfetta dominatrice
6- L'essicatore per funghi in faggio
7- Congela sughi
8- La penna coltellino svizzero
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mercoledì 24 settembre 2008
OSCAR: "GOMORRA" DESIGNATO PER L'ITALIA
Sembra incredibile, ma è così. Il comitato di "saggi" incaricato di designare il film italiano da presentare per la corsa agli Oscar (a valutare c'erano lo scenografo Dante Ferretti, la costumista Gabriella Pescucci, il regista Gianni Amelio, i produttori Tilde Corsi, Grazia Volpi, Conchita Airoldi, Francesco Pamphili, Angelo Barbagallo, i critici Fabio Ferzetti e Paolo D’Agostini) ha scelto l'opera più sconvolgente, più disturbante, più annichilente dell'ultima stagione.
Un'opera che, per una volta, non parlerà di campagne toscane e vibranti notti romane. Non mostrerà coppie in crisi o genitori depressi. Né traumi repressi nel sonno della memoria.
Soprattutto, non avrà protagonisti in bicicletta - se mai, in motorino.
Ora diamoci appuntamento per il 22 gennaio 2009, quando l’Academy renderà note le cinque nominations per la vittoria finale, e speriamo che il titolo figuri tra i film in gara per la serata del 22 febbraio. Certo, Garrone dovrà vedersela con concorrenti agguerriti: probabilmente, per dirne alcuni, il francese Entre les murs di Laurent Cantet, Palma d’oro a Cannes, il tedesco La banda Baader-Meinhof di Uli Edel, il belga Eldorado Road di Bouli Lanners, lo spagnolo Seven Billiard Tables di Gracia Querejeta.
Quanto tempo è passato da quella puntata di Invasioni Barbariche, nel giugno 2006; e poi quella lettura solitaria, quella speranza appena nata; quegli incontri clandestini che ne sono seguiti, accesissimi scambi di mail, febbricitanti tam-tam organizzativi all'ombra dell'indifferenza: ora Hollywood. Uau, l'impatto dei numeri ai tempi del colera: spiazzante, alienante. Ma anche un'imprescindibile, a volte irripetibile opportunità. Si è sotto i riflettori, ma non per sempre.
martedì 23 settembre 2008
domenica 21 settembre 2008
Procrastination,J.Kelly,2007,UK,4'
...is to being afraid to finish something...
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IL FINE ULTIMO DI OGNI CONQUISTA / L'azione dell'immaginazione.
Un'abbondante e autorevole letteratura, prodotta sopratutto dai critici della cultura di massa della Scuola di Francoforte e anticipata nell'opera di Max Weber, vede il mondo moderno svilupparsi come una gabbia d'acciaio, e ha previsto che lo sviluppo dell'immaginazione sarebbe stato arrestato dalle forze del consumismo, del capitalismo industriale e dalle forme di controllo generalizzato e di secolarizzazione del mondo. I teorici della modernizzazione degli ultimi decenni (...)hanno in gran parte condiviso l'idea del mondo moderno come di uno spazio dotato di una sempre più ridotta religiosità, di minor gioco e di spontaneità inibita a tutti i livelli.
L'errore (...) si basa su un prematuro cordoglio per la morte della religione e della vittoria della scienza. Ci sono segnali evidenti nelle nuove multiformi devozioni che la religione non solo non è morta, ma può essere più efficace che mai nelle odierne politiche globali fortemente mobili e interconnesse. (...) è sbagliato supporre che i media elettronici siano l'oppio dei popoli. Questa idea, che solo ora comincia ad essere modificata, si basa sulla convinzione che le forme meccaniche di riproduzione artistica abbiano represso la gente comune soprattutto ai fini dell'attività industriale, ma si tratta di un'idea troppo semplice.
Terroristi che prendono come modelli figure alla Rambo (...); casalinghe che leggono romanzi rosa e guardano le soap-opera come parte del tentativo di costruirsi le loro vite; famiglie musulmane che si radunao ad ascoltare i sermoni dei leader islamici su cassetta (...).
(...) Magliette, cartelloni pubblicitari, graffiti, ma anche la musica rap, la street dance e le baraccopoli indicano tutti che le immagini dei media sono rapidamente assimilate entro repertori locali fatti di ironia, rabbia, umorismo e resistenza.
(..) La fantasia può portare all'indifferenza (perché la sua logica è spesso autoreferenziale), ma l'immaginazione, soprattutto quand'è collettiva, può diventare impulso per l'azione. E' l'immaginazione, nelle sue forme collettive, che crea le idee di vicinato e di nazione, di economie morali e di regole ingiuste, di salari più elevati e di prospettive lavorative all'estero. L'immaginazione è oggi una palestra per l'azione, non solo per la fuga.
- Arjun Appadurai, Modernità in polvere, 2001.
