lunedì 28 dicembre 2009
sabato 26 dicembre 2009
Fra(nza) è ora che mi porti a ballare!!!
LI ADORO TUTTI QUESTI PIEDINI!!!
Tu con le tue scarpe rosa- shocking
e io con i miei nuovi stivali e
voi?
avete scarpe fiche da far ballare?!
Benissimo!
venerdì 25 dicembre 2009
Faddone Christmas' desire
Caro 2009 quest'anno ti sei portato via il mio cantante preferito, Michael Jackson, il mio attore preferito, Patrick Swayze, la mia attrice preferita, Farrah Fawcett, il mio presentatore preferito, Mike Bongiorno, la mia poetessa preferita, Alda Merini..........volevo ricordarti che l'anno sta per finire e che il mio politico preferito è Silvio Berlusconi!
cit. Faddonegiovedì 24 dicembre 2009
Xmas Number One Conspiracy!
Giudizio.
mercoledì 23 dicembre 2009
Auguri di Buon Natale a tutti!!
martedì 22 dicembre 2009
APPELLO! Ama chi ti ama : aiuta The Pirate Bay questo Natale!
The Pirate Bay, il mio "papa' gambalunga"....
Narcisismo.
La cultura del narcisismo, come la chiamava Christopher Lasch, è cresciuta sul fallimento dei movimenti e delle rivoluzioni. Ci si è illusi - ci si è lasciati illudere - di una chissà quale diversità, unicità. Un’illusione anestetizzante che, mediante il ritornello secondo cui ognuno di noi è irripetibile e straordinario, apriva invece le porte all’omologazione e all’impotenza.
La grande pubblicità fa continuamente riferimento alla eccezionalità del singolo. I grandi manuali di self-help, dai motivatori di manager ai polpettoni di Coelho, parlano sempre dandoci del 'tu', fortissimamente 'tu', e mai del 'voi'. E meno che mai parlano di 'noi'. Come vincere, come star meglio, come sentirsi realizzati. Come e chi. Ma rispetto a cosa?
La logica è quella del divide et impera, coniugato all'infinitesimale: è molto più facile fare presa su una pagliuzza lasciata sola, piuttosto che su un gruppo compatto e consapevole.
Quanto tempo passiamo a consumare la nostra stessa immagine? Quante volte ci ripetiamo i nostri obiettivi e i nostri successi, veri o presunti, usando solo l'io come metro di giudizio? Poi un giorno ci si risveglia, come per uno shock, e si scopre che quell'io è stato travolto dalla realtà, senza preavviso, senza avvertimenti, e davanti la porta avevamo una montagna di lettere e di messaggi che volevano parlarci, confrontarsi, chiedere aiuto. Ma il tempo è così poco, dannazione!, il rifugio nella singolarità è un segno dei tempi e pure va capito chi non sa opporsi.
Forse bisognerebbe saper essere unici senza essere soli.
lunedì 21 dicembre 2009
venerdì 18 dicembre 2009
da copenhagen con amore
giovedì 17 dicembre 2009
Segnalazioni varie. Parliamo di Milano.
di Marco Belpoliti
Che cosa suggerisce la visione del viso insanguinato del Presidente del Consiglio?
Notizie da una città alla deriva di Marco Belpoliti. Cosa succede a Milano?
(l'arresto in diretta tv)
Reduce.
mercoledì 16 dicembre 2009
Scrittori e editori che dovremmo conoscere
Vi posto la dedica di un libro che ha pubblicato.
A tutti quelli
che hanno realizzato
meravigliose opere perdute,
grandiose scoperte snobbate,
nobili gesti dimenticati;
e che per questo non
figurano nei libri di storia.
A tutti quelli che hanno tentato
di fare grande l'umanità senza
che questa se ne accorgesse.
Agli eterni sottovalutati.
Ai geni mai compresi.
Ai perseguitati dal caso.
Ai bocciati dalla vita.
A tutti quelli che non riescono
a giustificare la propria esistenza.
A tutti quelli costretti a subire
ogni giorno l'arroganza, l'avidità
e l'ottusità che li circonda.
A tutti quelli che non hanno mai fatto parte
di alcun ingranaggio.
A tutte le rotelle fuori posto.
Mi ha toccato, specie conoscendo la sua storia, come quella di tanti altri sottovalutati. Lui è un immigrato albanese che con tre amici ha fondato una piccola casa editrice. Lui è l'esempio che si può fare, che si deve fare. Lui è quello che mi piacerebbe essere.
La fame dei riconoscimenti, del dover realizzare a tutti costi non è la sua strada. Lui è uno che invita le persone a leggere, chiede loro del tempo per condividere emozioni e non per cercare consenso.
Ce ne fossero di più di scrittori con la sua convinzione, leggeremmo di più. Sarebbe vita.
lunedì 14 dicembre 2009
domenica 13 dicembre 2009
Gli hanno tirato il Duomo in faccia.
sabato 12 dicembre 2009
Castrazione.
