domenica 30 novembre 2008

venerdì 28 novembre 2008

Yael Naim live @ Rolling Sotnes, Milan




Consigliatissima, ziggy

Manu nerazzurra...


Primo giorno di lavoro: Zlatan Ibrahimovic,l 'autografo e le foto...
ce la farò a resistere fino alla fine?!?
1

Gente di una certa classe...

Il lavoro può soddisfare qualche sfizio... l'altro giorno sono andato nella sede di SKY Italia a Milano per intervistare un paio di responsabili IT...e poi... oltre a conoscere il responsabile della programmazione Porno della pay per view (ricorda molto Tinto Brass) ho visitato anche gli studi televisi e la sala di controllo programmazione... spaziale!!!
Qui sotto sono nello studio del programma di SKY sport dedicato alla Champions League... che emozione...là dove i mitici Rossi, Vialli e Caressa stuzzicano l'appetito del tifoso e dove Ilaria D'Amico stuzzica in altro modo con le sue scollature...

mercoledì 26 novembre 2008

RECINZIONI - The "100 MOVIES I CAN'T LIVE WITHOUT" List

#29 - Giù la testa

Un film di Sergio Leone. Con Rod Steiger, James Coburn, Rick Battaglia, Romolo Valli, Maria Monti. Avventura, durata 154 min. - Italia 1971.



Ribelle irlandese esperto di dinamite, emigra in Messico dove si allea con un rozzo e generoso bandito per svuotare una banca. Si ritrovano insieme a combattere con i peones di Pancho Villa e di Emiliano Zapata. Narratore di razza, S. Leone ha sfornato un melodramma antimperialista che non si prende troppo sul serio e che alterna il tono eroicomico con una liturgia solenne che qua e là si fa pesante. R. Steiger istrionico, J. Coburn sobrio, R. Valli delizioso. Leone alza il tiro. Scritto dal regista con Sergio Donati e Luciano Vincenzoni. Come nei 4 western precedenti di Leone e in C'era una volta in America, le musiche sono di Ennio Morricone e contribuirono al successo del film (quasi 2 miliardi d'incasso). Nel 1971 il musicista firmò le colonne di 20 film (di 24 nel 1972). L'edizione per il mercato di lingua inglese (Duck! You Sucker e anche A Fistful of Dynamite) dura 138 minuti. Effetti speciali di Antonio Margheriti.

RECINZIONI - The "100 MOVIES I CAN'T LIVE WITHOUT" List

#30 - Aguirre, Furore di Dio
(Aguirre, der Zorn Gottes)
Un film di Werner Herzog. Con Klaus Kinski, Helena Rojo Del Negro, Ruy Guerra, Peter Berling. Storico, b/n durata 94 min. - Germania, Messico, Perù 1972.



Nel 1560 una spedizione spagnola, guidata da Gonzalo Pizarro, fratello di Francisco, discende la Cordigliera delle Ande alla ricerca del mitico El Dorado. La giungla inestricabile la blocca. Si invia allora un pattuglione esplorativo, munito di zattere, sul fiume Urubamba al comando di Pedro de Urrua al cui fianco è l'ambizioso e spietato Lope de Aguirre. Finirà vittima della sua folle megalomania. Girato con pochi mezzi in Perú, il 5° film di W. Herzog è leggibile a 3 livelli: 1) racconto di avventure e di viaggio che ha al centro il tema di una profanazione fallita, 2) tragedia di un eroe del male (con un Kinski strepitosamente nevrotico) sui temi della ribellione e della solitudine, 3) parabola politica sull'imperialismo coloniale. Vi coabitano uno straniamento epico di timbro brechtiano e una tensione onirica, allucinata. Fotografia di Th. Mauch.

martedì 25 novembre 2008

Piazza Gramsci - Domenica 30 - Ore 12:00

Ciao!!!
Ecco l'invito per domenica 30 alle 12:00...

Andiamoci insieme è divertente!!! Per chi non ha il costume, no problem lo danno lì.

Enjoy è davvero figo.


lunedì 24 novembre 2008

UNA RAGAZZA DA 110 e più!

Allora Principessa X come si sta?! come si sta?!
Riposati,rilassati e torna tra noi che ci manchi...
E sopratutto preparati a grandi ubriacature e festeggiamenti!!!
Complimenti Gaia! Mi hai emozionato oggi...Grazie.
Un giorno da ricordare,uno dei tanti.Sempre Sempre.

Per gli assenti: il discorso di laurea di Gaia verteva su questa scultura...d'indubbia forma fallica,' Princess x' di C.Brancusi.

domenica 23 novembre 2008

Test di personalità

Annoiata dalla domenica sera,decido di farmi un test della personalità. Direte voi ' Stai messa bene!'. Ehm si, vabbhè...Questo è il risultato!Oddio che ridere! ...