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venerdì 19 settembre 2008
giovedì 18 settembre 2008
Vogliamoci un pò di male...
Vorrei anche io mostrarvi alcune immagini del viaggio con Alice...
Ne volete di più? Andate qui.
La distruzione prima di Gibellina
Facce buffe
LA METAFOTO
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Cat-Man-Do di Simon Tofield,2007,UK
C'è chi li ama e chi li detesta,i felini,animali affascinanti e paraculi,menefreghisti e opportunisti allo stesso tempo,trascorrono le loro giornate a poltrire in poltrona.(Chi meglio mi rappresenta?!?hihihi,nonna!Ma penso anche ai mitici Camillo di Ciotti,Mause di Gaia,Fushiko di Simo.)
Il mio si chiamava Rocki ed era tutto nero! Alla faccia dei maligni che pensavano portasse sfiga! E' arrivato in casa Raganati qualche mese prima di me e praticamente siam cresciuti insieme contendendoci l'affetto della famigghia...Odio e amore tra di noi! Era d'altronde il pupillo di mia sorella ed io ero alquanto gelosa.
In effetti,adesso che mi ricordo,lei giocava più con lui che con la sua sorellina bionda...(Oddio il complesso del gatto-mammone!).
Bhè,arrivando al dunque,ciò che più mi faceva saltare i nervi era quando la mattina Rocki saliva sulle mie gambe e cercava di svegliarmi nei modi più assurdi,tipo infilare le unghie nei fili della coperta e tirare...sembrava una mezza tortura nel dormiveglia...
L'altra sera al Milano Film Festval,all'interno della maratona d'animazione,ho scoperto questo Simon Tofield. Brevi divertenti animazioni sulla vita domestica dell'uomo-poltrone e del gatto,il più abile animale domestico a scassare le palle per una manciata di croccantini!Guardatelo!E' breve!
Il mio si chiamava Rocki ed era tutto nero! Alla faccia dei maligni che pensavano portasse sfiga! E' arrivato in casa Raganati qualche mese prima di me e praticamente siam cresciuti insieme contendendoci l'affetto della famigghia...Odio e amore tra di noi! Era d'altronde il pupillo di mia sorella ed io ero alquanto gelosa.
In effetti,adesso che mi ricordo,lei giocava più con lui che con la sua sorellina bionda...(Oddio il complesso del gatto-mammone!).
Bhè,arrivando al dunque,ciò che più mi faceva saltare i nervi era quando la mattina Rocki saliva sulle mie gambe e cercava di svegliarmi nei modi più assurdi,tipo infilare le unghie nei fili della coperta e tirare...sembrava una mezza tortura nel dormiveglia...
L'altra sera al Milano Film Festval,all'interno della maratona d'animazione,ho scoperto questo Simon Tofield. Brevi divertenti animazioni sulla vita domestica dell'uomo-poltrone e del gatto,il più abile animale domestico a scassare le palle per una manciata di croccantini!Guardatelo!E' breve!
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mercoledì 17 settembre 2008
L'isola di Grimsey...
30 aprile 1945
"My beloved son! By now we have been in the Führerbunker for six days already - daddy, your six little siblings and I, for the sake of giving our national socialistic lives the only possible honorable end ... You shall know that I stayed here against daddy's will, and that even on last Sunday the Führer wanted to help me to get out. You know your mother - we have the same blood, for me there was no wavering. Our glorious idea is ruined and with it everything beautiful and marvelous that I have known in my life. The world that comes after the Führer and national socialism is not any longer worth living in and therefore I took the children with me, for they are too good for the life that would follow, and a merciful God will understand me when I will give them the salvation ... The children are wonderful ... there never is a word of complaint nor crying. The impacts are shaking the bunker. The elder kids cover the younger ones, their presence is a blessing and they are making the Führer smile once in a while. May God help that I have the strength to perform the last and hardest. We only have one goal left: loyalty to the Führer even in death. Harald, my dear son - I want to give you what I learned in life: be loyal! Loyal to yourself, loyal to the people and loyal to your country ... Be proud of us and try to keep us in dear memory .."
- Magda Goebbels
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RECINZIONI - The "100 MOVIES I CAN'T LIVE WITHOUT" List
#41 - Dumbo
Un film di Ben Sharpsteen. Genere Animazione, colore 64 minuti. - Produzione USA 1941.
Un film di Ben Sharpsteen. Genere Animazione, colore 64 minuti. - Produzione USA 1941.