Che cos’è la fiction? La fiction è una parola recente, che distingue un prodotto nato per la televisione ma passato poi al cinema. La fiction ha creato un linguaggio omogeneizzato, evirato, metabolizzato, monocorde, basato sui manuali di sceneggiatura della televisione americana, che catalogano su modelli psicologici molto precisi gli impulsi della psiche. Dicono che ci vuole un personaggio comico, uno tragico, uno antagonista, etc… e che ci vuole la suspance. Guai a far mancare la suspance! Viene preparato dunque un minestrone sempre uguale: da noi, in mancanza di stimoli creativi diversi dalle pressioni politiche e clericali, stravince il trittico santi, preti e carabinieri. Pietoso. Certo, talvolta compaiono dei solerti, sfigati e bonari investigatori, brava gente in fondo. Ma sempre succubi del trittico di cui sopra.
All’interno della fiction ormai il dominatore incontrastato è racconto sentimentale, ovvero le piccole tragedie della gente comune. Della borghesia. Più precisamente, degli splendidi quarantenni della borghesia. La meno autonoma, economicamente e culturalmente, delle classi, ha l’assillo di essere depositaria dell’umano.* E di questo se ne compiace. Spariscono d'un colpo morte, povertà, dolore fisico, sporcizia, fallimenti, perdite, il senso di sgradevolezza e il senso della carne (così presente invece nel cinema tedesco e americano anni Settanta!): tutto ciò che può instillare dubbi e ansia, insomma.
I film italiani sono così. Sempre più simili alla fiction televisiva: una classificazione dei sentimenti da parte di persone, di splendidi quarantenni, che di sentimenti ne ha pochissimi. O se ce li ha, sono appiattiti, castrati. Per questo fanno quasi tutti vomitare.
* vedi Adorno!
seguendo l'invito di paolo
Le notti dipendono dai giorni, molto più di quanto sia vero il contrario. Di giorno, la notte passata resta inafferrabile, quella che arriva esiste solo come territorio asettico per piani e paure. Di notte, invece, il giorno è ancora presente e vivo, un padre mai morto che si cerca sempre di uccidere.
In questa notte di inizio dicembre federico gioca con la terza persona e con le minuscole di un nome che si confonde tra gli aggettivi.
C’è un piccolo topo nero che spia dal bordo del divano e federico lo guarda di rimando un secondo, interpellato dai suoi occhi minuscoli che sanno di giocattolo e di peste. è una notte scomoda, di sigarette che bruciano la gola, passata a cercare canzoni che si muovano al ritmo dello scontento. è una notte pigra, che rimbalza tra i siti di notizie insulse, noiosa perfino a se stessa mentre guarda video di trenta secondi su youtube. c’è un senso di vuoto in questi giorni, un vuoto in cui non si può nemmeno cadere. solo un leggero fastidio epidermico, mentre la casa si disintegra e federico si muove lentissimo nel far finta di volerla aggiustare.
capita di restare attaccato a quanto c’è di rassicurante soltanto per sfiducia nelle proprie capacità di sopportazione del futuro.
venerdì 11 dicembre 2009
giovedì 10 dicembre 2009
lunedì 7 dicembre 2009
Bersani? Dario Fo? L'Avvenire?
Fare Futuro, la fondazione di Gianfranco Fini.
Bentornati Obej- Obej
Si ringrazia Cuneo per l'ingente spedizione di
venditori di marroni,
con più di dieci bancarelle alla tradizionale fiera
degli Obej Obej di Milano.
Seguono grandi ringraziamenti per gli amici sardi
con i loro banchetti agroculinari pieni di forme di
pecorino e torrone di Tonara, davvero onnipresente.
Si rilevano strani gemellaggi Sardegna- Ariccia
dalle improbabili proposte agro- gastronomiche.
Clicca per ingradire foto e leggere esilaranti cartellini!
Sempre più gente si affolla ai piedi del Castello nel giorno di San Nicola. E' impossibile vedere le bancarelle, ti ritrovi in mezzo alla calca e ti chiedi "Ma che cavolo ci faccio qui?". Passa una processione anti- morattiana. I soliti venditori di utensili da cucina fanno il loro show di dimostrazione con microfonino incorporato alla bocca. Tra il trash e il comico. (Franzina ricordi? C'era ancora lui!!!). C'è tanto artigianato africano e tanti rami di fiori finti spuntano,volanti, tra le persone. L'atmosfera è sempre bella, natalizia, ma manca ciò che rappresenta da sempre questa fiera...Manca il vin bulè, mancano gli abusivi, manca davvero l'anima goliardica della tradizione popolare. Sembrano una Fiera dell'artigianato questi Obej-Obej, perdono la loro carica e la loro magia più suggestiva. Troppo conformisti, in tutto. Non mi piacciano. Lasciano insoddisfazione e spaesamento. E non mi piace vedere cani in vendita dietro le gabbie. Immagine molto collodiana: quei poveri boxer sembrano Pinocchio e Lucignolo, trasformati in asini e venduti in piazza.