Salve, il mio nome è Obama e vorrei parlare un po' di Manuela, che è la mia migliore amica.
Ella è la persona più lunatica che io conosca, anche se crede di essere estremamente solare. Manuela ha 80 anni, però vorrebbe tanto poterne avere ancora 23. Tuttavia io ammiro molto Manuela in quanto grande sostenitrice di Berlusconi. La vita di Manuela non sarebbe così ispirata senza Berlusconi. Manuela parla di Berlusconi in questi termini: "E' un uomo nuovo". Manuela vorrebbe essere femmina, purtroppo però la natura non è stata gentile con lei e l'ha creata maschietto. Come se non bastasse la mia amica Manuela lavora come avvocato, mentre il suo sogno nel cassetto è quello di lavorare come giornalista. Le cose che la mia cara amica Manuela detesta di più nella vita sono, in ordine di importanza: salute,amore,arte. Ciò che ella adora è invece scrivere. Passa giornate intere a scrivere! Manuela odia tutto ciò che ha a che fare con il colore blu: cielo,mare,puffi sono tra le cose più temute da Manuela. Rosso, quello sì che è un colore amato da Manuela! milan,fuoco,ciliegie sono le cose che più ama nella sua vita. Difetti a parte, la povera Manuela possiede sicuramente una fantasia molto sviluppata, infatti pare che ella sogni continuamente di avere almeno 10 uomini diversi nel poco tempo che le rimane a disposizione (considerati i suoi 80 anni!). Peccato solo che il suo più grande desiderio sia quello di stuprare. Nessuno è perfetto dopo tutto, e nonostante le piccole debolezze mostrate, Manuela possiede un'alta opinione di se stessa. Ecco come si descrive la nostra eroina: "E' un falso approfittatore!".
E ora una notizia bomba su Manuela. Manuela è segretamente innamorata di Berlusconi!

sabato 22 novembre 2008

venerdì 21 novembre 2008

laurea gaia

ciao a tutti, finalmente recupero me stessa, giusto in tempo, prima che mi cresca la barba e cominci a spargere polvere di gesso su tutti voi per rendervi bianche forme pure...(chi conosce il tema della mia tesi capisce)
finalmente ho un briciolo di tempo per annunciarvi il giorno della mia laurea: sarà lunedi 24 novembre, in FdP (statale), nelle aule al piano terra, proseguendo sempre dritto oltre l'aula magna, per intenderci...si inizia alle 9.30, ma io sono la settima, quindi verso le ore 12 più o meno sarà il mio turno. chi passasse da quelle parti e abbia voglia di fare un salto, mi renderà felice ovviamente, e potrebbe anche farsi due risate, dal momento che mi sentirà parlare di....un gigantesco fallo di bronzo dorato...(che poi in realtà è una principessa)
ma capisco bene che è lunedi e che siete indaffarati, e che io come al solito mi riduco sempre all'ultimo per avvisare tutti...in ogni caso, pensavo di rimandare i festeggiamenti beverecci al venerdi successivo, cosi aspettiamo diego che è fuori per lavoro.
utilizzo meltingminds per i miei proci comodi, dal momento che non ho piu un centesimo nel cellulare e non posso avvisarvi uno per uno. spero che il messaggio arrivi. ;)
un bacio singolo sulla fronte di ciascuno di voi

giovedì 20 novembre 2008

trash me ***

odio la 'glappa di losa',odio quelli che ti vedono e fanno finta di non vederti (pur di non salutarti) ,odio alzarmi con la testa rotta,odio il freddo che colpisce la panza,odio i copisti-ladri,odio le imprese che rifanno le facciate,odio finire le serate puzzando di fumo...bleah...

lunedì 17 novembre 2008

joga



State of emergency,
How beautiful to be,
State of emergency,
Is where I want to be.

Un etnologo nel metrò

"la collettività senza festa e la solitudine senza isolamento"

- Marc Augé e la metropolitana di Parigi, 1992.

domenica 16 novembre 2008

Eating ground

Era tutto così grigio dentro me e la strada in quel preciso momento era la vita. Vita è una di quelle parole che hanno un alone di vaghi significati. Vita in quel preciso momento voleva dire una sola cosa: morte. La prima a cui assistevo da protagonista. Dentro la tristezza e fuori i campi di grano.Sfumature di giallo,verde e marrone,l'azzuro del cielo e la mia infazia che fuggiva dietro a quella bava di asfalto.Aprile. C'era un signore che scrisse "Aprile è il più crudele di tutti i mesi,genera lillà dalla terra morta,mescola memoria e desiderio,desta radici sopite con pioggia di primavera".Quanto aveva ragione...
E questa era la canzone che ascoltavo nel mio lettore cd in quel preciso momento.

venerdì 14 novembre 2008

Kinski - Jesus



Finalmente ritrovato! Documento irripetibile di un'epoca irripetibile, questo Jesus Christus Erlöser (Gesù Cristo Salvatore), è la registrazione dell'unica volta in cui Klaus Kinski cercò di recitare in pubblico un suo testo sul messaggio di Gesù. Cercò, perché una parte del pubblico che il 20 novembre 1971 paga 10 marchi per ascoltarlo nella Deutschlandhalle lo contesta: uno ricco come lui non può parlare di povertà evangelica, gli gridano dalla platea; l' interprete di film dell' orrore o di spaghetti western (i capolavori con Herzog non erano ancora arrivati) non può affrontare temi così alti: chi crede di essere, Gesù Cristo? C'è chi sale sul palco per discutere in diretta. Prima seccato, poi furibondo (allontana un contestatore con un mezzo pugno), poi aggressivo (le più celebri invettive cristologiche, discorso sulla trave e la pagliuzza compreso, le rivolge ai contestatori), Kinski ricomincia la performance tre volte. Solo in scena, stringendo il microfono neanche fosse un crocifisso, vuole esaltare l' umanità di Cristo, il suo implicito valore politico («Gesù chiama le madri piangenti del Vietnam»), ma anche rivendicare un «anarchismo» che lo allontana da qualsiasi chiesa. Solo dopo mezzanotte, per il centinaio di persone rimaste, Kinski può recitare il testo fino alla fine. E Peter Geyer, che ha trovato e rimontato queste registrazioni, aggiunge in chiusura una frase dei diari dell' attore: «2000 anni fa quei farisei avevano almeno lasciato parlare Gesù prima di crocifiggerlo». 
E' la prima scena di Kinski: il mio nemico più caro, uno dei più bei documentari sul cinema e sugli uomini mai realizzato.