Dotato di orecchie spropositate, l'elefantino Dumbo fa parte di un circo ambulante dove, a causa della sua diversità, è umiliato e offeso da tutti, gli altri elefanti compresi. Nel difenderlo da un'aggressione, la sua amorevole madre suscita un grande scompiglio. Viene imprigionata come matta e separata dal figlio. Disperato, Dumbo trova conforto nel topolino Timothy che gli insegna a usare le grandi orecchie per volare. Diventa una star. Realizzato in economia (meno di 1.000.000 di dollari) rispetto a Pinocchio (1939) e a Bambi (1942), tra la disattenzione di W. Disney, preoccupato dalla chiusura dei mercati europei e da uno sciopero in casa, è forse il più sottovalutato lungometraggio disneyano di quel periodo. L'accorto dosaggio delle sue componenti – realismo e stilizzazione, sentimentalismo e comicità – gli dà brio, fluidità e compattezza. Spassosi caratteristi i 4 corvi. “Ha la corteccia di lungometraggio e il midollo delle Silly Symphonies” (Oreste de Fornari). Lo dimostra la strepitosa sequenza degli elefanti rosa, sognati da Dumbo sbronzo, un incubo che diventa la fonte effervescente di invenzioni cromatiche e grafiche, spinta nei cieli sperimentali del cinema astratto. In senso figurato la locuzione to see pink elephants significa “avere allucinazioni causate dall'alcol”. Oscar per le musiche di Oliver Wallace, Frank Churchill e Ned Washington.
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RECINZIONI - The "100 MOVIES I CAN'T LIVE WITHOUT" List
#42 - Il laureato
(The Graduate)
Un film di Mike Nichols. Con Anne Bancroft, Dustin Hoffman, William Daniels, Murray Hamilton, Katharine Ross, Richard Dreyfuss. Genere Drammatico, colore 106 minuti. - Produzione USA 1967.
Da un romanzo di Charles Webb sceneggiato da Buck Henry e Calder Willingham. Un neolaureato californiano in crisi d'identità diventa l'amante di una nevrotica signora, amica di famiglia, ma poi s'innamora di sua figlia. Un film di culto per il pubblico giovanile degli ultimi anni '60 per l'innovativo uso della musica pop (Simon & Garfunkel), la trasgressiva tematica sessuale, la bravura degli interpreti tra cui Hoffman nella 1ª parte importante della sua carriera. Preziosissimo per capire l'aria dell'epoca. Oscar per la regia.
(The Graduate)
Un film di Mike Nichols. Con Anne Bancroft, Dustin Hoffman, William Daniels, Murray Hamilton, Katharine Ross, Richard Dreyfuss. Genere Drammatico, colore 106 minuti. - Produzione USA 1967.
Da un romanzo di Charles Webb sceneggiato da Buck Henry e Calder Willingham. Un neolaureato californiano in crisi d'identità diventa l'amante di una nevrotica signora, amica di famiglia, ma poi s'innamora di sua figlia. Un film di culto per il pubblico giovanile degli ultimi anni '60 per l'innovativo uso della musica pop (Simon & Garfunkel), la trasgressiva tematica sessuale, la bravura degli interpreti tra cui Hoffman nella 1ª parte importante della sua carriera. Preziosissimo per capire l'aria dell'epoca. Oscar per la regia.
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Decisamente punkrocker
Buongiorno a tutti,
sto lottando con il raffreddore. Spero di poter dichiarare la mia vittoria al più presto.
Sono state giornate davvero intense, non solo dal punto di vista dell'agenda (quello ahi noi lo sono sempre), ma anche emotivo. Tanti incontri, tanti ritrovamenti, tante scelte e qualche chiarimento.
Oggi, mentre mi dedicavo al mio solito sbicilettare in giro per la city, ho deciso di mettere la funzione random sul mio i-pod... e voi direte e con ciò? Bene, dovete capire he per me inserire la funzione random è una sofferenza unica! Quel continuo cambiare ritmo, atmosfera, suoni! Non ti da il tempo di farti avvolgere dal mood, insomma è un trauma!
Ho perso il filo della discussione...
Ah sì volevo dire... che per quanto mi sforzi di raffinare i miei gusti musicali, ho scoperto che non posso e non riesco a rinnegare la mia vera anima: a me quando mi parte il ritmo in levare o un bel palm mute cafone mi gioisce il cuore!
Punkrocker nell'anima! (Green day not included)
sto lottando con il raffreddore. Spero di poter dichiarare la mia vittoria al più presto.
Sono state giornate davvero intense, non solo dal punto di vista dell'agenda (quello ahi noi lo sono sempre), ma anche emotivo. Tanti incontri, tanti ritrovamenti, tante scelte e qualche chiarimento.
Oggi, mentre mi dedicavo al mio solito sbicilettare in giro per la city, ho deciso di mettere la funzione random sul mio i-pod... e voi direte e con ciò? Bene, dovete capire he per me inserire la funzione random è una sofferenza unica! Quel continuo cambiare ritmo, atmosfera, suoni! Non ti da il tempo di farti avvolgere dal mood, insomma è un trauma!
Ho perso il filo della discussione...