Non si può intervenire dall'alto con decreti ufficiali che vietano ogni forma più tragressiva (ma anche più viva e gioiosa) di espressione popolare. Non ha senso cambiare le tradizioni della città per paura di non sapere governare. Gli Obej Obej non sono davvero più quelli di una volta e dobbiamo ringraziare i nostri politici che ogni giorno smantellano le più elementari formi di libertà.
Ma il cielo è sempre più blu...
sabato 5 dicembre 2009
giovedì 3 dicembre 2009
mercoledì 2 dicembre 2009
Rivolta.
Il mucchio selvaggio ovvero non serve un pensiero colto per cambiare il mondo
Pensando ad una modalità d’azione per un progetto che ho in testa con Marco, mi sono imbattuta nello studio di un movimento davvero anomalo, ma molto interessante.
Riflessioni tratte dal libro “Ribelli con stile” di Guarnaccia.
“Ci si appropria di una città fuggendo o avanzando nell’alternarsi delle cariche, molto più che giocando da bambini per le sue strade o passeggiandovi più tardi con una ragazza. Nell’ora della rivolta non si è mai soli in città.” Furio Jesi, Spartakus
L’opinione comune è che in Germania non sia mai esistita una vera opposizione al nazismo. La realtà è molto diversa. Un’opposizione durissima c’è stata ed è stata operata da alcune bande giovanili, con il gggiovane gergo contemporaneo possiamo chiamarle gang, davvero poco politically correct ma soprattutto involved.
Si tratta di giovani, anzi giovanissimi dato che avevano tra i 14 e i 17 anni, che componevano un’area di dissenso, oggi dimenticata perché non corrisponde al nostro clichè di resistenza: ferrei ideali, combattenti per nobili valori e intellettuali. Neanche il cambio di regime portò loro un riconoscimento. Per non mettere in discussione la codardia dell’opinione pubblica, la Germania non fremeva dalla voglia di dire al mondo che qualcuno un no secco lo aveva detto.
Le Wilde Clinque sono gruppi autorganizzati definiti “vagabondi, malavitosi, con simpatie anarchiche”. Sono eroi? Sono intellettuali? Sapevano quello che significavano i loro gesti? No.
Ecco il punto. Non volevano comunicare, coinvolgere, convincere. Sono solo ragazzi insofferenti alla disciplina e al modo di vivere nazista. Così decidono di opporsi nel modo più naturale possibile per un ragazzino ribelle: facendo risse e sbronzandosi… come dire Kerouac non ha inventato davvero nulla.
Da brava subcultura avevano anche un codice di vestiario: camice a quadrettoni e pantaloni larghi, vi ricorda qualcosa?
Nel 1930 esistevano 600 bande a Berlino che contavano 14.000 partecipanti, mica bruscolini. Le bande si spostavano all’interno della città senza logica, solamente per esplorarla. Un’attività sufficiente a provocare allarme sociale, visto che la stanzialità era la regola a cui aderiva ogni cittadino modello. Si rifiutavano di conformarsi alle regole comportamentali e vennero dichiarate nemiche dello stato.
Furono i primi ospiti dei campi di concentramento, ma la loro attività non cessa fino alla caduta del muro di Berlino. La Gestapo non riusciva a contrastare le loro azioni. A Vienna, gli Schlurfe, antenati dei Mod, eleganti e appassionati di belle donne, erano in grado di impedire agli hitleriani l’ingresso al Prater.
Di loro dicevano che "fumavano come un poeta ebreo da caffè, che bevevano come un coloniale inglese, che erano portatori di malattie veneree e che avevano gli stessi ideali dei ganster anglosassoni”.
Stessa storia per i membri dei pirati della stella alpina. Giovani scapestrati che riescono a sottomettere una dittatura.
In alcune città come Wuppertal, nessun membro della Hitler Jungen osava uscire da solo per strada se non voleva essere picchiato a sangue.
Colonia era la città con più Edelweiss Jungen, la polizia ne ha schedati più di 16.000, nonostante gli arresti, le torture e le persecuzioni.
Durante la fase finale del conflitto, l’azione delle bande passa da scherzi e risse a veri e propri sabotaggi. Scrivevano sui muri frasi contro il regime, rubavano armi, aiutavano i prigionieri di guerra evasi, nascondevano i disertori.
A Colonia, sei di loro (il più grande aveva 16 anni) furono impiccati e lasciati nella piazza centrale. Quando gli angloamericani arrivarono e li videro, rimasero interdetti. Non si aspettavano una resistenza così decisa.
Il marchio da criminali fu appiccicato loro addosso fino al 2005, quando sono stati finalmente riabilitati.
LE MIE CONCLUSIONI
Per reagire non servono grandi idee, grandi pensieri d’azione o intellettuali o citazioni colte o giustificazioni. Basta iniziare a vivere in modo diverso e ogni tanto comportarsi da vandali. A volte un’esasperazione giocosa vale più di processi, articoli e libri.
martedì 1 dicembre 2009
Consigli di lettura settimanali.
La mia ultima storia pubblicata in italiano!
Tutto questo e molto altro sul nuovo numero di LOOP, che potete trovare QUI
Andate e spendete i vostri bei dindini, brothers and sisters!