Segnalazioni/ Toxic asset – toxic learning.

di
Sergio Bologna
Nello spirito del ’68 – senza nostalgie nè tormentoni
(dopo un incontro all’Università di Siena, organizzato dal Centro ‘Franco Fortini’ nella Facoltà di Lettere occupata, il 6 novembre 2008)


(è il testo più lucido che ho letto finora sull'argomento, ndA)

State vivendo un’esperienza eccezionale, l’esperienza di una crisi economica che nemmeno i vostri genitori e forse nemmeno i vostri nonni hanno mai conosciuto. Un’esperienza dura, drammatica, dovete cercare di approfittarne, di cavarne insegnamenti che vi consentano di non restarvi schiacciati, travolti. Non avete chi ve ne può parlare con cognizione diretta, i vostri docenti stessi la crisi precedente, quella del 1929, l’hanno studiata sui libri, come si studia la storia della Rivoluzione Francese o della Prima Guerra Mondiale.
Ho letto che l’Ufficio di statistica del lavoro degli Stati Uniti prevede che nel 2009 un quarto dei lavoratori americani perderà il posto.
Qui da noi tira ancora un’aria da “tutto va ben, madama la marchesa”, si parla di recessione, sì, ma con un orizzonte temporale limitato, nel 2010 dovrebbe già andar meglio e la ripresa del prossimo ciclo iniziare. Spero che sia così, ma mi fido poco delle loro prognosi...

(continua su Nazione Indiana)

Kossighin.

Ripeto ancora una volta: i quotidiani online danno una visione assolutamente distorta della realtà. Spiazzanti ma superficiali. E' la logica di "Studio Aperto": raffica di notizie assolutamente scollegate tra loro, riportate con maggiore o minore visibilità soltanto in base ad una primordiale "attrattività" nei confronti del click. Tutt'altra cosa - che mai sparirà - il rituale di approfondita lettura di un giornale cartace... ma temo che la pigrizia e la taccagneria convinceranno sempre più persone a farne a meno. Pazienza.
Intanto scrive Giuseppe D'Avanzo:

Cossiga ha spiegato come distruggere l'Onda, il movimento degli studenti: "Bisogna infiltrare gli studenti con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine, mettano a ferro e fuoco le città. Dopodiché, forti del consenso popolare, le forze dell'ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano".

Cossiga (un uomo che sarebbe sciagurato considerare soltanto uno spericolato irresponsabile) dice quel che altri, nella destra di governo, pensano soltanto. Le polizie, nello "Stato governativo" preteso dalla destra, non dovrebbero più avere soltanto una funzione di mera esecuzione del diritto, ma farsi agenti attivi della sovranità del governo, muoversi in quell'area indifferenziata tra violenza e diritto che sempre definisce, nel caso d'eccezione, il comando del sovrano e il potere delle polizie.

Ora quel che si paventa per il domani è già accaduto ieri, a Genova, durante i giorni del G8. E' accaduto proprio nelle forme augurate oggi da Cossiga. Black Bloc che distruggono la città senza alcun contrasto. Black Bloc che si allontanano indisturbati mentre appare la polizia che si avventa contro i manifestanti inermi, pacifici, a braccia alzate e, nella notte, contro i 93 ospiti della scuola Diaz che si preparano al sonno o nel garage Olimpo di Bolzaneto dove vennero ancora umiliati e torturati. Con il risultato che una generazione che, per la prima volta, scopriva la dimensione politica fu consegnata alla paura, alla solitudine, alla disillusione.

Dopo sette anni, la situazione non è diversa. Il governo è lo stesso, solo più lucido, determinato e coeso intorno alla figura del leader carismatico. Nelle strade c'è un nuovo movimento di giovani che rifiuta un progetto di ordine sociale che annuncia esclusioni e differenze, che si oppone alla caduta di ogni garanzia di eguaglianza. Che cosa faranno le burocrazie dello Stato? Che cosa faranno le polizie sospinte nello spazio stretto tra la politica e il diritto, tra la violenza e la legge? Il processo di Genova ci dice che in uno Stato che si presenta come questurino c'è chi è disponibile a un'illegalità criminale quando il dissidente diventa un "nemico" da annientare.

(14 novembre 2008)

giovedì 13 novembre 2008

Battiato - Consoli "Tutto l'universo obbedisce all'amore"

HORNBREAD/ performance concerto

Giovedì 13 novembre alle ore 21.00, O’ presenta HORNBREAD, una performance con concerto
degli artisti Werner Durand (Berlino) e Victor Meertens (Melbourne). La serata fa seguito ad
una mini residenza in loco del duo, necessaria alla messa a punto di un particolare ‘rituale’
performativo.
Il pubblico della performance di Milano potrebbe trovare pane prodotto in diverse forme e in
diverse fasi di alterazione. Una strana doppia formula di pane e strumenti musicali, trasforma la
nutrizione nel rituale di una costruzione sonora; l’artista e chitarrista australiano Victor Meertens
e il musicista tedesco Werner Durand lavorano insieme periodicamente da più quindici anni.
Progetti e performances degli anni Novanta come HORNBREAD si concentrano su azioni di
preparazione e cottura del pane mentre Victor recita testi su di una particolarissima struttura
musicale fornita da Werner. Lo stile chitarristico percussivo di Victor, basato sulla just intonation si
fonde con l'esotico e sperimentale mondo sonoro di Werner fatto di bizzarri strumenti a fiato
fai-da-te e sax, in una sorta di ripetizione estatica di suoni liberati.
O' di v.Pastrengo 12 milano\ isola\ ing.libero\ h.21
[secondo voi se ci porto la mia amica di Roma,mi gonfia come una pagnotta di pane?!?!?!uffaaaaaaaaa,ma io ci voglio andareeeeeeeeee!!!!!!!!!]