Ah sì volevo dire... che per quanto mi sforzi di raffinare i miei gusti musicali, ho scoperto che non posso e non riesco a rinnegare la mia vera anima: a me quando mi parte il ritmo in levare o un bel palm mute cafone mi gioisce il cuore!
Punkrocker nell'anima! (Green day not included)
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lunedì 15 settembre 2008
Verso il circolo polare artico...
Non soddisfatti di essere giunti nella "capitale del nord", il giorno dopo partiamo alla conquista del circolo polare artico che attraversa una piccola isola a nord dell'Islanda di nome Grimsey (50 abitanti... e 40 mins di volo dalla Groenlandia). Il viaggio prevede un'ora di autobus per risalire il fiordo e 3 ore di traghetto...
Domani vi posto le foto di una delle escursioni più emozionanti del viaggio... 'notte!
La capitale del nord
Ansiosi di esplorare la vera Islanda, dopo un paio di giorni lasciamo Reykjavik per raggiungere la "capitale del nord" Akureyri (17000 abitanti e la seconda città più importante dell'isola ... !?!?!). Ci spostiamo in pullman con un viaggio di 6 ore attraverso le lande desolate che caratterizzano il centro dell'Islanda...
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venerdì 12 settembre 2008
Se non andate tutti al MilanoFilmFestival (forse ci vado anche io se c'è qualcuno) che ne dite di fare un prefesta di domani al ...Confine???
Ciao da uno degli ultimi vacanzieri!!!
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Venerdì 12.09.08
giovedì 11 settembre 2008
Feeeeeeeeeesssssssstaaaaaaaaaaaaaa!!!!
Con il potere conferitomi dall’Ordine Sardo di tutte le Feste, presieduto da sua eccellenza Fra Zoolander, indico per Sabato 13 Settembre una grande festa per i seguenti motivi:
- festeggiare i compleanni di Me (che sò troppo giovvvane), l’incantevole Virgi e l’indomito Marco dalla Sicilia con tanto ammore e arancini.
- rivedersi finalmente tutti insieme dopo le vacanze dal momento che qualcuno se ne è stato in giro fino a poco fa… non faccio nomi…
- chiudere l’estate con probabilmente l’ultima festa sulla terrazza di Fra (sarà questo il luogo del “delitto”). Direi proprio che quest’anno la terrazza è stata utilizzata in modo sano e giusto!!!
Venghino, signori, Venghino!!! E soprattutto, che si porti gentilmente qualcosa da bere, noi menestrelli della serata penseremo a fare comunque il grosso della spesa con sciocchezzuole da mangiare e gradi alcolici da degustare…
Chi non si presenterà… verrà maledetto in nome della Pecora sarda a secoli di astinenza dal sesso, emorroidi perenni e cacarella a spruzzo… siete avvisati!! (gli esuli fuori dall’Italia sono perdonati…)
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maledizione della pecora sarda
CODICILLO - Derek Walcott
Schizofrenico, conteso da due stili,
uno la prosa di un pennivendolo, mi guadagno
l'esilio. Arranco per miglia su questa falce
di spiaggia illuminata dalla luna,
mi abbronzo, brucio
per spogliarmi
di questo amore per l'oceano che è amore in se.
Per cambiar lingua devi cambiar vita.
Non posso riparare vecchi torti.
Le onde si stancano dell'orizzonte e tornano.
Gabbiani stridono con rauche lingue
sopra le marce piroche in secca,
erano una nube dal becco velenoso
a Charlotteville.
Un tempo pensavo che bastasse l'amore
per il proprio paese,
ora, anche a scegliere, non c'è posto al trogolo.
Guardo le menti migliori frugare come cani
in cerca di avanzi di favore.
Mi avvicino alla mezza
età, pelle bruciata
si squama dalla mano come carta, o velo
di cipolla,
come l'enigma di Peer Gynt.
Nel cuore non c'è nulla, nemmeno la paura
della morte. conosco troppi morti.
Sono tutti familiari, tutti in carattere,
persino nel morire. Sul fuoco
la carne non teme più quella rovente bocca della terra,
quella fornace del sole o il suo deposito di cenere,
nè questa falce di luna che si annuvola e si snuvola,
che di nuovo imbianca questa spiaggia
come una pagina vuota.
Tutta la sua indifferenza è una rabbia differente.
uno la prosa di un pennivendolo, mi guadagno
l'esilio. Arranco per miglia su questa falce
di spiaggia illuminata dalla luna,
mi abbronzo, brucio
per spogliarmi
di questo amore per l'oceano che è amore in se.
Per cambiar lingua devi cambiar vita.
Non posso riparare vecchi torti.
Le onde si stancano dell'orizzonte e tornano.
Gabbiani stridono con rauche lingue
sopra le marce piroche in secca,
erano una nube dal becco velenoso
a Charlotteville.
Un tempo pensavo che bastasse l'amore
per il proprio paese,
ora, anche a scegliere, non c'è posto al trogolo.
Guardo le menti migliori frugare come cani
in cerca di avanzi di favore.
Mi avvicino alla mezza
età, pelle bruciata
si squama dalla mano come carta, o velo
di cipolla,
come l'enigma di Peer Gynt.
Nel cuore non c'è nulla, nemmeno la paura
della morte. conosco troppi morti.
Sono tutti familiari, tutti in carattere,
persino nel morire. Sul fuoco
la carne non teme più quella rovente bocca della terra,
quella fornace del sole o il suo deposito di cenere,
nè questa falce di luna che si annuvola e si snuvola,
che di nuovo imbianca questa spiaggia
come una pagina vuota.
Tutta la sua indifferenza è una rabbia differente.
mercoledì 10 settembre 2008
RECINZIONI - The "100 MOVIES I CAN'T LIVE WITHOUT" LIST
#43 - Il Gattopardo
Un film di Luchino Visconti. Con Paolo Stoppa, Claudia Cardinale, Alain Delon, Burt Lancaster, Rina Morelli, Marie Bell, Rina De Liguoro, Pierre Clémenti, Lucilla Morlacchi, Giuliano Gemma, Maurizio Merli, Dante Posani, Mario Girotti, Sergio Fantoni. Genere Storico, colore 205 (187) minuti. - Produzione Italia 1963.
Dal romanzo postumo (1958) di Giuseppe Tomasi di Lampedusa: mentre nel 1860 Garibaldi e le sue camicie rosse avanzano in Sicilia, Tancredi, nipote del principe don Fabrizio di Salina, si arruola volontario e si fidanza, col consenso dello zio, con Angelica, figlia di un nuovo ricco. Dopo essere andato, come tutti gli anni, nella sua villa di campagna a Donnafugata, il principe dà un ballo nel suo palazzo di Palermo dove l'aristocrazia festeggia la scongiurata rivoluzione. Splendida e fastosa illustrazione del passaggio della Sicilia dai Borboni ai sabaudi e della conciliazione tra due mondi affinché “tutto cambi perché nulla cambi”, è un film sostenuto dalla pietà per un passato irripetibile che ha il suo culmine nel ballo, lunga sequenza che richiese 36 giorni di riprese. Capolavoro o falso capolavoro? Affresco o mosaico? Straordinario o decorativo? Critica discorde. Visconti volle nella colonna sonora di N. Rota un valzer inedito di G. Verdi. B. Lancaster con la voce di Corrado Gaipa. Palma d'oro a Cannes ex aequo con il giapponese Seppuku di Masaki Kobayashi e tre Nastri d'argento (fotografia, scene, costumi). Restaurato nel 1991 dalla Cineteca Nazionale di Roma con la direzione tecnica di G. Rotunno, direttore della fotografia.
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RECINZIONI - The "100 MOVIES I CAN'T LIVE WITHOUT" LIST
#44 - Taxi Driver
Un film di Martin Scorsese. Con Jodie Foster, Robert De Niro, Cybill Shepherd, Peter Boyle, Harvey Keitel, Leonard Harris. Genere Drammatico, colore 113 minuti. - Produzione USA 1976.
Un ex marine, reduce dal Vietnam, fa il tassista di notte e ne vede di tutti i colori in una New York lercia e violenta. Scritto da Paul Schrader, è un compendio del realismo violento degli anni '70 di cui riprende, trasfigurandolo, il tema del giustiziere privato. Può essere letto come una parafrasi urbana di Sentieri selvaggi (1956) di John Ford. R. De Niro è eccellente nel rendere l'ambigua schizofrenia di Travis. Ultima colonna musicale di Bernard Herrmann, musicista preferito di Alfred Hitchcock, e funzionale fotografia di Michael Chapman. Palma d'oro a Cannes per il miglior film.
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La particella di Dio
Bisognerebbe scrivere qualcosa su quest'epoca storica, in cui un meastoso esperimento, illuminista nell'impostazione e nelle finalità -trovare la "particella di Dio", non è bellissimo? - viene avviluppato da timori apocalittici...
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martedì 9 settembre 2008
Viaggetto al termine della notte
Cari/e
si torna casa, qui piove.
Ho publicato su eveline un raconto scritto nel sole siciliano ma ambientato a londra.
Se lo leggerete, avrete uno sguardo sui miei primi mesi di vita a londra.
Ci vuole tempo, per elaborare..
Lo trovate QUI
un abraccio a tutti
vostro
F
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Il Fine Ultimo di Ogni Conquista / Borders
Leggere i libri che ti servono per scrivere una tesi è, indubbiamente, la parte più bella di tutto il lavoro. Soprattutto quando scopri che molti argomenti, molti autori che credevi lontanissimi, invece sono collegati da correnti sotterranee, da temi comuni, da analogie inaspettate.