mercoledì 12 novembre 2008

Il blog di foto della Statale

Foto di Federica Storaci

La condizione post-nazionale e l'epiteto razzista: il caso Carlabrunì.



Riflettevo ieri sulle ultime dichiarazioni della ex modella Carla Bruni, ora first lady all'Eliseo, a proposito della battuta di Berlusconi su Obama.
"Felice di non essere più italiana."
Aldilà della condivisibile indignazione per la figuraccia internazionale, mi chiedevo quali rischi, quali ingiustizie porta con sé una tale superficialità nell'attribuire un valore (o un disvalore, come in questo caso) ad aggettivi che di per sé non voglio dire nulla, assolutamente nulla. Mi riferisco all'idea secondo cui si possa "uscire" o "entrare" da una condizione di etichettamento a piacimento, con il solo cambio di residenza, o del passaporto. 
Soprattutto, mi chiedevo che senso abbia parlare, nel 2008, di condizione nazionale in un modo così grossolano e spietato. Quanti, nei giorni scorsi, sono scesi in piazza con le facce pitturate di nero, e quanti hanno (letteralmente) intasato la posta del NY Times per "chiedere scusa" a "nome dell'Italia"? Eppure anche loro, anche quelli che si sono indignati per l'infelice "abbronzato", si sono visti, improvvisamente, coinvolti e insieme ripudiati (implicitamente, ma ripudiati) nell'etichettamento.
 
La condizione post-nazionale riguarda tutti e probabilmente la Bruni non era più "italiana" (nel senso che intende lei) già prima di lasciare l'Italia. Così come ci sono molti iper-italiani nascosti tra il qualunquismo televisivo, con il passaporto inglese, tedesco o francesce, che hanno avuto la fortuna (o l'accortenza) di scegliere o anche semplicemente la fortuna di nascere in un paese con una storia diversa - ho detto diversa, non migliore o peggiore - della nostra. 
Ci si chiedeva su queste pagine, in tempo di elezioni: "siamo sicuri che gli italiani siano migliori del governo che li rappresenta?". 
Non so rispondere a questa domanda, così come non so rispondere alla domanda se gli americani in questi otto anni fossero migliori o peggiori del governo Bush, e così per i francesi nei confronti di Sarkozy. Ma sono sicuro che dietro un aggettivo - un'etichetta - che da solo non vuol dir nulla, ci sono delle differenze. E queste sì, che vanno avvalorate o disvalorate
Se anche una minuscola minoranza è lì a dimostrare che una differenza - una resistenza - c'è ed è viva, allora vaffanculo Carlabrunì e vaffanculo il Berlusca. "L'abbiamo/l'avete votato noi/voi", ma noi/voi chi? Accetto l'onere della rappresentanza politica, non sfuggo dalle dinamiche del potere: ma non accetto d'essere incluso in campi di etichettamento superficiali. Il mio essere post-nazionale ha ben altri pesi: posso non votare ma pagherò comunque le tasse e sarò succube di un sistema economico-legale ormai globalizzato. Mai come ora le decisioni prese dai votanti (o non votanti) americani si ripercuoteranno nella mia busta paga, nella mia istruzione. Nel mio giardino. Ma questo è un altro discorso. 
Quello che risalta agli occhi è che una condizione così intrinsecamente debole ha ben altri problemi, ma si dedica a riscattarsi giocando con la nazionalità. 
I mandati di cattura ormai sono internazionali e il professorino brigatista verrà braccato anche in Francia, dove la sorella di Carlà è pronta a soccorrerlo. Ma è proprio così che devono andare le cose? Invece di cercare il conflitto (e l'orgoglio) giocando con le facili etichette, sarebbe meglio spostarlo sulle opinioni, sulle idee, per quanto forti e violente possano essere. Il resto del gioco - reagire al nazionalismo o razzista usando gli stessi strumenti, legittimandolo - è quantomeno rischioso: la maggior parte delle volte, poi, è ingiusto.

PM

p.s.: il video non centra nulla (oppure sì?), ma è forse la cosa migliore che gli spin-doctors di Veltroni abbiano trovato negli ultimi anni.

martedì 11 novembre 2008

saviano continua


Non ho ancora deciso che genere di posizione prendere rispetto a questa iniziativa.
Abbiamo due movimenti contrastanti:

- Banalizzazione, attraverso l'iconografia pop, di un messaggio molto più complesso. Saviano non è un eroe è un uomo. Il processo di santificazione va a scapito della sua causa. Più è un eroe, più la sua impresa diventa irraggiungibile e più la lotta alla mafia viene spostata verso entità superiori.
Quello che mi irrita del discorso mediatico su di lui è l'accento posto sull'eccezionalità del suo gesto. Per carità, non dico che non bisogna dargliene merito, ma la vera lotta alla mafia parte dalla nostra quotidianità. La lotta alla mafia è non cercare scorciatoie, non chiedere favoritismi, non cercare di gabbare il sistema. La lotta alla mafia è non avere paura di dire di no e rispettare la legge anche se non si è concordi, è affermare le proprie ragioni seguendo le regole e la legge.
Non sono contraria al messaggio in se, ma mi chiedo non sarebbe meglio un altro modo?