Per esempio, dopo essermi fatto vedere sul litorale salentino immerso in improbabili tomi di antropologia delle religioni, sono tornato in quel di Napoli passando a letture dedicate ai borders, ai confini tra nazioni, culture, civiltà. Pian piano che mi dipanavo tra etnografia, economia e storia contemporanea, una serie di domande si facevano largo nell'ipotetico abstract che dovrei comporre: come si trasforma la cultura di chi emigra e come cambia il suo rapporto con la terra d'origine? E ancora: che cosa succede alle identità quando queste si ibridano nei nuovi luoghi di residenza? E quali sono i contenuti umani – psicologici, emotivi e culturali – che stanno dietro e dentro le cifre che, senza dire nulla della carne e del sangue, dei pensieri e degli affetti, si limitano a misurare gli spostamenti umani nella società contemporanea? E infine: qual è il rapporto che lega i tratti culturali, sub-religiosi delle identità "viaggianti" con i contesti economici e le dinamiche del potere?
Sono domande che, inevitabilmente, riguardano un po' tutto il Fine Ultimo, ideato ben prima di questa tesi. E dunque riguarda me, riguarda noi tutti, non sarà un caso che sia così, forse è solo il naturale succedersi dei punti interrogativi che ognuno si pone nelle varie fasi della vita.
Pensavo al luogo del mio secondo incontro con la Frontiera - il primo era stato tra l'umidiccio dei fiumi e delle foreste -: lontano, a Nord, nelle polveri e nel deserto di Sonora, in zone difficilmente raggiungibili in cui la geografia porta nomi di tribù indiane e di colonnelli. L'autobus della Estrella Blanca, partito il giorno prima da Ciudad Juarez e che effettuava il viaggio di ventidue ore per Tijuana, stava facendo tappa a Nogales. Nogales è un pallino rosso su quella linea nera, tratteggiata e semi retta che per tre-quattro centimetri di cartina - tremila kilometri nella realtà - divide il Messico dagli Stati Uniti. Un avamposto nel nulla, circondato dal nulla: alle spalle l'impressionante vastità degli spazi desertici, di fronte la muraglia di cemento armato alta 5 metri e protetta con il filo spinato.
Pensando e parlando diborders, ero finito su un libro di Kapuscinski, eccellente report polacco morto nel 2007. In Imperium, viaggio tra le Repubbliche socialiste sovietiche, nel 1967 scriveva così:
"L'avvicinarsi di una frontiera aumenta sempre l'eccitazione, intensifica l'emozione. La gente non è fatta per vivere in situazioni di frontiera, cerca di sfuggire o di liberarsene prima possibile. E tuttavia non fa che imbattercisi, trovarle e sentirle ovunque."
Per esempio, dopo essermi fatto vedere sul litorale salentino immerso in improbabili tomi di antropologia delle religioni, sono tornato in quel di Napoli passando a letture dedicate ai borders, ai confini tra nazioni, culture, civiltà. Pian piano che mi dipanavo tra etnografia, economia e storia contemporanea, una serie di domande si facevano largo nell'ipotetico abstract che dovrei comporre: come si trasforma la cultura di chi emigra e come cambia il suo rapporto con la terra d'origine? E ancora: che cosa succede alle identità quando queste si ibridano nei nuovi luoghi di residenza? E quali sono i contenuti umani – psicologici, emotivi e culturali – che stanno dietro e dentro le cifre che, senza dire nulla della carne e del sangue, dei pensieri e degli affetti, si limitano a misurare gli spostamenti umani nella società contemporanea? E infine: qual è il rapporto che lega i tratti culturali, sub-religiosi delle identità "viaggianti" con i contesti economici e le dinamiche del potere?
Sono domande che, inevitabilmente, riguardano un po' tutto il Fine Ultimo, ideato ben prima di questa tesi. E dunque riguarda me, riguarda noi tutti, non sarà un caso che sia così, forse è solo il naturale succedersi dei punti interrogativi che ognuno si pone nelle varie fasi della vita.
Pensavo al luogo del mio secondo incontro con la Frontiera - il primo era stato tra l'umidiccio dei fiumi e delle foreste -: lontano, a Nord, nelle polveri e nel deserto di Sonora, in zone difficilmente raggiungibili in cui la geografia porta nomi di tribù indiane e di colonnelli. L'autobus della Estrella Blanca, partito il giorno prima da Ciudad Juarez e che effettuava il viaggio di ventidue ore per Tijuana, stava facendo tappa a Nogales. Nogales è un pallino rosso su quella linea nera, tratteggiata e semi retta che per tre-quattro centimetri di cartina - tremila kilometri nella realtà - divide il Messico dagli Stati Uniti. Un avamposto nel nulla, circondato dal nulla: alle spalle l'impressionante vastità degli spazi desertici, di fronte la muraglia di cemento armato alta 5 metri e protetta con il filo spinato.
Pensando e parlando diborders, ero finito su un libro di Kapuscinski, eccellente report polacco morto nel 2007. In Imperium, viaggio tra le Repubbliche socialiste sovietiche, nel 1967 scriveva così:
"L'avvicinarsi di una frontiera aumenta sempre l'eccitazione, intensifica l'emozione. La gente non è fatta per vivere in situazioni di frontiera, cerca di sfuggire o di liberarsene prima possibile. E tuttavia non fa che imbattercisi, trovarle e sentirle ovunque."
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lunedì 8 settembre 2008
The Golden Circle
Rappresenta l’insieme di 3 tappe fondamentali da visitare nella zona intorno a Reykjavik: si passa da Gullfoss, Geysir e Pingvellir. La prima credo che sia nella top 3 delle cascata in Islanda e forse anche in Europa, caratterizzata da un doppio salto e da uno strettissimo canyon da cui risale una spettacolare parete di spruzzi. Geysir, invece, è una pianura che accoglie diverse sorgenti calde e dove è possibile ammirare uno dei fenomeni naturali più sorprendenti in natura; pensate che non mi ha fatto molto effetto perché è così straordinario che sembra proprio finto… come se ci fosse un rubinetto sotto terra.
Infine Pingvellir è il sito storico più importante del paese. E’ un parco nazionale, patrimonio dell’UNESCO, che vanta una splendida collocazione naturale all’interno di un’immensa spaccatura causata dalla separazione di due zolle tettoniche, quella nord-americana e quella europea. I vichinghi vi fondarono il primo parlamento democratico del mondo, l’Alping, nel 930 d.C. .. e poi c’è chi dice che i vichinghi erano delle bestie… Ogni decisione importante che riguardava il paese veniva discussa in questa pianura: si approvavano leggi, si commerciava, si concordavano matrimoni e qui fu persino deciso di adottare il cristianesimo come religione nazionale.
p.s. nei secoli successivi le famiglie potenti iniziarono a contendersi il governo dell’Islanda andando incontro a vere e proprie guerre civili. A seguito di questo e di altre vicende storiche, il famoso parlamento democratico venne un po’ accantonato tra il 1300 e il 1800 d.c. Quando riacquistò i suoi poteri, il parlamento venne poi trasferito a Reykjavik…
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domenica 7 settembre 2008
Un libro...
Una persona che mi piace molto ieri sera mi ha fatto dono di un pezzettino del suo mondo prestandomi un libro.
Il suddetto libro inizia con una citazione di Aristotele:
"Nel concepire un ideale possiamo presumere quel che vogliamo, ma dovremmo evitare le impossibilità."
Pensavo fosse doveroso condividere con voi una frase di cotanta importanza.
Il suddetto libro inizia con una citazione di Aristotele:
"Nel concepire un ideale possiamo presumere quel che vogliamo, ma dovremmo evitare le impossibilità."
Pensavo fosse doveroso condividere con voi una frase di cotanta importanza.
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sabato 6 settembre 2008
venerdì 5 settembre 2008
Buon Compleanno Ema!
Ti dedico questa Ichnusa che sto sorseggiando in un'aspettata e assai gradita libera uscita!
Caro Ema ancora tanti auguroni, sperando di festeggiarli al mio ritorno...Ah!Ma quanti sono?25 o 26???
Vecchiaccio a presto.
Manu
Caro Ema ancora tanti auguroni, sperando di festeggiarli al mio ritorno...Ah!Ma quanti sono?25 o 26???
Vecchiaccio a presto.
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Favole / Cuore di vetro.
Era intorno alla gabbia dei gorilla di montagna, quelli imponenti, maestosi e dalla schiena argentata, che i visitatori dello zoo di Munster si erano accalcati: a vedere Gana, una mamma di undici anni, fiera nella sua maturità, che correva avanti e indietro come una pazza, con il suo cucciolo sulle spalle. Non prestava attenzione a chi le lanciava cibo, a chi le faceva "ciao" con la mano. Aveva fatto un sogno orribile. Si era svegliata di soprassalto, quasi soffocata dai riverberi del sole agostano, e aveva scoperto che quello non era affatto un sogno: il figlio prediletto, il piccolo Claudio-dal-cuore-malato che si stancava presto dopo ogni gioco, dopo ogni corsa, non mangiava più, non si muoveva più.
Fuori, dall’altra parte del vetro che circondava la gabbia, pochi si accorsero che quel fagotto di pelo era aggrappato alle sue spalle solo per inerzia. Gridavano per l’eccitazione, i bambini, lanciavano noccioline, e i poppanti strappavano manciate di erba alta, tra battiti di mani e borboglii.