- Sensibilizzazione: è indubbio che attiri l'attenzione. Questo genere di azioni servono a mantenere Saviano in vita, non appena la fugace attenzione mediatica nei suoi confronti scema, lui è un uomo morto.

Ora la domanda è una: può un linguaggio come lo stickering, che riprende le regole scritte e non della pubblicità (serialità, astrazione, iconizzazione) che svuotano il senso, farsi veicolo di un messaggio così importante?
La spettacolarizzazione può lanciare messaggi complessi e non intaccarne la profondità?





domenica 9 novembre 2008

Il Genio - Pop Porno



Non durerà più di un mese nella memoria colletiva, ma ha un debito enorme verso un certo "muscolo rosso" anni Ottanta. Quanti l'avranno colto?
E la cantante fa arrapare, non ci sono dubbi.

Pendulum



Weekendone elettronico:) thks a lot!

venerdì 7 novembre 2008

SANTO (QUASI) SUBITO!



Fede dobbiamo sbrigarci!!!

LOLA

Salve. Mi presento: sono Lola.
Ho vent'anni e ho la testa rapata. Ho due tette grosse come due limoni gialli.
Il mio corpo,a parte questo,non è niente di speciale. Passerei totalmente inosservata per le strade di questa città se non avessi la testa rapata come un kiwi…e se non fossi rinchiusa qua dentro.
E’ il mio primo anno di prigione. Già,è così. Sono seduta su questo materasso molle di un letto a castello che poggia su un muro freddo come il metallo d’inverno. Qua sopra c’è la mia compagna di cella: una puzzolente ragazza albanese che voleva far carriera nel mondo dei marciapiedi…Illusa!
Io ho sparato. Un solo colpo per rimanere incastrata. Eppure,per una volta,quella volta, seppi prendere una decisione…Illusa!
Ora sento che la mia pelle è sporca e pallida. Vorrei di più ma cosa poter desiderare in questa condizione, come potermi mettere alla prova?
Dicono che dovrei pensare ai miei sbagli e di essere forte. Ma io sono forte. Giorno dopo giorno guardo al di là di quelle sbarre verticali,fisse e fissate come l’eternità e vedo solo un azzurro cielo.
Ma più lo guardo più i miei occhi s’illudono di vedere una grande onda solcata dalla tavola di un surfista.
Sono forte perché ogni giorno vorrei morire,ma non posso e resisto.
Potrei incominciare a gridare fingendomi pazza. Sarebbe proprio una bella scena…La mia voce acuta che rimbomba nella cella per espandersi veloce in tutto il corridoio là fuori.
Non passerebbero più di due minuti per essere poi presa di forza da qualche stronzo secondino e per prendermi due sberle.

No, preferisco far la brava e scrivere sul muro, anche se non è consentito. Ci dicono che siamo incivili…
Ci prendono per il culo aspettando una reazione.
Provocano i nostri nervi. I nervi. Spesso sono indolenziti per questa immobilità.

Sono Lola e ho perso la libertà in un sparo. Sarei un bel personaggino per un filmetto trash.
Il mio volto sarebbe dimenticato subito. Il mio nome invece continuerebbe ad essere l’emblema della carcerata senza rimorsi.
Lola,un nome che ricorda le contrade spagnole. I più perversi potrebbero immaginarmi come una puttanella che gioca a far la bambina innocente.
No,io non so neanche più come si pronuncia la parola INNOCENZA.
Ho tagliato tutti i miei capelli per tagliare con il passato. Volevo cambiare e assumere il volto della mia esistenza…Accidenti,questa notte mi lascio andare alle confessioni.
Mi sento sola,ma sarei nella stessa identica situazione se mi trovassi tra i miei amici…Avrebbero di certo tutti paura di me,non saprebbero come rivolgersi ad una sporca assassina.

Non mi aspettavo che le cose andassero diversamente,d’altronde.
Magari,avrei gradito qualche visita di mia madre se non fosse morta per il dolore di avere una figlia in carcere.
Spesso vorrei sentire un po’ di buona musica. Qualcosa che mi faccia evadere un po’.
Buffo dire ‘evadere’ in questa situazione. Evadere come morire e vedersi il Paradiso davanti agli occhi.

Si,penso che un bel cd dei Cure non sarebbe male per vedere Dio e chiedergli che fine farò…

…Sicuramente non vedrò mai più Estebàn e non farò più colazione sul tavolo di noce di casa mia.


Buonanotte, Lola.

(Manuela Raganati)

Siamo tutti Saviano?




Riporto alcuni frammenti di discussione che ho seguito nei giorni scorsi.


Helena Janeczek: "Purtroppo dire “siamo tutti Saviano” non basta, anzi l’effetto è in parte anche contrario a quello desiderato. Perché alla fine solo Saviano è Saviano, solo Saviano è quello sotto scorta, minacciato di morte, ricusato dal parroco di un paese che non ha pronunciato nulla di simile nei confronti dei boss. E voglio ribadirlo: Saviano non è ovviamente l’unico potenziale bersaglio delle mafie e non è l’unico a vivere sotto scorta, ma è un bersaglio privilegiato proprio in quanto simbolo. Più ci si schiera dietro al suo nome, più lui diventa simbolo e come simbolo diventa unico, diventa solo. E il fatto che così pochi lo appoggiano proprio laddove dovrebbe invece essere appoggiato primariamente, non fa che accrescere la pericolosità di questo meccanismo."
(...)
I Wu Ming con spirito simile hanno lanciato lo slogan di “desavianizzare” Saviano. Carla Benedetti e Giovanni Giovanetti sul sito de “Il primo amore” propongono di “Condividere il rischio” facendo e ospitando inchieste su temi non solo legati alla criminalità organizzata..."

Giuseppe Genna: "Posso inviare mail a Saviano, posso telefonargli, posso esprimere la mia solidarietà in ogni modo - ma il fatto è che Saviano, quando denuncia questa solitudine, sta esprimendo qualcosa che in pochi comprendono, a partire dall'ex ministra Melandri, che vuole lanciare la campagna "Nessuno tocchi Saviano": gran conoscenza della retorica, nel loft PD, visto che lo slogan richiama Caino e immediatamente viene in mente che Saviano è Caino, cioè uno che ha ucciso un fratello. Ecco, qui sta la solitudine di Saviano - emblematicamente sta qui, in questa miscomprensione di ciò che sente e che, se esprime pubblicamente ciò che sente (il che è una delle condanne implicite comminategli: se parla, parla sempre pubblicamente, corrono a sentire cosa ha da dire), scatena una reazione che è quella dello spettacolo della solidarietà. Sai quanto gliene frega a un camorrista delle magliette con su scritto "Nessuno tocchi Saviano"? Questa ignoranza, questa adesione incommensurabilmente idiota allo spettacolo, questa quintessenza del Paese unificato da un'omertà consapevole (quella di chi continua a tutelare sul territorio i Casalesi, senza rendergli la vita impossibile lì, a casa loro) e un'omertà frizzantemente buona e spettacolarmente inutile, perfino lugubre in quanto già coi caratteri di ciò che è è postumo...
Di fronte a ciò: come fare sentire a Roberto Saviano che non è solo?"


A scanso di equivoci: non siamo stati noi.

giovedì 6 novembre 2008

Torino mon amour 07/11/2008

ANDATA
Partenza da Milano C.le tra le 17-18.
Arrivo a Torino P.N. tra le 19-20.

Aperitivino...
Passeggiata senza pretese per Tùrin.
Ritrovo amici torinesi( forse?!mettono già le mani avanti).
Club to Club: http://www.clubtoclub.it/08/_website/_now/ita/programma_ctc_2.htm
(meta ancora da decidersi tra Murazzi o Hiroshima).
Nottata elettronica.
Alba+Colazione.
RITORNO
Partenza dalle 6 in poi ogni mezz'ora è buona.
COSTI
Treno: dalle 16 alle 30 euro a/r.
Biglietto Club to Club: 12 con tessera arci.
Eventuali Spese annesse/connesse.
Tot.max 50 euri----

Aderenti alla proposta fin'ora: Gaia,Manu,Alice,Viola,Marta,forse Leo...e poi chiunque voglia è il benvenuto.Fate solo sapere,nel caso.

RECINZIONI - The "100 MOVIES I CAN'T LIVE WITHOUT" List

#31 - Ombre rosse
(Stagecoach)
Un film di John Ford. Con John Wayne, Thomas Mitchell, John Carradine, George Bancroft, Andy Devine, Claire Trevor, Louise Platt, Berton Churchill, Florence Lake, Donald Meek, Tim Holt, Tom Tyler. Genere Western, b/n 97 minuti. - Produzione USA 1939.



Intorno al 1880 una diligenza parte con sette passeggeri da Tonto diretta a Lordsburg, nel Nuovo Messico, attraverso un territorio occupato dagli Apaches di Geronimo. Per la strada sale Ringo, ricercato per un delitto che non ha commesso. All'arrivo dovrà vedersela con i fratelli Plummer, i veri responsabili del crimine di cui è accusato. Sceneggiato da Dudley Nichols sulla base del racconto Stage to Lordsburg di Ernest Haycox (ispirato a Boule de suif di Maupassant), è forse – almeno in Italia per due generazioni di critici e di cinefili – il western più famoso e amato di tutti i tempi. Questo “Grand Hotel” su ruote, come fu definito sul New Yorker, si presta a letture di ogni genere, come ogni classico. Ebbe 5 nomination agli Oscar e ne vinse 2: T. Mitchell come attore non protagonista e la musica, che attinge al folclore americano. Il western precedente di J. Ford è del 1926.

La mia prima volta...ahhahahah!!!!!!

Evviva Evviva Evviva!!!
Ieri ho ricevuto una grande notizia per me ( e solo dopo aver riflettuto a lungo sul ''Yes we Can'' e sul ''Now'' di Obama ) e mi piace condividerla con tutti voi perchè,chi più o chi meno, sapete quanto ci spero ma quanto sono tonta nella realtà dei fatti....

Ieri ho saputo che El Aleph,una rivista letteraria dell'università,che a me piace molto,ha deciso di pubblicare un mio racconto......Sono davvero troppo troppo troppo troppo troppo contenta perchè è la prima volta che qualcosa di mio viene pubblicato e c'è una grandissima grandissima emozione dentro me....
Un sogno che si avvera, anche se la cosa in sè da fuori può sembrare qualcosa di poco conto, vi assicuro che per me ha un significato davvero importante.