Poi, tra l’indifferenza degli altri gorilla, Gana si mise al centro della gabbia, nel polveroso patio dei tronchi spezzati. Grattò il figlioletto sulla nuca, nella speranza di vederlo sbadigliare – uno di quei sbadigli suoi che sembravano durare un’eternità –, lo bagnò con un po’ d’acqua presa dallo stagno. Cercò di metterlo seduto, sollevandolo per le gracili braccia, mentre la luce del giorno gli si incuneava nella bocca, che era rimasta spalancata, congelata in quello sbadiglio che davvero sembrava non finire mai. Ora Claudio, il secondogenito di Gana, era solo Claudio-dal-cuore-malato, quello che gli uomini in camice bianco le avevano restituito con gli occhi inumiditi, senza farle capire come mai gliel’avevano portato via per tutto quel tempo. Provò a scuoterlo, questa volta più energicamente, e fu allora che la testolina del piccolo ricadde all’indietro, con un’espressione inane e terribile che lei non avrebbe mai dimenticato.
Sentì il silenzio sbalordito dei bambini lì fuori, che forse qualcosa avevano intuito, mentre gli occhi le tremavano e non le usciva dalla bocca altro che un brontolio sommesso. Sentì che non v’era respiro nella sua creatura, ma solo un alito stantio e amarognolo.
Stava accovacciata di fronte al suo piccolo, con le spalle imponenti curvate davanti a quella testolina piegata, chiedendosi come mai quel muscolo guasto avesse smesso di battere – davanti a lei che aveva fatto tutto come si deve, non aveva sbagliato nulla, né fatto mancare qualcosa alla sua creatura. Intanto gli occhi che la fissavano, aldilà del vetro. Occhi che si mossero a seguirla, quando Gana si drizzò in piedi, afferrò quel corpicino e se lo portò in un angolo che sembrava tranquillo, per scrollarlo da quel sonno di pietra. Sembravano anticipare morte e follia, quegli occhi moltiplicati per diecimila – con quella luce insopportabile, accecante! Così cullava il piccolo Claudio che non aveva più né sonno né fame né sete.
Gana gli chiuse la bocca con una mano. Voleva riempirsi il petto di aria e gridare. Restò stretta a suo figlio, in silenzio, mentre qualche signore, lì fuori, stava scattando foto con un cellulare.
Successe che gli altri gorilla si avvicinarono al suo giaciglio, scambiandosi un’occhiata ansiosa, vedendo la sua faccia devastata e i suoi occhi sbarrati. I veterani di quella gabbia sapevano bene, e se lo ripetevano sempre più spesso, che essere consapevoli della loro condizione non era più sufficiente a cambiare le cose. E ciò che sarebbe servito a cambiare le cose, il coraggio e la forza e la voglia, non poteva crescere né trovare spazio, in quella condizione. Si resero conto, tutti, di essere a volte spettatori, a volte parte di uno spettacolo che a seconda dei giorni poteva essere gradevole e divertente, oppure orrido e spietato; in ogni caso riusciva sempre a sovrastare ogni cenno di cambiamento, ogni segnale che volesse dire libertà: ed era già tanto se ancora avevano voglia di porsele, certe domande.
Mentre i giornalisti tedeschi, all’indomani di quell’avvenimento, riempirono pagine e pagine dibattendo sulle emozioni degli animali, e su come un gorilla dal dorso argentato potesse affrontare una perdita così grande, un grandissimo desiderio di fuggire era il solo sentimento che riempiva l’animo di Gana. Per la prima volta, da quando il suo mondo era quella gabbia di vetro, lo spettacolo nel quale si trovava a recitare le era apparso così potente, così lineare da essere immutabile.
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giovedì 4 settembre 2008
martedì 2 settembre 2008
Reykjavick - Iceland
La piccola grande capitale dell’Islanda accoglie circa 150.000 abitanti sui 300.000 dell’Islanda. Si trova nella parte sud occidentale dell’isola.
Letteralmente la traduzione del nome significa “baia fumosa” dovuta alle numerose bocche geotermiche presenti nell’area. Così fu chiamata da Ingòlfur Arnarson, un norvegese in fuga dalla madrepatria che divenne ufficialmente il primo islandese nell’871 d.c. La posizione della città fu decisa secondo l’usanza del tempo: in pratica, una volta scoperta una nuova terra, i coloni dovevano gettare i sostegni di legno del loro trono in mare.. gli dei avrebbero sospinto i tronchi sul tratto litorale più adatto alla fondazione della città. Sembra che il nostro amico Ingòlfur ci impiegò più di tre anni per ritrovarli e non penso sia rimasto soddisfatto della baglia spoglia e rocciosa che trovò.
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