Grazie per l'attenzione,come sempre.

mercoledì 5 novembre 2008

11/9/2001 - 4/10/2008.

ERA dal settembre del '45 che il mondo intero non era sintonizzato su un così grande entusiasmo, con la medesima onda emotiva, nella stessa spasmodica attesa. Una risposta doveva arrivare da oltreoceano, e mai come ora doveva essere soltanto una. Tre anni fa - lo ricordate?- l'intero pianeta si trovò ad essere as only one, come nella canzone di Lennon, ma per un funerale infinito, incollato al televisore a sentir parlare di probabili beatificazioni, di salme, di miracoli.
Questa volta l'attesa messianica è legata ad un uomo in carne ed ossa, cresciuto un po' qui e un po' là attraverso tre continenti, di padre kenyota e madre yankee, che per tutta la vita ha studiato, studiato, studiato e ora muove masse oceaniche come non se ne vedevano, forse, dai tempi di Kennedy. Una rockstar mulatta dall'oratoria incredibile, dalla magnifica e rassicurante presenza, che rappresenta un simbolo più che una concreta speranza, certo, ma è proprio così che si chiudono (o si aprono) i cicli storici. 
L'America "imbolsita" dalla tv si ritrova a fare le code ai seggi come mai negli ultimi decenni, migliaia e migliaia di ragazzi -non fanatici!- si raccolgono al Grant Park di Chicago come per accogliere la rock star che ha venticinque anni in meno del suo contendente; che fino a qualche anno fa avrebbe potuto essere collega universitario dei loro genitori. E poi, le lacrime di Jesse Jackson, le feste scatenate in Kenya e in Indonesia (le altre "patrie succedanee" di Obama), i complimenti di Fidel Castro e di Hamas. Scene che Doisneu certamente avrebbe immortalato scegliendo baci affettuosi, commossi abbracci, mamme e bambini ai piedi di un palco, con gli occhi rigati di lacrime. I simboli contano, talvolta occorre viverli fino in fondo, e non capirne la portata non è realismo, ma patetico disincanto. 
L'Europa che ancora si svena per le teste coronate/cornificate, che sembra esportare sopratutto deprimenti visioni del mondo isolazioniste e rinunciatarie, afflitta dal calzante invecchiamento e dal crescente disimpegno dei suoi cittadini, si ritrova già a chiedere al nuovo presidente di "non deluderla". 
349 seggi contro 147. Vittoria larghissima negli stati di NY e California (62%), nella Florida di Jeb Bush, nell'Ohio di 80 cittadini su 100 dalla pelle bianca, addirittura plebiscitaria a Washington DC (93%). Percentuali così non si spiegano solo con i centinaia di milioni di dollari spesi dai Democratici per i magnifici spottoni mandati in onda ogni giorno. Ma poi li abbiamo visti davvero? (L'ultimo, quello di mezz'ora mandato in onda su tutte le reti due giorni fal, è un capolavoro stilistico e contenutistico, più simile al caldo neorealismo di Paul Haggis, Eastwood e Sean Penn che alla solita propaganda kitsch-patriottica statunitense.)
Chi ancora pensa che i simboli, le suggestioni e le emozioni non contino quanto le motivazioni economiche, le pressioni delle multinazionali e delle paure, rifletta - ancora una volta - sul destino di quel nome. Barack, che in arabo vuol dire "benedetto" (ma solo in arabo). Hussein, come il dittatore la cui impiccagione è stata pagata con la morte di centinaia di migliaia di innocenti. Infine, Obama: tremendamente, audacemente assonante - solo una lettera di differenza! - da piromane degli anni Zero, da quell'Osama che un elettore medio in Wyoming o in Idaho probabilmente ancora pensa si nasconda tra le catapecchie irachene o palestinesi.
Barack. Hussein. Obama. Di padre kenyota islamico e madre yankee. Cresciuto in tre continenti. Dalla pelle mulatta. E' in questo straordinario valore simbolico - e non solo nella fenomenale strategia comunicativa del "Our Moment is Now" - che si sono svolte le elezioni americane, calando la notte sull'11 settembre e facendo risvegliare il mondo nel nuovo decennio.

Yes We Can


E'stato eletto Obama, nuovo Presidente degli Stati Uniti d'America,chiusa quella che è stata definita 'una campagna elettorale epica,indimenticabile e irripetibile'.
Habemus primum Presidentem afroamericano della storia americana.Democratico,giovane,nuovo: ha vinto perchè incarna la scommessa che l'America si lancia per il prossimo futuro.E per il futuro dei suoi figli e dei figli dei suoi figli.Un momento importante e critico per gli Stati Uniti: la crisi economica che sta vivendo ha precedenti solo nella Grande Depressione.Il suo discorso mi è piaciuto molto,politicamente enfatico come tutti i discorsi presidenziali certo,ma così positivo e nuovo: chi mai ha parlato di gay ed etero,bianchi e neri,ricchi e poveri come una persona unica?
Chi ha mai parlato,da quella posizione, di eguaglianza e pace negli ultimi anni?
Non so,forse mi rendo conto che il suo aspetto e le sue parole,mi fanno scorgere da lontano quel signor Bobby e quel signor Martin che la stessa mano violenta d'America ha saputo portarsi via troppo presto.E forse è più un sentimento nostalgico che mi fa sperare in quello che assisto.O forse è solo l'emozione di poter esser testimoni oggi di uno di quegli eventi che sono storia prima di far la storia.La nascita di un mito? La speranza in qualcosa di nuovo?Il sollievo per la definitiva liberazione dalla politica di Bush? Tutti sappiamo che ora per Obama si apre una strada lunga e difficile e che non solo gli slogan potranno salvare l'America e il mondo.Servono fatti e coraggiosi cambiamenti,adesso.Il campo di battaglia dell'eroe nazionale è ora smisuratamente più grande: non solo tv&stampa,urne&voti,sondaggi&exit-pole,ma politica economica,politica estera,ambiente,solo per iniziare...
Quello che leggo sui giornali è esaltante: il fatto storico si è concretizzato nella netta sconfitta del candidato repubblicano John McCain.Il Partito Democratico ha anche guadagnato seggi alla Camera e al Senato, creando così una doppia maggioranza democratica a Washington sia nel potere esecutivo che in quello legislativo.E più esaltante ancora è leggere dell'entusiasmo dei sostenitori di Obama riunitisi a Chicago,Grant Park:prevale quel senso di eterogeneità e mescolanza nell'euforia per Obama,prevale in tutto quel che accade laggiù una retorica di sapore storico...'Abbiam fatto la storia,cari elettori...e la continueremo a fare insieme','Tutto è possibile','Questo è il nostro tempo e il nostro momento'...Tutto un po' alla 'Final Countdown' è vero...Ma in quel 'Yes we can' possiamo crederci un po' tutti?!
Questo l'augurio italiano:"Per noi italiani che ci sentiamo intimamente legati sul piano storico e politico, culturale e umano, al popolo americano e agli Stati Uniti d'America, questo é un grande giorno: traiamo dalla sua vittoria e dallo spirito di unità che l'accompagna nuovi motivi di speranza e di fiducia per la causa della libertà, della pace, di un più sicuro e giusto ordine mondiale"(Pres.Napolitano).

martedì 4 novembre 2008

Caetano Veloso - Covers (1967-77)


Si è capito cosa ascolto in questa notte pre-elettorale, eh?
Le cover degli album fine anni Sessanta inizio-Settanta sono inarrivabili, comunque.

lunedì 3 novembre 2008

Che fine ha fatto Carmen Sandiego?!?!?!



Per gli amanti del kitch(come me),per i nostalgici della domenica mattina su raiuno(come me e ciotti che ora si sveglia col mal di testa da Slalom) e per chi ha rubato il Duomo di Milano e lo ha piazzato su una scogliera a picco sul mare...( Carmen Sandiego...)!

domenica 2 novembre 2008

Impatto profondo.

Lo straripante ottimismo che circonda Obama mi inquieta. Da un lato non vorrei accodarmi a certi cinici di professione per i quali i simboli e la forma non contano quanto la cruda realtà che nascondono; dall'altro però vorrei vederli trionfare, certi simboli, prima di esultare anzitempo. E' anche vero, però, che mai come in questi giorni mi catapulterei in una sala biliardo dell'Ohio per respirare l'atmosfera di quelle parti. E invece passo i miei giorni a scrivere la tesi, chiuso nel mio tugurio. Poi ripenso a quand'ero appena quattordicenne, e mio padre mi aveva appena portato a vedere un orrendo filmaccio di fantascienza, nel quale un'asteroide grosso come dieci campi di calcio si stava per schiantare sulla Terra: beh, in un film di questo genere, il presidente americano era interpretato da Morgan Freeman. Un attore di colore. Il film era Deep Impact ed era appena il... 1998.
...prendetevi un minuto per riflettere e capirete la portata del voto del 4 Novembre.

"CHE stia avvenendo qualche cosa di nuovo nel paese Italia, nel paese Europa e in tutto il mondo è sotto gli occhi di tutti... Tutto è possibile anche se stento a crederlo.

Però qualche cometa in cammino c'è: tra quarantott'ore voterà l'America e forse avremo un giovane meticcio di pelle scura alla guida della più grande potenza mondiale. Incredibile ma possibile, anzi probabile. I pessimisti ad oltranza si rassicurano ripetendo che anche se ciò avvenisse nulla cambierebbe perché il potere è il potere e chi lo amministra si comporta sempre allo stesso modo da che mondo è mondo.

Il potere è il potere, questo è vero; ma non ha mai la stessa forma e lo stesso volto. Un nero alla guida degli Stati Uniti non somiglia a nessun altro inquilino tra quelli che l'hanno preceduto alla Casa Bianca se non altro per il fatto maledettamente oggettivo d'avere alle spalle un popolo che fu portato in catene nelle pianure della Florida, del Texas e del Tennessee.

Lui farà probabilmente di tutto per non vedersi così, ma gli altri è così che lo vedranno e si aspetteranno un potere che abbatta le barriere tra gli uomini di buona volontà. E lui non potrà deluderli proprio perché lui il potere lo ama."
Eugenio Scalfari, La Repubblica, 2 novembre.

sabato 1 novembre 2008

Caetano Veloso - Alegria, Alegria (1967)



Questa clip è imperdibile per diversi motivi:
Alegria, Alegria fu il primo singolo-manifesto del cosiddetto Tropicalismo, fusione ibrida tra la musica tradizionale pop brasiliana e il beatnik di marca inglese (ci sono echi persino degli Equipe 84!)
E' uno degli inni libertari del Brasile dittatoriale.
E' una delle prime e più famose apparizioni tv di Caetano Veloso - tremendamente somigliante al primo Battiato.
E' bellissimo vedere le facce degli spettatori di quella che, a tutti gli effetti, una versione sudamericana della nostra Canzonissima.